Come non si rilancia Pejo
E’ stato presentato all’esame della Commissione VIA il progetto 8/2003, "Piano per la razionalizzazione e il rilancio della Pejo Funivie S.p.A.". La Delegazione Trentino Alto Adige del W.W.F. presenta al riguardo le seguenti osservazioni: è essenziale anzitutto sottolineare come l’intervento proposto vada a collocarsi nel cuore del Parco Nazionale dello Stelvio in zona di straordinaria importanza ambientale e perciò oggetto di particolarissime misure di salvaguardia. Il progetto presentato si configura a sua volta come opera di massima rilevanza e di grandissimo impegno finanziario, non solo privato ma anche, e per una notevole parte, pubblico. Esso appare in grado di condizionare e predeterminare il futuro di tutta la Val di Pejo e di conseguenza del settore trentino del Parco.
L’impatto visivo ed ambientale dell’opera risulta di grande evidenza, in primo luogo per la presenza di due grandi strutture di sostegno, di rispettivamente 18 e 63 metri di altezza. Per la loro collocazione, determinata da ragioni di sicurezza, le nuove "torri" saranno visibili entro un vastissimo raggio.
Riguardo alla pista di discesa proposta, si osserva come questa sia collocata in area notoriamente esposta a rischio valanghe. Sono di conseguenza previste strutture di difesa di notevole impatto, per un’altezza tra i 5 ed i 7 metri. L’apertura della nuova pista, con le conseguenti opere di "razionalizzazione", comporterà l’eliminazione delle rocce affioranti lungo il percorso, nonché di tutte quelle che avessero ad emergere a causa del ritiro glaciale.
Di rilievo notevole si presenta l’impatto della nuova opera sulla fauna. Date le caratteristiche della pista appare inevitabile la posa in opera di un sistema di reti di protezione. Questo sarà un ostacolo insormontabile per gli animali selvatici, in particolare per gli ungulati. Non è neppure da sottovalutare, soprattutto in caso di nebbia, la pericolosità dei cavi portanti.
La nuova funivia prevede una portata di 1.000 persone-ora. E’ dunque un potente strumento di antropizzazione e di apertura al pubblico di una zona fin qui a prevalente tutela naturalistica.
La colossale iniziativa funiviaria viene giustificata con la situazione economica e finanziaria della società Pejo Funivie, definita come molto difficile, e con la necessità di allargare l’estensione del complesso sciistico. L’ampia capacità ricettiva di Pejo, che dispone di ben 7.615 posti letto, si contrapporrebbe ad una attrattiva sciistica decisamente "deficitaria", destinata a penalizzare il sistema economico della valle. Inoltre, gli investimenti effettuati dagli operatori economici della zona nell’ultimo decennio non sarebbero giustificabili con la sola stagione estiva e con la presenza del Parco.
Il "piano di rilancio" presentato prevede un volume di investimenti di ben 20 milioni di euro, corrispondenti a circa 39 miliardi di lire. E’ però noto come simili calcoli e valutazioni risultino regolarmente sottostimati. Le opere previste nel piano dovrebbero essere finanziate "quasi integralmente" con mezzi derivanti dai contributi della Provincia e dai versamenti dei soci. Per quanto riguarda gli esiti economici dell’operazione, è previsto un utile di bilancio annuo pari a circa 100.000 euro. Al riguardo, esistono in Trentino numerosi esempi di impianti funiviari cronicamente passivi, tenuti in piedi solo grazie ai ripetuti rifinanziamenti della Provincia. Data la progressiva riduzione degli appassionati di sci alpino e l’attuale evoluzione climatica, non sembra fuori luogo avanzare qualche dubbio sull’economicità e redditività dell’operazione proposta. Come sopra sottolineato, il "riassunto non tecnico" fa leva, per sostenere la necessità del rilancio, sull’eccedenza dei posti letto disponibili a Pejo. Da articoli apparsi sulla stampa abbiamo tuttavia appreso come sia in gestazione una grossa operazione speculativa, finalizzata alla costruzione di seconde case da parte di una "Masi di Pejo s.r.l.". E’ prevista la realizzazione di un villaggio turistico a Pejo Fonti, 64.416 metri cubi in 56 residences per circa 600 posti letto, da collocarsi, vedi caso, appunto in prossimità della stazione di partenza della nuova funivia. All’operazione partecipa la società impiantistica, ufficialmente per il solo comparto tre. Notizie raccolte in loco hanno confermato come questi terreni siano stati accaparrati da anni.
Il progetto non prende in esame eventuali alternative che pure la LP 28/88 prevede. Sarebbe stato interessante confrontare l’unica proposta presentata e tutti gli elementi di impatto negativi sopra elencati con un progetto di valorizzazione delle peculiarità della valle di Pejo: l’attuale preponderanza del turismo estivo non deve essere vista come un difetto nei confronti della Val di Sole ma come risultato di una capacità di attrazione dell’ambiente incontaminato. L’omologazione di Pejo alle scelte turistiche delle località vicine non farà che ridurre drasticamente questa attrattività, senza dare alcuna garanzia di un effettivo inserimento della località nel circuito sciistico principale, data la sua inevitabile perifericità. Lo studio di un investimento di pari risorse, private e pubbliche, in direzione di un turismo più sostenibile e rispettoso delle finalità istituzionali del Parco, darebbe risultati interessanti se posti a confronto con l’unica proposta avanzata.
Il "Piano di rilancio" insiste sulla situazione di Pejo e sullo svantaggio della zona di fronte alla restante parte della Val di Sole, a causa della ridotta offerta sciistica. A tale proposito notiamo come proprio la Val di Sole offra alcuni tra i più classici esempi di degrado ambientale e di turismo speculativo. Trattasi dei centri, appunto sciistici, di Folgarida, Marilleva ed in primo piano del Passo del Tonale. Tali inserimenti, di pesantezza inaudita, hanno potuto realizzarsi grazie all’appoggio finanziario e urbanistico della Provincia.
Al generale degrado (paesaggistico, ambientale e urbanistico) che contraddistingue la Val di Sole hanno potuto fin qui sottrarsi, unicamente grazie alla presenza del Parco Nazionale e alla sua azione di controllo, solamente le valli di Rabbi e appunto Pejo. Riteniamo opportuno riportare il dettato dell’art. 4 dello Statuto del Consorzio per il Parco Nazionale, che elenca le finalità dell’Istituzione. Il Parco ha il compito, nel rispetto della gestione unitaria, di perseguire le seguenti finalità:
- Protezione della natura: proteggere e conservare l’integrità degli ecosistemi e della loro dinamica naturale, nonché degli elementi naturali rappresentativi.
- Tutela del paesaggio: conservare l’armonica interazione tra natura e cultura anche attraverso una pianificazione paesaggistica e territoriale che tenga conto delle forme di sviluppo sostenibile, sostenendo l’agricoltura di montagna e le altre attività economiche compatibili.
- Fruizione turistico-sociale (collocata, significativamente, all’ultimo posto tra le finalità): favorire una fruizione ricreativa e turistico - sociale compatibile con le finalità prioritarie di tutela del Parco stesso.
Il WWF ritiene che l’operazione proposta dal piano di rilancio non sia in alcun modo conciliabile con le citate finalità. Va anche sottolineato come l’intervento sia proposto in assenza del Piano di Parco, pur in fase di avanzata elaborazione.
Per finire, il WWF ritiene necessario contestare decisamente la filosofia posta alla base del "piano di rilancio", che considera solo l’aspetto finanziario del turismo invernale e privilegia la redditività degli investimenti, immobiliari ed alberghieri, effettuati dagli operatori economici della zona. Il Parco è tenuto a perseguire altri e più civili obiettivi: in primo luogo ha il compito di tutelare, come e più di quanto abbia fatto sinora, l’integrità dell’ambiente e del paesaggio. Di tale compito esso deve rispondere non solo alla comunità locale né solo al Trentino, ma alla comunità nazionale e anche all’insieme dei paesi alpini.
E’ compito del Parco ricercare un’alternativa alla monocoltura sciistica ed alla speculazione edilizia, garantendo l’agricoltura di montagna e le altre attività economiche compatibili. Sarà quindi suo compito indirizzare ed assistere le attività economiche locali e svilupparne le potenzialità in un quadro di economia integrata e non certo contribuire ad un ulteriore sviluppo di quello che ormai in Trentino può considerarsi una forma di monopolio politicamente assistito. Il W.W.F. contesta l’affermazione per la quale la presenza del Parco Nazionale sarebbe di per sé insufficiente a garantire uno sviluppo economico durevole e un turismo in grado di assicurare il benessere delle popolazioni locali. E’ vero piuttosto che si tenta sistematicamente di ostacolare qualsiasi azione alternativa all’attuale modello turistico.
Francesco Borzaga, presidente del WWF