Questa non è una crocifissione
La "Passione di Cristo" di Mel Gibson non è un film che riusciamo a prendere sul serio. Nonostante il grande successo di botteghino e le aspre polemiche, sostanzialmente immotivate.
Pensieri sparsi a proposito de "La passione di Cristo" e dei pessimi rapporti tra cinema e testi sacri.
1. Sul modello del quadro di Magritte "Questa non è una pipa", sarebbe bello se ogni tanto comparisse in sovrimpressione la scritta "Questa non è una crocifissione".
2. Non sarebbe male neanche vedere il film preceduto da una cartello che dicesse: "Ogni riferimento a fatti o persone realmente esistenti è puramente casuale".
3. La flagellazione è collocata a metà film, subito dopo l’intervallo per il rifornimento di pop-corn. Una scudisciata, una manata di pop-corn in bocca, denti che masticano, un’altra scudisciata.
4. Le volte che compare in scena Giuda molti spettatori borbottano.
5. Tra il distacco cinico dei mangiatori di pop-corn e la partecipazione emotiva di chi ce l’ha con Giuda non c’è contraddizione.
6. Viviamo in un mondo in cui sapere che quel che spacciano per vero è invece finto non pregiudica il godimento dello spettacolo e il processo di identificazione.
7. Quando si fa un film sulla Bibbia, più si tenta di essere fedeli al testo, più si finisce per tradirlo.
8. Mel Gibson col Nuovo Testamento ha lo stesso rapporto di quei mariti innamoratissimi e ossessionati dalla fedeltà della moglie, alla quale finiscono per rendere impossibile la vita nell’ansia di controllarla e di starle vicino.
9. La ricerca del verosimile genera mostri.
10. Quando il cinema vuol fare un buon servizio al primo libro mai stampato, è meglio, più che partire dalla Bibbia, arrivarci.
11. Negli USA "La passione di Cristo" è attualmente all’ottavo posto nella classifica dei film più visti di tutti i tempi, ma prevedono che riuscirà a scalzare l’Uomo Ragno dal quinto posto.
12. Pare che il Papa abbia detto: "Racconta quel che è stato". Se persino il Papa sente l’esigenza di veder confermata la sua visione di quei fatti attraverso una "accurata" ricostruzione per immagini siamo messi male.
13. Per il cattolico tradizionalista questo può essere il film della vita. Al catechismo se lo dovranno sorbire per decenni.
14. Le catechiste lo introdurranno dicendo: "E’ molto violento, ma racconta quel che è stato".
15. Uno che non è abituato a vedere i film "gore" (cioè gli horror più sanguinolenti) può trovare il film molto "nuovo".
16. Uno che è abituato a vedere i film "gore" (che di fondo sono sempre ironici) corre il grosso rischio di sorridere di fronte a scene di cui a pensarci bene non bisognerebbe sorridere.
17. Il ladrone che prende in giro Gesù si vede arrivare dall’alto un corvaccio che gli si posa sulla croce. Il corvaccio si accanisce sull’occhio sinistro del ladrone per una decina di secondi. Il regista ci vuole in questo modo comunicare che non conviene prendere in giro Gesù.
18. A tutt’oggi, non sono state ancora rinvenute riprese audiovisive su come siano andati i fatti in Galilea.
19. Analizzare uno per uno gli errori storici e teologici del film non è un buon modo di utilizzare il proprio tempo.
20. Un’altra possibilità carina sarebbe quella di inserire ogni tanto dei cartelli "Non provate a fare questo a casa".
21. Roberto Nepoti, su Repubblica, ha già detto che l’ultima inquadratura (la resurrezione) sembra far presagire un "Cristo 2 La Vendetta".
22. Alberto Crespi su L’Unità ha scritto che il latino dei legionari ("Credere non possum! Resistentia eius incredibilis!") produce un fortissimo effetto Asterix.
23. Nessuno ha ricordato a Mel Gibson che il ralenti è il modo più banale possibile per fermare l’attenzione e segnalare un momento importante.
24. Ne "La montagna sacra" di Alejandro Jodorowsky, un povero cristo trovato per strada viene usato come calco per produrre centinaia di crocifissi da mettere in vendita. Lì però il povero cristo si incazza e rompe tutto.
25. Prima del film è stata proiettata la pubblicità del pene che parla con il suo proprietario perché gli compri una determinata marca di preservativi.
26. Più che antisemita è un film lombrosiano.
27. Sui titoli di coda è partito l’applauso.