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L’uovo di Bondi

La ricompensa per il sostegno della SVP al governo si sta trasformando in una vicenda surreale

Il fregio raffigurante Mussolini

Come un uovo di serpente si è rivelata la lettera scritta dal ministro della cultura Bondi al presidente della giunta provinciale di Bolzano, in cambio del (l’inutile) voto di fiducia a suo favore dei due parlamentari sudtirolesi. Come si sa, il ministro affidò il destino dei monumenti del tempo fascista alla giunta provinciale, anzi alla Svp. Durnwalder, che di recente si distingue per il suo radicalismo nelle questioni etniche, dopo averla ricevuta ha annunciato che in quindici giorni avrebbe se necessario smontato “personalmente” il fregio dell’edificio degli uffici finanziari, a suo tempo casa del fascio, opera dello scultore Hans Piffrader (1888-1950), formatosi a Innsbruck e Vienna. Piffrader, - che come diversi altri artisti sudtirolesi si adattò alla nuova situazione politica, ma che i suoi nipoti oggi affermano non essere stato per niente un fascista, e che nel dopoguerra fu il fondatore del Südtiroler Künstlerbund, l’associazione sudtirolese degli artisti, - ricevette nel 1939 il prestigioso incarico. L’opera fu completata solo nel dopoguerra, con il montaggio dei blocchi centrali, che rappresentano un trionfante Mussolini a cavallo sopra il quale troneggia la scritta “credere, obbedire, combattere”.

Sarebbe stato mica male vedere l’anziano e poco sportivo presidente smontare con le sue mani il bassorilievo, composto di 57 blocchi di travertino, lungo 35 metri e alto 5,5 metri. Purtroppo non c’era un posto dove metterlo, nessuno pensa di fare un museo, come quello per Ötzi che è costato 70 milioni di euro.

Per non dover decidere è stato indetto un concorso con cinque premi da 4.000 euro l’uno. Il bando chiedeva proposte, anche in semplici bozze, in cui il fregio doveva essere sottratto alla vista dei passanti. La risposta è stata entusiastica. 481 persone hanno mandato disegni: enormi fiocchi, nuvole di plastica, lastroni di pietre e vetro posizionate davanti al fregio, ma soprattutto piante rampicanti, alberi, boschi, verdi o autunnali.

Una commissione ha esaminato il tutto e ha scelto 5 proposte: un bosco che nasconde l’intero fregio; un nuovo monumento allo scultore in mezzo alla piazza del Tribunale; un colore che confonde il Duce, accompagnato da una struttura che permette di salire e vedere da vicino l’opera intera; un enorme sipario rosso che - spiega l’artista - si apre ogni ora e dà il via a frasi e slogan lanciati sulla piazza antistante da un altoparlante; una scritta in tre lingue (“Nessuno ha diritto di obbedire”, una frase di Hannah Arendt) che non nasconde il fregio.

Uno dei progetti per nascondere la vista del fregio raffigurante Mussolini

Il Comune ha espresso la propria preferenza per quest’ultima. Costa poco, “corregge” il messaggio del fregio, lascia che il monumento serva per memoria del passato. Durnwalder invece vuole tornare al bando del concorso, a costo di riunire due progetti. Un partecipante che non ha vinto si è rivolto alla magistratura, perché la giuria non ha rispettato il bando. La Rai di lingua tedesca ha fatto uno speciale e le telefonate al Mittagsmagazin erano sorprendenti: donne indignate di ogni parte della provincia protestavano contro lo spreco di denaro pubblico per un bassorilievo di cui nessuno si era mai accorto. Proprio così: prima di questa ennesima sceneggiata politicante nessuno o quasi sapeva che il Duce era lì. Gli Schützen, che hanno appena rinnovato i vertici nel segno di un’ulteriore radicalizzazione, chiedono che si mantenga la parola e il fregio sparisca.

L’artista di Lana Ulrich Egger non ha partecipato al concorso, “perché i misfatti del fascismo non possono essere nascosti”, ed è compito degli storici contestualizzare i monumenti. Oswald Zoeggeler, architetto, docente alle università di Venezia e di Firenze, ha espresso la sua indignazione: “Contro l’arte degenerata erano i nazisti, i politici non hanno diritto di decidere quale arte possiamo vedere e quale no... Piffrader è stato uno dei più grandi artisti sudtirolesi dello scorso secolo e il suo fregio alla ex-casa littoria da settant’anni non è più un manifesto politico, non lo è stato mai, era soprattutto un’opera d’arte e oggi lo è più che mai. Il male del nazismo e del fascismo è da cercare nella testa della gente”. Zoeggeler non ha partecipato al concorso, perché non era d’accordo con l’idea di nascondere Piffrader, e perché credeva “che nessuno si sarebbe fatto avanti e che non si sarebbe trovato nessuno che volesse far parte di una simile giuria” e mette in discussione il diritto di Bolzano a candidarsi come capitale europea della cultura.

La città ascolta e tace. Pensa ai 20.000 euro già buttati. Con il fiato sospeso si chiede quanti milioni saranno deviati dalla sanità e dal sociale per le follie dello scontro etnico nella testa dei politici. Che non vogliono delle tabelle che spieghino la storia. Dove si faranno poi le marce e le manifestazioni degli uni contro gli altri?

Bondi se n’è andato e il serpente è uscito dal suo uovo.