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QT n. 5, maggio 2009 Servizi

Magnifica Comunità senza pace

Il nuovo Scario si è dimesso, e ora regnano lo sconcerto e la rassegnazione

Non riesce a trovare pace la Magnifica Comunità di Fiemme. Dopo la crisi politica del 2005 avviata con le dimissioni di ben 22 consiglieri del Consiglio dei Regolani, una crisi sottovalutata, mai affrontata con dibattiti trasparenti, che si è trascinata fra rancori e accuse personali, sembrava che il nuovo Consiglio avesse ritrovato una sua immagine propositiva, che poteva riportare fiducia nell’ente e trasparenza nella amministrazione. Grazie all’energica azione del nuovo Scario Raffaele Zancanella si era venuti a conoscenza del reale stato delle finanze, quanto era costato l’avventuroso rinnovo della segheria di Ziano, quali erano i costi della ristrutturazione del palazzo, quali i problemi della gestione del settore forestale.

Stemma della Magnifica Comunità di Fiemme

Ma un mese fa sono arrivate, improvvise ed irrevocabili, le dimissioni dello Scario ed ora a regna lo sconcerto, la rassegnazione di un ulteriore fallimento.

Le dimissioni sono giunte su un tema banale, il finanziamento della costruzione di tre centraline idroelettriche a servizio di malghe della Comunità, un progetto che era condiviso dalla generalità dei regolani anche perché andava a rendere energeticamente autonome le malghe stesse, ed era ben sostenuto finanziariamente dalla Provincia. L’argomento è stato il pretesto per mettere in difficoltà lo Scario. Ormai troppi regolani erano stanchi del suo comportamento.

Gli veniva riconosciuta una grande energia e passione verso l’ente, la sua azione di trasparenza amministrativa, il piglio con il quale ha affrontato la crisi finanziaria della segheria, un’azienda che ormai viaggia sull’orlo del fallimento e rischia di chiudere lasciando a casa oltre trenta lavoratori.

Ma ormai era divenuto insopportabile il fare decisionista, l’incapacità perfino di ascoltare e quindi di accettare un confronto. Sono stati alcuni dei suoi più vicini sostenitori ad abbandonarlo.

Le prime avvisaglie della rottura si erano presentate lo scorso anno, quando lo Scario aveva forzato la discussione sul tema degli anni di residenza necessari per ottenere lo stato di vicino della Magnifica. Lo Statuto in vigore prevede già un periodo lungo, severo, vent’anni, ma alla cultura marcatamente di destra dello Scario questo non era sufficiente. Sentiva l’ente minacciato dalla presenza di rumeni, croati, marocchini, ne temeva e ne teme l’invasione. A suo modo di vedere vi era un’unica difesa: portare il periodo di residenza a quarant’anni.

Ma era stato bloccato dalla intelligenza con la quale alcuni regolani avevano usato i regolamenti interni dell’ente.

La vicenda ha aperto conflitti fra le diverse regole ed il clima di confronto interno si è deteriorato giorno dopo giorno, fino alla presentazione delle dimissioni dello Scario.

Per la Magnifica comunità si apre ora un nuovo periodo grigio e non si intravedono soluzioni della crisi. Durante questi anni di duri conflitti non si è mai presentato un progetto di ripresa identitaria dell’ente, se non con il ricorso alla retorica, ma nemmeno un progetto economico. Si vendono terreni agricoli per investimenti industriali (San Lugano, nel Comune di Trodena), ma non si è riusciti a chiudere in valle la filiera produttiva del legno, ad approfittare del momento favorevole per investire nelle case-clima in legno, nella sperimentazione di nuovi usi del legname, nella chiusura della filiera corta che lasci ricadere in valle più valore aggiunto possibile.

I vicini della Comunità ora non comprendono il significato di questa nuova crisi, sono disorientati, vedono l’ente sempre più vicino alla disfatta non solo politica ma anche sociale. Sarà difficile uscire da una situazione simile: perché non vi sono personalità sulle quali investire, perché si sono consolidati i veti fra una regola e l’altra, perché, i regolani superstiti della vecchia amministrazione, quella che ha accentuato il disastro economico (2002 -2006), attendono da tempo una rivincita.