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Autonomia e minoranze linguistiche

Luigi Nicolussi Castellan

Il Trentino, per la sua collocazione geografica, da sempre è stata terra di incontro tra popolazioni germaniche e latine/italiche. Terra mistilingue: basti pensare che ai tempi del Concilio di Trento un quarto della popolazione del capoluogo era di lingua tedesca, come una buona percentuale di vaste aree quali gli Altipiani di Folgaria, Lavarone, Luserna, le valli di Terragnolo, Vallarsa, Valle dei Ronchi, la Valle dei Mocheni, Roncegno, l’Altipiano di Pinè, la Valle di Cembra, Garniga ecc, quale effetto dalla colonizzazione medioevale della montagna.

Il Trentino costituiva non solo un corridoio di transito tra l’Italia e l’Europa centrale, ma anche un’area di proficui scambi commerciali e culturali. Fino alla fine dell’Ottocento gli intellettuali ed i commercianti trentini erano in grande numero bilingui. Di questo millenario modello di convivenza europea, dopo gli scontri nazionalistici precedenti e seguenti la Prima Guerra Mondiale, sono rimaste poche testimonianze: documenti, cognomi e toponimi di origine tedesca, e le sopravvissute e ancora vive isole germanofone di Luserna e della Valle del Fersina.

La presenza delle minoranze linguistiche riconosciute nella Provincia di Trento (circa 9.000 ladini dolomitici, 2.276 mòcheni, 882 cimbri) non ha solo un grande valore culturale, ma costituisce anche la motivazione giuridica della speciale autonomia della quale gode la nostra Provincia, condizione che, per esempio, non è riconosciuta al Veneto, che per secoli è stato una potenza mondiale.

Primo fondamento della nostra speciale autonomia è l’Accordo di Parigi De Gasperi-Gruber del 5 settembre 1946, allegato al Trattato di Pace. Esso è finalizzato alla tutela degli "abitanti di lingua tedesca della Provincia di Bolzano e delle vicine comunità bilingue della Provincia di Trento". Alcide De Gasperi, che voleva fare qualcosa di positivo per la sua e nostra terra trentina, nei colloqui con il Ministro degli Esteri austriaco Karl Gruber, chiese che la Provincia di Trento venisse citata espressamente. A tal fine fece esplicito riferimento alle isole germanofone della Valle del Fersina e di Luserna, considerando che già da allora era previsto di riaggregare alla Provincia di Bolzano i comuni mistilingui della Bassa Atesina e dell’Alta Anaunia, come è prontamente avvenuto con il primo Statuto del 1948. Questo perché De Gasperi sapeva che, pur essendo Presidente del Consiglio dei Ministri, mai avrebbe spuntato una speciale autonomia per noi trentini se non tramite un trattato internazionale, che il Parlamento può solo accettare o respingere, ma non modificare.

E’ opportuno non dimenticare l’importanza del cosiddetto "aggancio internazionale" della nostra speciale autonomia che è garantito dalla presenza nella "Provincia di Trento" di "comunità bilingui" con "abitanti di lingua tedesca". Senza l’aggancio internazionale, il Parlamento italiano potrebbe ridurre o togliere l’autonomia al Trentino, come autorevoli esponenti dell’attuale Governo vorrebbero fare.

La giusta presa in considerazione delle esigenze vitali delle nostre minoranze linguistiche corrisponde, quindi, non solo ad un dovere di civiltà (sono numerosi i documenti di organizzazioni internazionali che riconoscono ad ogni popolo o gruppo etnico-linguistico il diritto all’esistenza, alla salvaguardia e alla valorizzazione della propria lingua, cultura ed identità), ma anche ad un concreto interesse di tutta la comunità trentina. Se malauguratamente un domani le comunità germanofone dei mòcheni e dei cimbri non ci fossero più, la nostra autonomia trentina correrebbe maggiori rischi, avendo perso il pur fragile "aggancio internazionale".

Ricordiamo che il Parlamento austriaco, su richiesta mia e dei sindaci mòcheni, nell’approvare il 5 giugno 1992 la "Quietanza liberatoria" con la quale chiudeva la vertenza contro l’Italia davanti all’ONU, ci prese in considerazione. Nel punto 10 del dispositivo sono citati i ladini ed inoltre è scritto: "Il Governo Federale viene invitato ad attivarsi affinché alle isole linguistiche germanofone della Provincia Autonoma di Trento vengano riconosciuti i diritti che l’Accordo di Parigi… prevede per questi Comuni". Da notare che nel dispositivo la Provincia di Trento è citata unicamente nella frase sopra riportata e che il Parlamento Italiano e l’ONU hanno preso atto della predetta quietanza liberatoria, documento quindi di valore internazionale.

Successivamente, su proposta del Consiglio regionale e dei parlamentari dell’Ulivo e della SVP, il Parlamento italiano approvò, a grande maggioranza, la Legge Costituzionale n. 2 del 2001, che prescrive alla Provincia Autonoma di Trento l’obbligo di corrispondere in modo adeguato alle esigenze di sviluppo culturale, sociale ed economico delle popolazioni ladine, mochena e cimbra.

Politicamente è significativo che nel giugno 2002 alle celebrazioni del decimo Anniversario dal rilascio delle quietanza liberatoria, la Ministra degli Esteri austriaca Ferrero-Waldner, oltre ad una folta delegazione sudtirolese, abbia invitato i Presidenti della Regione, della Provincia di Trento, il parlamentare ladino On. Detomas ed il sottoscritto sindaco di Luserna, promotore della richiesta di riconoscimento giuridico delle comunità germanofone trentine.

Le comunità germanofone dei mòcheni e dei cimbri vivono un periodo non facile, in quanto risentono fortemente della pressione culturale della lingua e cultura italiana dominante che tende a tutto uniformare ed appiattire (questo processo è purtroppo subìto anche dai dialetti trentini). Inoltre, a causa della posizione geografica e della conformazione orografica del loro territorio, vivono, come altri comuni periferici del Trentino, i problemi dell’insufficiente sviluppo economico, che ha costretto molti abitanti ad emigrare, all’estero o nei centri del fondovalle. Ma una comunità di lingua minoritaria non può resistere a lungo se il nucleo centrale perde i giovani. Ecco perché è necessario dare corso a patti di sviluppo integrato, che tengano conto delle esigenze culturali, ma anche del bisogno di sviluppo sociale ed economico, affinché gli abitanti possano rimanere e tornare nel loro territorio di storico insediamento.

Le comunità di lingua minoritaria, oltre ad essere elemento di garanzia internazionalmente riconosciuta per la nostra speciale Autonomia, possono contribuire anche a rilanciare lo storico ruolo del Trentino di cerniera tra le popolazioni di cultura e lingua italiana e tedesca. Luserna, nel suo piccolo, già da qualche anno sperimenta questo ruolo promuovendo incontri, visite guidate, convegni, mostre, pubblicazioni in entrambi le lingue.

Il Trentino, a mio parere, avrebbe tutto da guadagnare se riprendesse la sua antica tradizione, che corrisponde ad un’esigenza moderna sempre più sentita, di promuovere il dialogo e una proficua collaborazione tra l’area italiana e quella tedesca e centroeuropea.

I campi di comune interesse e di possibile collaborazione sono innumerevoli. Confido che il Trentino voglia rilanciare questo suo specifico ruolo.

Luigi Nicolussi Castellan, sindaco di Luserna

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