I falsi moralisti
Il film di Mel Gibson "La Passione di Cristo" sta suscitando molte polemiche. Ciò che colpisce, nei commenti pubblicati sui giornali, è la critica ricorrente che viene fatta alla violenza del film. Si tratta, secondo me, in molti casi, di una critica non sincera e spesso dettata dai pregiudizi. Ma dove erano i moralisti anti-Passione quando certi cantanti di rock satanico venivano a suonare in Italia con i loro show aggressivi e blasfemi? Dov’erano quando centinaia di film sanguinari e violenti riempivano gli schermi dei nostri cinema? E perché questi improvvisati difensori della purezza e del buon gusto non dicono nulla quando la pornografia (quella vera!) invade le edicole?
Mi permetto di manifestare un sospetto. "La Passione" suscita tante polemiche, semplicemente, perché è un film che parla di Gesù. E questo dà fastidio. L’ondata di moralismo anti-Passione è, in realtà, solo ipocrisia. Se davvero vogliamo preoccuparci della violenza, facciamolo per quella violenza stupida, commerciale e gratuita che viene proposta ai giovani attraverso i media più disparati: da certi video musicali a certi videogiochi, da alcuni fumetti a certi cartoni animati.
Tutto ciò è il segnale di un pericoloso rovesciamento culturale. E’ una metafora dei nostri tempi. Viviamo, sempre di più, in un mondo "al contrario", dove la morte e la violenza, invece di impaurire, diventano elementi d’attrazione. Pensiamo ai tanti film che hanno per protagonisti mostri, demoni e maniaci assassini. Propongono una serie di omicidi senza fine, nelle forme più orribili e brutali. L’aspetto più inquietante di queste pellicole è che il male non viene mai sconfitto definitivamente. Alla fine di ogni storia, riaffiora sempre. Il maniaco assassino viene ucciso in ogni film. Ma alla fine, risorge ed è pronto ad uccidere di nuovo. Tornerà nel film successivo e continuerà a colpire, in una spirale di violenza senza fine.
Il messaggio lanciato ai giovani da tali film è profondamente pessimista. Spinge a credere che il male non si possa sconfiggere una volta per tutte. L’idea della continua "resurrezione" dell’assassino (e quindi, del male) sembra voler prendere il posto dell’unica e vera resurrezione, quella annunciata da Gesù. Sembra voler rappresentare la vittoria del pessimismo sull’ottimismo del Vangelo.
Ho citato questo esempio tra i tanti per mettere in luce il falso moralismo dei critici anti-Passione, urlanti contro Mel Gibson e colpevolmente silenziosi di fronte a film sanguinari, rock satanico e programmi Tv-spazzatura.
Un po’ di coerenza in più, a volte, sarebbe utile.