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Benedetto XVI, onori ed oneri (ossia, chi la fa l’aspetti)

Un leader politico - il papa - viene contestato: che c’è di strano?

Non sfiancheremo noi stessi e i lettori intonando la dubbiosa tiritera su cosa significhi oggi essere laici. Il nostro ragionamento, più terra terra, parte dalla constatazione che mai come negli ultimi tre anni il papa e il suo entourage sono stati oggetto di critiche e di contestazioni. Il che era inevitabile, poiché quando un personaggio in vista si propone come soggetto politico, quando interviene non genericamente sui valori, ma nel merito di specifici provvedimenti, con dichiarazioni quotidiane inesorabilmente riprese da tutti i media, quando organizza incontri di massa anche contro qualcuno, quando si incarta in polemiche senza sbocco ("E’ stato il governo a consigliare il papa a disertare l’incontro" - "No non è vero…"), allora dovrà pure accettare il contraddittorio, le proteste, la polemica – politica, appunto. Da qui i fischi contro Ruini, le scritte murali contro Bagnasco (deplorevoli solo perché sporcano i muri e se minacciose, al pari di quelle contro Prodi o Berlusconi), o le proteste di studenti e docenti. Sui dogmi, faccia pure, ma i disegni di legge riguardano tutti e tutti sono autorizzati a dire la loro e a criticare le altrui posizioni.

E’ questo il senso di molte lettere ai quotidiani locali. E quando il direttore dell’Adige, Pierangelo Giovanetti (quello che neanche un anno fa parlava di Ratzinger come del "papa che conquista", che "sorprende il mondo risvegliando alla gioia" ) scrive che "non esiste laicità e libertà quando s’impedisce a qualcuno di dire ciò che pensa", ha buon gioco un lettore a replicargli: "Nessuno ha impedito a nessuno di entrare alla Sapienza... Non le sembra scorretto far credere una cosa per un’altra?"

Un altro osserva che il papa: "si sente ancora una figura ‘universale’... che tutti ascoltano in riverente silenzio. Dove queste condizioni non ci sono, il papa rinuncia. Questa dimensione ‘cattolica’ del papa e del suo ruolo è anacronistica anche in Italia... Egli non è una figura ‘di tutti’, ma di una parte... E’ ora che ne prenda atto e che non pretenda che il suo magistero sia da tutti ascoltato con deferenza". Soprattutto, aggiungiamo noi, quando entra in un campo abitato da noi tutti.

Fra gli scandalizzati per l’oltraggio al pontefice, i più notevoli sono Ferdinando Camon, con un gratuito "Coloro che si oppongono oggi a che il Papa parli all’Università sarebbero stati contrari ieri a che Galileo pubblicasse le sue tesi" e un umoristico Water Viola (Forza Italia), che ribalta bellamente la frittata prendendosela con una università "ricettacolo di vecchie ideologie prive di riscontro nella realtà".

Contro l’università tutta anche un lettore, in quanto ambiente dove "possono mettersi in cattedra insegnanti che hanno fatto il ’68 con il voto politico collettivo. Possono tenere le loro concioni ex terroristi pseudo-pentiti. Possono ricevere lauree honoris causa cantanti drogati, sportivi ignorantissimi, comici furbacchioni. Solo il Papa non è ritenuto degno di entrarvi".

Povera Italia – piange un altro - "dopo l’immondizia della Campania è invasa anche dall’immondizia morale che non si vedeva dalla contestazione del lontano 1968". E domanda: "L’esercito si pensa di usarlo solo per l’emergenza spazzatura?", lasciando intuire – sembra - il suo rammarico che la contestazione al papa non sia stata soffocata dalle forze armate.

Ma forse quanto era successo era inevitabile, dal momento che "la stessa Santa Romana Chiesa, per mezzo delle indicazioni fornite alle sue diramazioni, in occasione delle ultime elezioni, ha fatto pendere l’ago della bilancia proprio dalla parte di quella sinistra (aggettivo) Sinistra che oggi rinnega la figura del Pontefice ed i cui esponenti politici, pubblicamente indignati per il no dei professoretti, nel profondo dell’animo, rosso e ateo, stanno ancora godendo per l’offesa patita dalla Santa Sede".

Già, perché il forzista Viola, che parla di "assordante silenzio istituzionale", cioè di mancata solidarietà al papa, deve avere il televisore guasto. In realtà, come scrive un altro lettore, "è singolare, ma anche preoccupante, che anche da parte di ministri che si dichiarano di sinistra si meni scandalo per le reazioni di rigetto suscitate dall’invito... Quale dialogo poi se ci si deve limitare ad ascoltare cose già note sulle quali non si può obiettare niente perché sono da considerare verità assolute rivelate da Dio?"

Sta di fatto che politici e opinion-makers, da Napolitano a Prodi, fino a Jovanotti, hanno quasi tutti solidarizzato con Ratzinger. Mentre le lettere ai giornali, le conversazioni fra amici e le chiacchiere da bar ci dicono che una larga fetta di cittadini è di tutt’altro avviso. Per sentirsi rappresentati costoro dovranno forse rivolgersi al vecchio, odioso Pannella?