I popolari e l’energia
Silurato, temporaneamente, il piano di sviluppo energetico municipale
“Prossimamente spero di poter riferire sul dibattito (e voto finale)... sul nuovo piano di sviluppo energetico municipale”, avevo scritto in aprile. Ohibò, non avevo previsto le capacità dei popolari, vecchi e nuovi, di silurare progetti per un futuro sostenibile. Il piano venne sì presentato in Consiglio, e anche discusso, ma fuori dal regolamentare ordine del giorno, e dunque senza un voto. Il quale è stato rimandato a data da definire. Dalla sindaca, che ha deciso che i tempi non sono ancora maturi. E che stiamo aspettando? Che il prezzo del greggio tocchi quota 200?
Anni fa - molto prima di Fukushima, ma prima anche del disastro BP nel Golfo di Messico - tre consiglieri (verdi, della lista civica-popolare “Per Innsbruck” e socialdemocratici) avevano avviato il progetto interpartitico di un piano energetico per ridurre la dipendenza dagli idrocarburi. Il Consiglio aveva deciso all’unanimità le strutture necessarie e i fondi per mettere al lavoro anche degli esperti. Dopo una notevole mole di lavoro e lunghe discussioni, all’inizio di quest’anno una prima stesura finale del piano era pronta. Il gruppo di lavoro, formato sia dagli assessori competenti che da consiglieri della maggioranza a dell’opposizione verde, aveva saggiamente deciso di non includervi le politiche del traffico, sulle quali un consenso era irraggiungibile. Meglio concentrarsi su un terreno meno minato e costruire l’accordo su misure pratiche in tema di riscaldamento, sia industriale che civile. Ma visto che per la produzione di elettricità, il governo regionale stava per stendere un piano, anche questo settore non entrava nell’ambito delle misure proposte.
Ci si concentrava dunque sulla scoperta dell’acqua calda. Il che, in una città di 130.000 abitanti, è un settore impressionante. Stiamo bruciando tonnellate di carbone, greggio e gas per non restare al freddo, ed anche per processi di produzione delle merci: 1.857,6 GWh/a (più del doppio di tutto il consumo di energia elettrica), emettendo quindi 405.000 mila tonnellate di CO2 - mentre appena 895 GWh/a provengono da fonti rinnovabili.
Che fare? Ovviamente ridurre il consumo ed aumentare la produzione delle rinnovabili. Uno scenario ideale di autarchia energetica sarebbe bello, ma anche impossibile in tempi brevi. Lo scenario scelto del gruppo di lavoro mira dunque, per il medio termine, fino al 2025, ad una riduzione del consumo totale (mediante l’aumento dell’efficienza), ad una riduzione degli idrocarburi del 44%, e ad un aumento delle rinnovabili del 27%; queste ultime sorpasserebbero il 50% della produzione totale di calore.
In base a stime realistiche sulle possibilità di realizzare il potenziale teorico di diverse fonti rinnovabili (dal solare alle geotermia), e dei costi per GWh realizzato, si arriva a investimenti complessivi di 1 miliardo circa, fino al 2025, - finanziati dal comune, dal settore edilizio e da altri comparti dell’economia. Il comune dovrebbe sborsare - per investimenti e sovvenzioni per indurre il settore privato ad investire - fino al 2% del bilancio annuale.
Risparmieremmo, però più di 100 milioni all’anno, che altrimenti dovremmo pagare a Putin ed agli Emirati e creeremmo 1600 nuovi posti di lavoro intelligenti e sicuri (il che vuol dire anche 1,4 milioni annui di tasse municipali), per non parlare dell’aumento di qualità dell’edilizia, del risparmio sui costi degli appartamenti, della migliore qualità della vita, e della salvaguardia del clima. Un affare, insomma.
Perfino il collega della lista della sindaca, che era fra i primi firmatari dell’iniziativa, è caduto dalle nuvole quando il vicesindaco dei popolari tradizionali e la stessa sindaca Oppitz-Plörer (taciturni durante i mesi della stesura finale) hanno annunciato che si sarebbero opposti ad un voto “prematuro”. Prematuro un corno, visto lo stato delle cose nel mondo.
Ma non possiamo “pregiudicare” futuri consigli, il bilancio preventivo va votato anno per anno - sentenzia la sindaca. Meglio pregiudicare il bilancio commerciale per un altro decennio.
Il problema pare, sia un altro: i popolari cittadini vogliono includere nel piano energetico una costruenda centrale idroelettrica della municipalizzata IKB in una zona protetta, non consentita secondo i nuovi criteri votati dal Consiglio provinciale. Questa benedetta centrale ovviamente non c’entra nulla col settore del calore, ma è al centro di uno scontro micidiale fra diverse cordate nel partito provinciale. Con il capitano e gli industriali contro gli agrari, la sindaca si è cimentata per la centrale. Costi quel che costi. Ai cittadini.