Aggiungi un posto al Tavolo...
Genesi ed evoluzione di un organismo studentesco che subisce la languida fascinazione dell’amministrazione locale...
Dalla teoria alla pratica, le ottime intenzioni di cui è lastricata la strada per l’inferno. Questi gli assiomi con cui si può commentare l’evoluzione del Tavolo delle Associazioni Universitarie Trentine, o TAUT. Che raccoglie la moltitudine di associazioni universitarie dell’Ateneo, ed ha visto la luce con “lo scopo di creare una interazione attiva ed efficiente fra le varie associazioni che ne prendono parte, al fine di riuscire a realizzare in modo sinergico dei progetti comuni”. Lo scopo, nobile, si è rivelato velleitario. Il terreno comune delle associazioni coinvolte, infatti, è friabile. La convergenza d’intenti tra chi si occupa di formazione giuridica e chi di promozione sportiva, tra cattolici e marxisti, pare ardua se non utopistica.
Il rischio, dunque, è che il collante per la fantomatica sinergia sia a base di banconote. Il che renderebbe miserabili, più ancora che friabili, le basi del tavolo.
La breve storia del TAUT, purtroppo, ha fornito, al riguardo, segnali inquietanti. Basti ripensare ad alcune iniziative da esso proposte.
“Trento... Sogni e Realtà di una Città in Viaggio” è stato il primo grande progetto del Tavolo (datato 2006). La sua organizzazione coinvolse effettivamente diverse associazioni, sebbene queste fossero, nei fatti, una minoranza del totale. Fu un laboratorio (culturale) di aggregazione sociale, ospitato da un’area di passaggio e disgregata, ovvero la stazione dei treni. Oggi, a distanza di tre anni, il progetto ha smaltito i primigeni intenti (è emblematico che non sia neppure più organizzato all’interno della stazione). Ed ha assunto le sembianze di una specie di “spartizione del bottino” tra singole associazioni.
Il progetto MAUE (Mappatura Associazioni Universitarie Europee) rappresenta un altro esempio significativo. L’intento di partenza era, anche in questo caso, lodevole: la creazione di una rete fra associazioni universitarie europee. Per questo alcuni membri del Tavolo hanno avuto l’occasione di viaggiare per l’Europa, con l’obiettivo di raccogliere informazioni e contatti. Le escursioni, però, hanno prodotto poco: un’unica relazione scritta, riferita ad un singolo viaggio. Nessun’altra traccia. E così il progetto è stato estinto, e l’imbarazzo dissimulato pagando il dovuto e cercando di dimenticare rapidamente.
Il punto è che l’esistenza del Tavolo si è tradotta, nei fatti, in un canale facilitato per l’ottenimento di finanziamenti. Questo crea, inevitabilmente, alcuni cortocircuiti.
Il primo di essi è un vizio di forma. A Trento, infatti, le iniziative proposte dalle associazioni universitarie sono vagliate e, eventualmente, sostenute economicamente da una commissione composta, congiuntamente, da rappresentanti dell’Ateneo e dell’Opera universitaria. La Provincia, come noto, finanzia sia l’uno che l’altra. Da quando c’è il TAUT, invece, la Pat interloquisce direttamente con lui, scavalcando la commissione, e quindi Ateneo ed Opera. Ma perché mai la Provincia dovrebbe porsi come interlocutore diretto delle realtà studentesche? È opportuno che ciò accada?
Qui si innesta il secondo cortocircuito. La commissione sopra citata, infatti, utilizza criteri piuttosto rigidi per l’approvazione ed il finanziamento dei progetti ad essa sottoposti; la regolamentazione applicata è molto stringente, specie su alcune voci di carattere logistico. Invece, passando attraverso il TAUT, le associazioni universitarie riescono ad aggirare la burocrazia e ad ottenere finanziamenti in modo decisamente più agile. Anche per iniziative quasi personalistiche, talvolta molto costose, ma approvate per “sinergico”, o quasi, consenso.
In questo solco si è generato il terzo cortocircuito: il Tavolo si è trasformato in organo di anarco-capitalismo. Ovvero in un’associazione (quasi) autonoma che utilizza i suoi canali per organizzare eventi che nascono sotto i vessilli e l’egida del proprio direttivo. Ha perso cioè buona parte dei suoi connotati cooperativi.
A tutto questo si aggiunge il fatto che, nel frattempo, i vertici del Tavolo intrecciano rapporti, talvolta ambigui, con le istituzioni che del tavolo sono, del resto, attori attivi. Ottengono informazioni su bandi di concorso ed opportunità di lavoro dagli organismi di governo locale (l’Assessorato all’Istruzione della Provincia, ma anche il Progetto Politiche Giovanili del Comune di Trento) secondo canali privilegiati. Il vantaggio personale è evidente, un vantaggio che può assumere nuovi significati se qualcuno diffonde in modo selettivo queste notizie, costruendosi un consenso personale.
Conclusione: le nuove leve si allenano al sistema, mentre il potere le controlla (attraverso il denaro) e istruisce, facendo pure bella figura.