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Famiglie e tempo pieno

Lucia Sicheri

Siamo un gruppo di famiglie dell’Argentario profondamente amareggiate, ferite ed arrabbiate perché la legge Salvaterra (L.P. n.5/2006), prevedendo l’obbligatorietà anche delle ore opzionali in nome di un nuovo ruolo educativo delle istituzioni scolastiche, livella di fatto il monte ore scolastico tra una scuola elementare a tempo pieno e una a tempo normale. 

Siamo preoccupate per questa invasione di campo e rivendichiamo la nostra libertà di educare nei modi e nei tempi che noi genitori riteniamo più adeguati.  

Solo lasciando le attività opzionali facoltative  il sistema scolastico diventa realmente diversificato e flessibile e dunque in grado di servire al meglio un numero maggiore di famiglie. Se il  sistema scolastico  invece di porsi in un rapporto paritario con le famiglie tende a sostituirsi ad esse, il rischio è che gli sforzi di entrambi invece di creare attive sinergie finiscano alla fine per contrapporsi a spese dei bambini e dunque dell’intera società.

Noi famiglie vogliamo essere considerate risorse attive e non meri obiettivi di azioni o fruitori di servizi, perché noi siamo gli attori sociali più forti rispetto al complesso compito educativo e chiediamo di poter partecipare attivamente e liberamente a scelte reali. Se la scuola ha deciso di  valorizzare il proprio ruolo educativo ben venga, ma ciò non deve avvenire a spese del ruolo delle famiglie: i genitori devono avere il tempo per comunicare, soprattutto comunicare serenamente, con i propri figli e non limitarsi a un piccolo ritaglio di poche ore quotidiane al termine di una dura giornata, ed i figli devono avere il tempo per metabolizzare il loro vissuto. 

Non è certo obbligando il bambino ad un convivenza forzata e prolungata che si insegna al bambino la socialità e la convivenza. La crescita emotiva di un bambino necessita soprattutto di spazio e di tempo per assimilare nozioni e relazioni. Non esistono scorciatoie per formare persone oggi e cittadini consapevoli e responsabili domani. Se il tempo scuola non riconosce queste necessità primarie del bambino, il bambino si traduce in un mero prodotto scolastico.

Questo è quanto contestiamo alla legge Salvaterra: non può essere la mano pubblica a decidere cosa-come-quanto per i nostri figli: non sono tutti uguali. Non siamo tutti uguali. Noi famiglie rivendichiamo tempo per educare i nostri bambini (lo stesso tempo che l’impianto Salvaterra ci toglie per rendere la scuola più adatta ad educare): più tempo da trascorrere a scuola per un bambino significa meno tempo per se stesso, maggiore stanchezza fisica ed emotiva e minor libertà di scelta tra attività extrascolastiche. 

L’assurdo è la totale mancanza di una motivazione: prima esisteva il tempo pieno per chi ne aveva la necessità e il tempo normale per gli altri, ora... Le famiglie sono una risorsa che a quanto pare il governo provinciale ha deciso di non utilizzare.   

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