Preti a Trento
Mi sento di mettere in guardia i quattro novelli preti ordinati recentemente in duomo dal vescovo Bressan. Non tanto dalle tribolazioni e difficoltà che incontreranno nell’esercizio del ministero, ma dall’ipocrisia che campeggia sovrana anche nella Chiesa di Trento e che ha impedito tra l’altro l’ordinazione in diocesi di don Christian Leonardelli, incardinato poi in quel di Livorno. Ciò che gli alti papaveri ecclesiastici vogliono veramente non è tanto di selezionare persone degne nelle quali siano evidenti i segni di una chiamata divina, ma piuttosto di arruolare personale per perpetuare un controllo sociale finalizzato all’esercizio di un potere più politico che spirituale. Soggetti con un pensiero critico non sono adatti a questo progetto. Occorrono persone sottomesse e psicologicamente castrate per comporre quell’immagine del ministero perseguita dai suddetti “superiori”, che corrisponda adeguatamente al progetto di marketing ecclesiastico attualmente in auge. Traggo queste considerazioni anche dalla mia personale esperienza: siamo vasi d’argilla cotta trasportati assieme a vasi di ferro, diceva San Paolo. Ed è vero, ma nel caso la vocazione si rompa non trovi più nessuno tra i tuoi vecchi amici, che prima si sperticavano a dimostrarti affetto, che poi si degni anche solo di aiutarti a raccogliere i cocci. Sarebbe già tanto che il vescovo ti concedesse udienza, ma poi, chissà come, ha sempre qualche altro impegno.