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Un soffio di tramontana per la Svp

I referendum provinciali sono falliti. Ma per poco: il segnale è arrivato.

Il quorum (40%) nei referendum del 25 ottobre è mancato per un soffio. Ma è un soffio di tramontana per la Svp. 149.200 persone sono andate a votare e un terzo dei sudtirolesi ha espresso un voto critico verso le scelte della cosa pubblica, chiedendo efficaci strumenti di partecipazione.

I referendum erano cinque. Due di iniziativa popolare, e sono quelli che hanno ottenuto maggiore consenso (38,3%). Il primo è stato presentato dall’Alleanza per più democrazia che riunisce 52 associazioni e prevedeva “poteri di indirizzo, potere consultivo e poteri deliberativi” e la riduzione del quorum al 15%. Dietro questa proposta sta il lavoro di anni di molte persone.

Il secondo quesito di iniziativa popolare è stato presentato da Dachverband, Alpenverein, Heimatpflege e Alu (associazioni ambientaliste e protezioniste locali) e consisteva nella legge provinciale “per la riduzione del traffico aereo”. Si trattava di un divieto all’ente pubblico provinciale di continuare a versare nel fallimentare aeroporto di Bolzano ulteriori denari (oltre ai 50 milioni già sprecati).

Altri tre quesiti erano proposti dal partito di destra tedesca Union für Südtirol. Il primo reintroduceva l’obbligo di residenza quinquennale per chiedere il sussidio casa dell’Ipes e l’obbligo di residenza per l’assegnazione di alloggi sociali. Il secondo intendeva fermare la “svendita del territorio” proponendo modifiche urbanistiche con disciplina delle seconde case, riservate a chi risiede in Alto Adige da almeno 5 anni o che da almeno 5 ci lavori. Il terzo riguardava nuove regole sul referendum, con l’abrogazione del quorum.

In 89 comuni di periferia il quorum è stato superato. Nelle città invece, esclusa Brunico, il silenzio e la propaganda parziale dei mass media controllati dai potentati economici e politici hanno tenuto le persone lontane dalle urne. Ciò dimostra quanto necessaria sia l’introduzione della norma (che esiste in Svizzera) per cui l’ente pubblico in occasione dei referendum è tenuto a mandare ai cittadini informazioni scritte sulle ragioni dei proponenti e su quelle opposte. Al contrario c’è stato, nel giorno di chiusura della campagna referendaria, lo scandaloso appello del presidente della giunta, in cui Durnwalder ha detto che in futuro gli italiani avrebbero potuto temere di vedere sopraffatti da un voto di maggioranza i loro interessi e la loro cultura. Una falsità, perché i diritti garantiti ai gruppi linguistici dallo statuto d’Autonomia non si possono sottoporre a referendum. Il massimo rappresentante dell’autonomia ha messo in gioco la pace etnica, pur di sventare il rischio che la popolazione acquisisse strumenti per mettere in discussione le scelte economiche a favore di progetti speculativi e la gestione antisociale dei tagli di bilancio. Le sue affermazioni, fatte l’ultimo giorno, senza contraddittorio né osservazioni da parte dei giornalisti, hanno influenzato il voto degli italiani, già resi insicuri dall’ondata di nazionalismo tirolese dell’anno hoferiano, dagli slogan del partito di Eva Klotz, (“Oggi referendum, domani autodeterminazione”), e dalla mancanza di informazione. Mentre la Rai-Sender Bozen ha informato in modo esemplare in lingua tedesca, i cittadini di lingua italiana sono rimasti al margine della campagna elettorale. I partiti di destra italiana si sono dichiarati contrari a tutti i referendum, pur senza entrare nel merito.

Dopo il voto, i Freiheitlichen hanno accusato la Svp di essere stata salvata ancora una volta dagli italiani (che già nelle ultime elezioni provinciali avevano contribuito a fare il 18° consigliere del partito permettendogli di mantenere la maggioranza assoluta). E annunciano battaglia sui temi dei referendum. Durnwalder, soddisfatto del risultato, ha precisato che per cinque anni non si possono presentare proposte referendarie sugli stessi argomenti. L’importante è tenere lontano il popolo. La società di gestione dell’aeroporto ha già presentato il nuovo piano di ampliamento dei voli, naturalmente con finanziamento pubblico. Il partito, preoccupato per le prossime elezioni comunali e la prevedibile crescita dei partiti di opposizione, ha promesso (in imbarazzante contemporaneità) che non ci saranno ampliamenti dell’aeroporto e che è disposto a “dialogare” con i proponenti i referendum.

Ma come credere alle promesse? Nel corso della campagna elettorale del 1998 Durnwalder aveva mandato a ogni famiglia (a spese dell’ente pubblico) un costoso opuscolo in cui si vantavano i benefici dell’aeroporto e si prometteva che la struttura non sarebbe stata finanziata con denaro pubblico, ma nella seduta di giunta successiva al giorno del voto fu decisa la spesa di 30 miliardi di lire per l’aeroporto. Il vecchio Magnago era orgoglioso della “parola tedesca”, ma oggi si onorano piuttosto i denari sonanti.

Intanto anche fra i referendari corre la voce che “la colpa è degli italiani”. E di nuovo la questione etnica si insinua nel problema della democrazia sudtirolese, rendendo più che mai indispensabile alla sopravvivenza della pace etnica il fare politica insieme, non solo nelle sedi istituzionali, ma fra le persone, per creare quella fiducia che i politicanti al potere non si vergognano di distruggere per conservare il loro dominio.