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Cina: arrivano i Nostri!

Fate conto che l’Esercito della Salvezza di New Orleans sborsi una bella somma per creare un centro di ritrovo giovanile a Quarto Oggiaro. Bizzarro - no? - e anche discutibile, finché qua e là nel mondo si muore di fame e nella stessa Louisiana molti sfollati dell’uragano Katrina sono ancora senza casa. Non molto diversa ci sembra la storia dei 300.000 euro stanziati dal Servizio emigrazione e solidarietà della Provincia “per creare uno spazio di aggregazione, ascolto-accoglienza e ristoro... per giovani a rischio di esclusione sociale ad Hangzhou, la città dove nel 1661 morì il gesuita trentino Martino Martini”. Più in generale, lo scopo è quello di “sostenere la cultura della solidarietà promuovendo la pace, i diritti umani, il multiculturalismo, la valorizzazione delle diversità, la cooperazione e la convivenza tra i popoli”. Tante splendide cose dalle quali un progressista potrebbe sentirsi moralmente ricattato. “Non sarai mica contrario? - dovremmo temere di sentirci dire - Che fai, ragioni come un leghista?”

No, accidenti! Proprio perché a certe tematiche ci teniamo, vorremmo evitare che solidarietà e cooperazione venissero diffamate da iniziative del genere, e che alla fine l’indignazione - testimoniata da numerose lettere ai giornali - gettasse il bambino insieme all’acqua sporca.

La nostra perplessità aumenta quando leggiamo sull’Adige che la signorina Yutang, studentessa a Trento ma originaria proprio di quella città, “quando ha letto la notizia... si è messa a ridere. E non smetteva più... ‘Ma come - ha detto - date soldi alla città più ricca della Cina’?” Certo, anche nelle metropoli più opulente (e anche in Italia) ci sono sacche di miseria, e può pure darsi - come ipotizza qualcuno - che Yutang sia una privilegiata incapace di vedere quello che i sagaci funzionari della Pat hanno scoperto. Ma di certo, come ricorda Sandro Schmid, rispetto a mille altre emergenze, questa “non è una priorità”. E quindi “spacciare questo progetto come ‘solidarietà internazionale’ finisce per svilire l’insieme di queste attività”. Tanto più che -ci ricorda il cronista, “nel 2009, su 135 progetti finanziati, solo 3 (in Mozambico, Laos e Albania) hanno ricevuto un contributo più alto”.

A confermare l’impresentabilità dell’operazione ci sono le vacue argomentazioni dei sostenitori. A cominciare dall’assessora Lia Beltrami, che prima mette le mani avanti precisando che “questo progetto non l’ho seguito di persona. Io ricevo le carte dagli uffici”, poi si lancia a più riprese in panegirici della solidarietà (condivisibili, ma che nulla c’entrano con la discussione in corso), e infine conclude che “se i salesiani (coinvolti nell’impresa, n.d.r.) si espongono a sostenere questo progetto, avranno le loro buone ragioni”. Qualcuno può spiegarcele?

Un altro difensore dei 300.000 euro divaga in maniera analoga: prima di giungere all’assegnazione del contributo - ci spiega - ogni progetto segue un iter rigoroso; e poi, come negare l’importanza del lavoro dei salesiani? E soprattutto, mica è possibile stilare “una classifica delle povertà”, come qualcuno sembra pretendere.

Sarà; io credo invece che occorra chiedersi se il nostro aiuto serva di più a chi non ha da mangiare o a chi, non potendo disporre di cinema o campi sportivi, rischia di incanaglirsi nella periferia degradata di un Paese in prepotente espansione.

Chiude il discorso, a nostro avviso, un fulminante Renzo Gubert: “Che senso ha - dice - aiutare persone in condizione di bisogno che vivono in società ricche? È come esonerare quelle società, i benestanti di quelle società, dal farsi carico dei loro poveri”. Quindi, facendo piazza pulita delle ipocrisie solidaristiche e con uno spirito laico pregevole in un credente del suo spessore, ipotizza: “Non si può tacere sulla possibilità che la motivazione reale dell’aiuto provinciale sia il favorire una presenza cristiana missionaria (di salesiani) in Cina, per la quale l’unico lasciapassare consentito è quello di essere ‘coperta’ da interventi di solidarietà sociale a favore di cinesi. Giusto che i cristiani d’Occidente si preoccupino di diffondere in Cina il messaggio cristiano attraverso opere di carità. Ci si può chiedere se sia giusto che a tale scopo si usi denaro pubblico, sottratto a chi di solidarietà ha un bisogno maggiore”.

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