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Vote for Woman!

La condizione femminile, nella storia e nell’arte, in una mostra a Merano.

Fra i tanti anniversari che mobilitano le associazioni culturali ben foraggiate dal governo sudtirolese, proprio una delle più interessanti rischiava di passare inosservata, se non altro perché non messa in luce dallo scintillio dei milioni stanziati per il bicentenario di Andreas Hofer, che incombe sul prossimo anno.

Invece alla Commissione provinciale di Parità non è sfuggito che le donne sudtirolesi hanno votato per la prima volta solo nel 1948. Il diritto di voto esteso alle donne italiane nel 1945 non fu infatti esercitato né nel referendum per la repubblica o la monarchia né nelle elezioni per l’assemblea costituente. Solo in seguito, quando il trattato di pace di Parigi confermò la permanenza dell’Alto Adige all’Italia, anche qui si poté votare. Dunque quest’anno si celebra il sessantesimo anniversario di questo importante fatto.

Ne è nata una mostra particolare, dal titolo"Vote for Woman", aperta dal 12 aprile fino al 29 giugno nell’edificio della Cassa di Risparmio, sede di "Merano Arte", che coniuga felicemente una storia delle donne che si estende per 300 anni e una scelta di splendide opere d’arte di undici artiste contemporanee di tutto il mondo, offrendo spunti di riflessione sulla condizione e il ruolo della donna con riferimento anche alla società sudtirolese, ma in un quadro nazionale e internazionale.

La mano che esce dal burka dell’artista iraniana Parastou Forouhar.

In qualche modo i due approcci, storico e artistico, si contraddicono e si completano. La storia della condizione femminile racconta di discriminazioni, - sui cartelli appaiono incredibili e perfino ridicoli pregiudizi maschili, espressi da grandi filosofi e letterati, - e si racconta dell’oppressione sociale, fisica, economica, delle limitazioni, fino al ventesimo secolo, quando incomincia la fase espansiva dell’emancipazione femminile. La conquista del diritto al voto, il principio di eguaglianza alla base delle costituzioni democratiche e le riforme legislative in materia di diritti civili, personali, e del diritto di famiglia negli anni Settanta, cambiano profondamente la realtà delle donne ed il rapporto fra i generi. La salita non è conclusa: rimane pesante l’assenza delle donne nei luoghi della decisione politica ed economica, che è una delle cause di politiche sociali e della famiglia ispirate a nostalgie reazionarie e nemiche delle donne. E rimane da conquistare l’obiettivo della divisione del lavoro domestico e di cura.

Le quattro autrici, Verena Lösch, Alessandra Spada, Milena Cossetto e Marlene Huber, hanno esplorato lungo ogni epoca alcuni temi particolari: la capacità giuridica e di azione femminile; il rapporto tra filosofi, uomini di chiesa, esperti giuridici e la donna e la questione femminile; il confronto tra le donne e le loro condizioni di vita e la lotta per il riconoscimento dei loro diritti (movimento delle donne); vita e opere di figure di donne storiche (sovrane, streghe, eroine e donne che hanno combattuto per i diritti delle donne).

La curatrice della parte artistica, Anne Schloen (Colonia), come essa stessa dice nel comunicato di presentazione della mostra, vuole far emergere "da un lato lo ‘status quo’: le artiste analizzano la condizione della donna e presentano i diversi modelli di ruoli della donna nella società attuale. Si tratta di ruoli stereotipati e di immagini della donna descritti nei singoli elementi che li compongono. In questo senso le norme, i valori e le aspettative, che influenzano la coscienza di sé, l’identità e il comportamento delle donne, sono presi in considerazione e indagati criticamente dalle artiste... Come polo opposto e seconda tematica fondamentale della mostra viene affrontata la disgregazione dei tradizionali modelli di ruoli e delle regole consolidate. Partendo dall’analisi delle leggi, delle regole e dei modelli le diverse artiste mostrano come possono essere oltrepassate le barriere. L’attenzione sarà posta su figure di donne anticonvenzionali, che hanno rifiutato i modelli di comportamento e le regole imposte dalla società ed hanno avuto il coraggio di percorrere la loro strada".

Il risultato è una rassegna di opere che colpiscono per la loro straordinaria forza e capacità di interpretare il presente, obiettivo essenziale per l’arte, e tanto raro nell’arte contemporanea. (Chi venga in Sudtirolo è invitato anche a vedere la mostra inaugurale del nuovo Museion di Bolzano, aperta il 24 maggio, che conferma la sorprendente e innovativa presenza femminile nell’arte contemporanea, per numero e qualità assai significativa nella scelta espositiva della direttrice Diserens, finalmente emergenti in un campo che fino a pochi anni fa era esclusivamente, salvo poche eccezioni, maschile).

Nella mostra meranese si va dalle provocazioni femministe di fine anni Sessanta della viennese Valie Export, nella sua fase artistica iniziale, e dell’americana Adrian Piper, ad opere realizzate espressamente per questa mostra, come quelle delle sudtirolesi Berty Skuber e Julia Bornefeld. Insieme all’iraniana-tedesca Parastou Forouhar, con la sua bellissima mano che esce da un burka, Vanessa Beecroft, Lisa Milroy, Pipilotti Rist, Letizia Werth, Zilla Leutenegger, Stefanie Klingemann, le artiste con le opere esposte nella mostra meranese propongono una riflessione sull’identità e la coscienza di sé delle donne libera ma non ignara del peso di una storia drammatica.

Alla domanda che le organizzatrici si sono poste inizialmente - cosa significa essere donna nel 2008, e che cosa significa essere un’artista oggi - le risposte sono naturalmente diverse, ma dalla visita della mostra "Vote for Woman" si può fare il punto della situazione, consapevoli del passato, e riprendere fiato per ulteriori lotte di emancipazione o, come ha detto qualcuna, per una ripresa dell’impegno a difesa delle conquiste delle donne dall’ondata reazionaria in corso, ma anche uno slancio verso un futuro diverso.