Ma che tristezza tutti quegli studenti rimasti fuori!
Fino al giorno prima, l’Ateneo aveva fatto sapere che la cerimonia era aperta a tutti fino ad esaurimento dei posti, e tuttavia, quando sono arrivato al teatro, trovo un amico venuto da Verona che mi dice che lui non l’hanno fatto entrare. Io, in quanto rappresentante degli studenti, il posto lo avevo riservato, ma tutti gli altri ragazzi, al pari del mio amico, sono rimasti fuori dal teatro a metà tra il deluso e l’arrabbiato. Alcuni sono lì dalle 9 (con due ore di anticipo sull’inizio della cerimonia), eppure non c’è stato verso di entrare neanche per loro.
Nel vergognarmi un po’ per il mio ruolo che mi ha permesso di passare comunque, entro in teatro immaginando di trovarmi davanti ad un tutto esaurito. Invece mi sbaglio: davanti a me ci sono due interi ordini di posti deserti. E allora? Scopro che, in barba a quanto era stato annunciato, per motivi di sicurezza non hanno fatto entrare nessuno, se non coloro che avevano preventivamente ricevuto il pass: ovvero i docenti, il personale dell’Università, pochissimi studenti (i rappresentanti come me ed i ragazzi della Scuola di Studi Internazionali, promotrice dell’iniziativa) e molti, moltissimi tra politici ed autorità.
Il giorno successivo l’Adige farà un elenco puntuale: Letizia De Torre, Lorenzo Dellai, Luigi Bressan, Alberto Pacher, Dario Pallaoro, Franz Pahl, Innocenzo Cipolletta, Michele Mazza, Tonini, Santini, Betta, Froner, Boato, Molinari e Bezzi, Magnani, Pradi, Andreolli, Berasi, Cogo, Salvatori, Mellarini, Bressanini, Panetta, Maestri, Pompermaier, Pegoretti, Robol, Plotegher, Valduga, Sala, Viola, Giovanazzi, Dominici, Turella, Zorzi, Mosconi, Carli, Lenzi, Bertolini, Malossini, Bassetti, Parolari, Pinter, Barbacovi, Viganò, Chiocchetti. Mi fermo qui, ma i nomi potrebbero continuare ancora a lungo. Quelli degli studenti, invece, si possono contare sulle dita di due mani; d’altronde l’età media è ben al di sopra dei cinquant’anni.
Ma come: non dovremmo essere all’Università? E i giovani dove li abbiamo lasciati?
Alcuni sono fuori, a godersi la cerimonia su un maxischermo, con il freddo e l’audio disturbato. Altri hanno deciso di tornarsene a casa o di andare in biblioteca a studiare, anche se per un giorno sarebbe stato bello abbandonare i libri per vedere e sentire una lectio magistralis del Presidente della Repubblica: un modo forse migliore di altri per imparare qualcosa di nuovo e ricondurre le proprie conoscenze alle parole di uno dei protagonisti di quelle vicende studiate. Ma forse l’idea di Università che ha in mente chi ha organizzato la cerimonia è quella di un’istituzione che per gli studenti, alle conoscenze del reale privilegia l’empireo dei libri e delle biblioteche: il resto, evidentemente, ai politici.