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QT n. 1, gennaio 2010 Servizi

La crisi in Valsugana

Una valle alle prese più di altre con problemi economici, occupazionali e ambientali

La crisi che ha travolto le economie mondiali con un’incidenza che non ha precedenti negli ultimi 70 anni persiste in Italia, dove, a fronte di qualche timido segnale di ripresa, l’emorragia di posti di lavoro non si arresta. E persiste in Trentino, con effetti però di gran lunga più attenuati rispetto ad altre aree del territorio nazionale, grazie all’autonomia, che ha lanciato un paracadute a larghissima portata, in cui tutte le categorie hanno trovato una risposta in termini di sussidi e di finanziamenti anticongiunturali.

l’altopiano di Pinè

Ma in Trentino esiste una valle dove agli effetti recessivi si assommano problemi strutturali e soprattutto ambientali: la Valsugana. Un territorio che, soprattutto negli ultimi anni, si è rivelato propizio per la nascita di piccole e medie imprese, e capace di partorire un distretto industriale importante. Tuttavia, la storia recente dello sviluppo economico della valle, accanto ad esperienze di successo, ha evidenziato alcuni elementi di fragilità. Le tante piccole imprese artigiane non riescono a fare rete e dispongono di un livello tecnologico inadeguato a sfide da giocarsi sui mercati esteri, mentre le realtà industriali maggiori hanno subito il colpo della crisi anche di più delle piccole imprese. E dove di fatto si resisteva al calo vertiginoso dei fatturati, come alle Acciaierie di Borgo, sono esplosi i problemi ambientali: le emissioni illegali di diossine a carico della prima industria della valle in termini di fatturato si sommano alle vicende sulla discarica del Monte Zaccon a Roncegno.

I colpi della crisi

Questi elementi di fragilità fatalmente rendono la base occupazionale valsuganotta particolarmente esposta agli effetti delle dinamiche evolutive e competitive di livello nazionale e internazionale. La crisi è arrivata puntualmente a dimostrarlo, come dimostrano impietose le cifre.

Per quanto riguarda la Bassa Valsugana, secondo i dati del Centro per l’Impiego di Borgo, aggiornati ai primi di novembre, gli iscritti in lista di mobilità hanno superato le 300 unità, per la precisione risultano 311: in un solo anno si è avuto un incremento della disoccupazione di quasi la metà percentuale. Ben di più, 470, invece sono i lavoratori iscritti nelle liste di mobilità dell’Alta Valsugana: nel corso dell’ultimo anno, le imprese con meno di 15 dipendenti hanno licenziato più di 200 persone.

Nel 2009 hanno chiuso grandi imprese come la Malerba, la Dalsasso e la Valverde, mentre risultano attualmente in crisi, tra le altre, la Legno Lagorai, la Silvelox, la Omga, la Sata della Dana, la multinazionale Smith International. In Alta Valsugana, anche l’edilizia, che rappresenta il 50% del fatturato, è stata attraversata dalla crisi, che però ha colpito soprattutto il settore estrattivo, determinando un calo del 20% dei fatturati. Sotto l’incudine è caduta l’intera filiera del porfido, dove si registra la perdita di 200 posti lavoro. A Pergine è stato costituito un comitato di solidarietà per i lavoratori del porfido licenziati. In generale, in tutti i distretti economici sono calati vertiginosamente gli ordini delle aziende e sono aumentati in maniera esponenziale gli insoluti, i ritardi nei pagamenti, le insolvenze.

Le soluzioni

Di fronte a questo scenario dissestato, che riguarda comunque tutto il territorio provinciale, la Provincia ha messo in campo strumenti adeguati all’onda d’urto. I dati riferiti dall’Assessore all’Industria e Artigianato Alessandro Olivi, durante il convegno su “Occupazione e Riconversione Industriale” organizzato lo scorso novembre dal gruppo consiliare dell’Italia dei Valori in collaborazione col mondo della ricerca applicata alla produzione industriale, parlano di 433 milioni di euro di mutui di riassetto erogati in Trentino a 2.838 aziende, grandi medie e piccole, ovvero il 70% dei 600 milioni di finanziamenti richiesti da 3.200 imprese per uscire dalla crisi. “Sono state affrontate tre emergenze: - ha spiegato Olivi - la crisi di liquidità, il calo del fatturato e il calo della propensione agli investimenti. Con 16 milioni di euro sono stati stabilizzati in Trentino 9.633 dipendenti di 77 aziende”. In merito all’exit-strategy dalla crisi, Olivi ha indicato alcuni ingredienti: nuove tecnologie, ricerca, sburocratizzazione e reti di aggregazione produttive.

Per rilanciare l’economia della Bassa Valle, Paolo Burli, segretario provinciale della CGIL, ha rilevato la necessità di tornare a puntare sul progetto del Centro Legno Lagorai, che a suo tempo venne abbandonato, mentre Giampiero Passamani, vicesindaco di Levico, s’è detto dell’avviso che siano indispensabili forti sinergie tra Alta e Bassa Valle.

Ma i nodi cruciali, emersi in quest’ultimo scampolo del 2009, non saranno facili da affrontare. Sul tappeto vi sono questioni pesanti: il destino delle Acciaierie di Borgo con i suoi 117 lavoratori, i siti inquinati, il ricollocamento dei lavoratori delle aziende che hanno chiuso i battenti, la durata della stagnazione con conseguente prolungamento della cassa integrazione, la dotazione di strumenti adeguati per posizionare sul mercato nazionale ed internazionale le imprese artigiane.

Le buone notizie

In Valsugana, nel 2009, non tutto è stato negativo. Nell’area Fosnoccheri, la Tecnoclima di Pergine, di proprietà della Presidente di Confindustria del Trentino Ilaria Vescovi, ha annunciato nei giorni scorsi che assumerà 25 nuovi dipendenti, mentre sempre in quest’area produttiva nel 2010 è previsto lo sbarco di Prominent, azienda tedesca per la potabilizzazione dell’acqua, con una previsione di altre 30 assunzioni entro il 2011.

E poi esiste un settore che in Valsugana ha retto benissimo, per quanto si tratti di un comparto non determinante nel quadro dei fondamentali macro economici della valle: il turismo. Nell’altopiano di Pinè, ad esempio, l’Apt parla di un 9% in più di turisti italiani rispetto al 2008, un 18,5% in più di stranieri ed una crescita complessiva del 32% per quanto concerne gli arrivi. Sono buoni auspici dai quali si può ripartire.

Lo sguardo in prospettiva

la casa antisismica “Sofie”

Ma la ricetta per uscire dalla crisi non sembra poter prescindere dal tipo di rapporto che ci sarà tra istruzione e mondo del lavoro. Per stare sui mercati, in Valsugana come altrove in Trentino e in Italia, bisognerà mettere in campo progetti tecnologicamente avanzati e di conseguenza favorire un costante travaso di conoscenze tra il mondo della ricerca e il comparto produttivo, come tra formazione professionale e aziende.

La scuola e l’università devono programmare quali e quante figure introdurre nell’industria e nell’artigianato, con quali specializzazioni, mentre la ricerca da finanziare prima di tutto dev’essere quella con reali ricadute sul territorio. L’esempio di “Casa Sofie”, un brevetto trentino costato oltre 5 milioni di euro, che ha avuto riconoscimenti e certificazioni a livello mondiale, è emblematico: i pannelli “X Lam” per costruire la casa in legno Sofie, in Trentino nessuno li produce...

Per contro, le aziende devono affidarsi all’università e alla scuola per progetti di ricerca e sviluppo, fornendo una previsione di quante unità lavorative immettere sul mercato del lavoro e con quali specializzazioni. Uno dei pochi atenei in Italia ad aver adottato questo sistema è il Politecnico di Milano, grazie al quale sono partiti i più interessanti progetti europei di spin-off. In Trentino i mezzi e le potenzialità non mancano, serve soltanto una cabina di regia guidata da persone ad altissima preparazione tecnica e accademica.

Valsugana, l’economia dell’artigianato

Acciaierie di Borgo Valsugana

In Valsugana è l’artigianato il settore trainante. In esso risultano attive 2.105 imprese che equivalgono al 15% di quelle presenti sull’intero territorio provinciale. Di queste, la maggior parte (1.429) operano in Alta Valsugana e rappresentano l’11,8% sull’intero comparto provinciale. Complessivamente, i lavoratori impegnati nell’artigianato in Valsugana sono 3.921 (2,39% sul totale degli impieghi).

Quanto alle dimensioni delle imprese (calcolata sui fatturati), la prima è la Acciaieria Valsugana s.p.a. di Borgo, con un valore di produzione che la colloca al 15° posto tra le maggiori aziende trentine. A seguire troviamo al 27* la Coster di Calceranica, al 49° la Gruppo Nord Petroli s.r.l. di Borgo, al 51° la Eurobrico spa di Villagnedo, al 52° Adige spa di Levico Terme; al 74° la Cooperativa agricola di Sant’Orsola.

Sono ben 101 le aziende della valle, di cui 61 appartenenti al settore manifatturiero, che annoverano più di 10 dipendenti, dando lavoro a 4.412 addetti.

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