Dalle carte di Regola del 1200 all’“insofferenza” del 2000
Oggi Dellai teorizza l’"insofferenza" verso le regole. Una visione del Trentino che fa a pugni con la tradizione di misura e rispetto del territorio, propria della nostra storia.
Riportiamo dalla rivista Montagna Oggi quanto in proposito scriveva a metà degli anni ‘90 Aldo Gorfer:
"Gli Statuti e le Carte di regola dell’età comunale presidiavano, talvolta con taglio etnografico, il buon governo della comunità di valle, di pieve, di villa.
Le Carte di regola stabilivano i criteri obbligatori da seguire per la conduzione, coltivazione, conservazione, protezione dei beni comunitari quali il bosco, il pascolo, le acque, le strade. Disciplinavano le stagioni della fienagione montana, dell’alpeggio, del pascolo attorno ai villaggi, della vendemmia, del rispetto severo delle proprietà agrarie. Le sorgenti, i corsi d’acqua, i canali di derivazione erano rigorosamente tutelati in quanto bene inalienabile della comunità. Lo stesso territorio geologico era soggetto alle normative statutarie. Le stesse ville avevano facoltà di autorizzare, o meno, l’estrazione di pietre e di sabbia per la costruzione delle dimore contadine. E così avveniva per il taglio dei larici per far scandole.
L’attenzione delle carte di regola si estendeva alla raccolta delle lumache, delle erbe officinali (…)
L’intreccio di diritti e doveri comunitari si ritrova impresso nelle carte che scandivano l’attività di villaggio. Si tratta di una grande lezione di cultura, di autogoverno, di saggia manutenzione del territorio."