La controriforma della Magnifica
Da venti a quaranta anni di residenza per appartenere alla Comunità: una proposta greve, contraria alla storia secolare dell'istituzione, per ora bloccata.
La Magnifica Comunità di Fiemme è sempre andata orgogliosa della sua autonomia, anche perché nelle antiche "Regole" e quindi negli statuti aveva posto come centrali i temi della solidarietà, del sostegno alle fasce sociali più deboli, dell’uso dei beni pubblici "in comunità" con l’istituto degli sui civici. Grazie a principi tanto forti la Comunità, attraverso i secoli, ha mantenuto la sua autonomia difendendola dagli attacchi dei Principi- Vescovi, di Venezia, di Napoleone, del regno austro-ungarico. Solo nel periodo fascista l’ente era stato sconfitto, cancellato da Mussolini, ma con la rinascita dell’ Italia del dopoguerra anche la Comunità di Fiemme era ritornata a vivere tempi sereni e fecondi.
L’altra caratteristica storica della Magnifica Comunità è segnata dall’apertura verso i nuovi arrivati. Le valli alpine sono state luogo di transito, di eserciti, ma anche di banditi, di fuggiaschi, e luogo di riflessione per le arti, per i ricercatori delle università: I segni della presenza dell’illuminismo in Fiemme sono ancora oggi rintracciabili nella biblioteca di Lodovico Muratori. L’autonomia dell’ente non ha mai sofferto di chiusure pregiudiziali, nonostante i tempi fossero difficili, nonostante l’economia della valle fosse povera. Dopo un certo tempo di permanenza in valle e l’accettazione delle regole gli immigrati di allora diventavano "vicini", con analoghi diritti di chi qui viveva da generazioni.
Durante questi ultimi due anni la Magnifica Comunità sta ritentando una nuova rinascita economica: deve offrire risposta ai debiti accumulati dalle precedenti amministrazioni, deve rilanciare la propria immagine e la storica segheria; sembra siano passaggi che hanno imboccato la strada del successo. Ma non è tutto oro quel che luccica. La nuova amministrazione, guidata da uno scario di chiara espressione della cultura di destra, ha indicato e insistito su una nuova priorità.
Si deve modificare lo Statuto: vent’anni di residenza in valle non sembrano sufficienti per ottenere la "vicinia", si devono portare a quaranta.
Sembra che la forte presenza degli immigrati in valle preoccupi. Già le scuole sono frequentate dai loro figli, già occupano decine di appartamenti, ottengono perfino l’accesso alle case I.T.E.A; non dovremo mica regalare loro i diritti di uso civico? pensano in tanti. E questo pensiero sembra che tolga il sonno al nuovo scario e a tanti consiglieri di regola.
Ma c’è un problema burocratico. La modifica dello Statuto dev’essere confermato da un referendum, e i regolani rischiano di perderlo. La proposta dello scario segue le orme di Berlusconi. Laddove vi sono regole e leggi, queste si superano. La sua proposta è semplice: si lascia integro lo Statuto e si inserisce nel regolamento questa modifica, il raddoppio degli anni di residenza in valle. Il regolamento infatti non ha necessità di verifiche referendarie. La proposta dello scario è così stata approvata dal Consiglio dei Regolani, ma ha trovato un imprevisto stop nel Comun Generale. Era necessario infatti ottenere i due terzi dei voti (28 su 42 consiglieri) e il risultato non è stato raggiunto.
Per spirito di carità verso alcuni dei consiglieri non riportiamo stralci del dibattito, basti sapere che i voti contrari sono stati appena tre e solo grazie alle astensioni si è ottenuto per lo meno un rinvio del confronto. Sono numeri che preoccupano. La cultura razzista, della chiusura verso il diverso, è dominante. E’ stato il regolano di Moena, Roberto Gabrielli, che con caparbietà e convinzione per il momento ha sconfitto le barricate anti immigrati.
Anche nella Magnifica Comunità avanza dunque la cultura della destra. Si teme il diverso, si alzano le barricate, ci si chiude in una presunta, aurea autonomia. Mentre ovunque, nelle Alpi, sui Carpazi, lungo tutte le catene montuose del nostro pianeta si chiede apertura, accoglienza, pari opportunità per chi vive nelle vallate, nelle sempre più ampie periferie di questo pianeta.