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Difendiamoci dai “Beni Culturali”!

Aldo Miorelli

Finalmente l’amministrazione comunale di Nago-Torbole è riuscita là dove non era arrivato il buon senso. Il portale sulla Strada Granda, eretto nel 1770, l’ultimo e l’unico esemplare rimasto, è stato demolito per essere "restaurato". Ora il marciapiede è percorribile intieramente. Lo stesso risultato lo si poteva ottenere senza alcuna spesa: bastava semplicemente togliere il cancello del portale (senza considerare il fatto che il cancello tenuto chiuso ha creato, per mesi, una voluta situazione di pericolo per i pedoni costretti a scendere dal marciapiede per proseguire il loro cammino).

Il maggior responsabile del fatto è l’architetto Sandro Flaim, dirigente della Soprintendenza per i Beni architettonici, che ha permesso la demolizione di un manufatto tutelato il quale, a parte qualche inevitabile segno del tempo, aveva conservato per oltre due secoli, anche per opera dell’intelligenza umana, la sua integrità resistendo a guerre e a terremoti. Oltretutto era ancora leggibilissimo il rapporto tra portale e l’ambiente circostante. Al di là del danno apportato al patrimonio storico e culturale della comunità, al di là della inutile duplice spesa, non c’è che da ammirare la "novità" in fatto di restauri.

La demolizione dell’antico portale non era suffragata da alcun valido e fondato motivo. Nella "Relazione tecnico illustrativa (14 ottobre 2003), redatta per giustificarne la demolizione, si asseriva che il portale doveva essere tolto "per non pregiudicare la viabilità e visibilità sia dei pedoni che degli automezzi". Di quali pedoni, di quali automezzi, se, conforme il progetto, il marciapiede doveva inglobare totalmente il sedime del portale? Che fine ha fatto, poi, la soglia su cui insistevano i piedritti del portale?

Il comportamento dei responsabili per la tutela del patrimonio storico e documentario lascia sconcertati e non da oggi. Non voglio, tuttavia, ricordare la sparizione, avvenuta nel 1997, del bellissimo selciato secentesco antistante la chiesa di S. Andrea (completato nell’inverno del 1749 con semplici intarsi geometrici bicromatici); trascuro il giudizio espresso dall’architetto Flaim a proposito dell’Oliveto di Goethe: "I muri di sostegno dei terrazzamenti per la coltivazione dell’olivo sono diffusissimi nell’ambito del Basso Sarca e non costituiscono oggetto di interesse storico-artistico" (e dove lo mettiamo il loro valore storico e demo-etno-antropologico?), oliveto salvato con competenza dal Servizio Urbanistica e tutela del Paesaggio.

Con queste premesse, che succederà all’antico cimitero di Nago, soggetto anch’esso a vincolo, da dove, con l’ausilio della ruspa, sono state strappate dalla loro dimora, con urgenza (!), le salme (tuttora orrendamente accatastate in un locale del nuovo cimitero) per trasformare l’area sacra in un parcheggio previsto dal piano regolatore? È noto che "sull’area del cimitero non si possono introdurre modificazioni ambientali" poiché, conforme il decreto del Ministro della Pubblica istruzione del 15 marzo 1959, è necessario "evitare che sia danneggiata la prospettiva o che siano alterate le condizioni di ambiente e di decoro del complesso monumentale costituito dalla Chiesa di S. Rocco". Quando l’architetto Flaim, come Commissario ad acta del piano regolatore di Nago-Torbole nel 1999, sancisce, pur in presenza del vincolo, la distruzione del cimitero, si sente in conflitto con l’architetto Flaim, sovrintendente preposto alla tutela dei beni architettonici di Nago e Torbole?

L’amministrazione comunale, poi, sa che fine abbiano fatto le antiche fotografie tolte da numerose lapidi? Sono state staccate dai proprietari? Sono andate ad incrementare un fiorente mercato d’antiquariato, magari all’insaputa dei parenti dei defunti, o sono tuttora disponibili per essere acquisite dal comune come bene prezioso per la comunità?