Scuola a tempo pieno e disinformazione
Il Presidente del Consiglio, il Ministro dell’istruzione e gran parte dei nostri politici locali non perdono occasione per affermare che attorno alla legge Moratti sono state costruite un sacco di menzogne a partire dalla "leggenda metropolitana" della cancellazione del tempo pieno.
Il Presidente del Consiglio in una intervista rassicurava gli italiani affermando che saranno garantite le 40 ore di scuola settimanali per… andare incontro ai bisogni delle famiglie, che tradotto in parole povere significa avere garantita la custodia dei nostri figli mentre siamo al lavoro.
Ma a queste persone non sorge il dubbio che oltre a far fronte ai normali bisogni, le famiglie desiderano anche una scuola di qualità? Vediamo quindi cosa significano le parole "tempo pieno", andando a scavare alle origini di questa organizzazione scolastica che interessa i cinque anni di scuola elementare.
In primo luogo "tempo pieno" non significa solo presenza a scuola degli alunni per 40 ore alla settimana, ma si realizza attraverso due insegnanti per classe che lavorano assieme con alcune ore di compresenza. Grazie al "tempo pieno" è stato possibile lavorare con tempi più distesi nel rispetto dei ritmi di apprendimento di ciascun ragazzo, lavorare sulla socializzazione tra i bambini, realizzare gruppi classe più uniti in grado di abbattere le barriere personali e sociali.
Tra l’altro, un motivo di preoccupazione da parte dei genitori è l’introduzione dell’insegnante prevalente che dovrebbe occuparsi della programmazione, coordinare gli insegnanti che dovrebbero gestire le attività pomeridiane di laboratorio, tenere i rapporti con le famiglie e compilare il famigerato portfolio. Ogni insegnante elementare negli ultimi 20 anni si è specializzato nell’insegnamento di un gruppo ristretto di materie e questo è stato uno degli investimenti di denaro pubblico che ha portato i suoi frutti migliori, e infatti ci troviamo di fronte a un corpo insegnante preparato. La scuola elementare italiana in base alla ricerca IEA-PIRLS del 1991 rinnovata nel 2001 viene collocata ampiamente sopra la media internazionale.
Prevedere un insegnante prevalente (un tutor!) facendo venire meno la contitolarità, la corresponsabilità e il confronto, penalizza la qualità della scuola e rischia di demotivare parte del corpo docente, soprattutto coloro che si troveranno a rivestire un ruolo secondario.
In tutto ciò non siamo mossi da una logica sindacale, ma dal semplice dubbio che una persona non valorizzata non avrà la serenità e l’energia sufficiente per rapportarsi positivamente ai bambini.
Infine ridisegnare l’organizzazione della scuola senza considerare gli addetti ai lavori è, secondo noi, non solo poco efficace, ma anche poco democratico.
Per un futuro scritto a più voci l’11 marzo alle ore 20.30 presso la sala polifunzionale (Centro ITEA di Ravina) ci confronteremo sul tema "Quale progettualità per la scuola pubblica trentina?" con l’Assessore provinciale all’istruzione Tiziano Salvaterra. Interverranno Silvano Bert, autore del libro "L’aula e la città" e Alessandro Moltrer per il Forum permanente sulla scuola.
Genitori e insegnanti sono cordialmente invitati. Chi desidera fare un intervento può compilare l’apposito modulo scaricandolo dal sito www.vivoscuola.it/us/forum.sullascuola ed inviarlo all’indirizzo e-mail: forum.sullascuola@vivoscuola.it