Progetto Brecht
Una bella serie di eventi dedicati al drammaturgo tedesco.
C’è una compagnia teatrale in Trentino che si chiama Stradanòva e che dall’anno della sua fondazione, nel 2004, è attiva su tutto il territorio provinciale con spettacoli, collaborazioni con le scuole e altre istituzioni culturali e progetti tra i più vari e interessanti; l’ultimo in ordine di tempo è il "Progetto Brecht", cioè una serie di eventi culturali, teatrali e musicali che si sono tenuti a Trento, Rovereto, Ala, Borgo e Grigno dedicati alla figura del grande scrittore e drammaturgo tedesco.
Il mese di marzo ha quindi visto lo svolgersi dei vari appuntamenti del progetto, tutti di grande prestigio e levatura artistica: dal coro Cantoria Sine Nomine che ha cantato brani di Weill, Eisler e Brecht arrangiati da R. Di Marino e D. Tosolini, ad una conferenza della docente all’Università di Trento Federica Ricci Garotti sulla poesia di Brecht, alla lettura di liriche e testi da parte di Teresita Fabris, attrice, regista e docente presso l’Accademia dei Filodrammatici di Milano, fino ad un omaggio allo scrittore da parte degli studenti dell’Istituto Comprensivo di Taio.
I fondatori della compagnia ed ideatori del progetto, Elena Galvani e Jacopo Laurino, entrambi ex-studenti dell’Accademia dei Filodrammatici, sono stati i protagonisti degli altri tre appuntamenti, di cui il primo era la lettura scenica del dramma "L’anima buona del Sezuan", storia di ordinaria miseria, disperazione e sfruttamento ambientata in una provincia cinese occidentalizzata.
Gli altri due, che hanno riguardato più da vicino lo scrivente, in quanto chiamato a collaborarvi in qualità di pianista, hanno chiuso l’intero progetto in maniera davvero eccellente, se non altro per la presenza di una delle attrici teatrali più rinomate in Italia e nel mondo, Giulia Lazzarini.
Il primo spettacolo, tenutosi al teatro alla Cartiera di Rovereto e quindi replicato al Cuminetti di Trento, era una lettura-concerto della celebre "Opera da tre soldi", uno dei più grandi successi di Brecht, feroce parodia del teatro borghese e dell’operetta, in cui vengono sbandierati i buoni sentimenti, ben lungi però dall’essere praticati ed anzi contraddetti dalla spietatezza dell’agire e dalla stucchevolezza e falsità delle atmosfere.
Il testo, ridotto per l’occasione dalle originali tre ore a circa un’ora e mezzo, è stato intervallato dagli interventi musicali di un ensemble di ottimi strumentisti, diretto da Luigi Tommasini, mentre al sottoscritto era destinato l’accompagnamento delle canzoni interpretate dagli attori.
Pur avendo vissuto l’evento dall’altra parte del palco, credo di poter comunque affermare l’ottima riuscita delle serate: dalla chiarezza, estro e coinvolgimento degli attori (affiancati da Ilaria Salonna, ma abbandonati dal previsto Matteo Carassini), che anche di fronte a mille difficoltà tecnico-organizzative hanno saputo tenere alti la qualità e il livello artistico, alla indiscussa professionalità dei musicisti dell’ensemble, alla risposta del pubblico, che ha scelto questo spettacolo pur avendo un ampio ventaglio di altre prestigiose iniziative concomitanti.
Non va inoltre dimenticata l’importanza di aver riproposto nel capoluogo, sia pure in forma ridotta, l’"Opera da tre soldi", che mancava da troppo tempo nei vari e blasonati cartelloni teatrali trentini.
L’appuntamento finale con Giulia Lazzarini era dedicato alla figura di Strehler, ai suoi rapporti con Brecht (i due si sono conosciuti poco prima della morte del tedesco, che tra l’altro affidò a Strehler i diritti italiani per tutta la sua produzione) ed alla creatura più importante del regista italiano, il Piccolo Teatro di Milano.
Se anche in questo caso ho dovuto vivere lo spettacolo dalla parte sbagliata, non ho potuto non ammirare la grande esperienza tecnica e artistica di un’attrice consumata come la Lazzarini, assieme alla generosità e capacità di Galvani e Laurino, redattori fra l’altro dell’intero copione, che hanno affiancato la nota attrice in questa sorta di viaggio teatrale alle origini del Piccolo Teatro.
Questa volta si è dovuto imputare una grave negligenza al pubblico trentino, colpevole di un teatro scandalosamente semi-vuoto ad uno spettacolo che è già stato proposto ed accettato da altre importanti realtà teatrali nazionali.
Per concludere, credo non si possa che condividere la stima e l’apprezzamento per l’immane lavoro organizzativo e artistico svolto dai due attori trentini, non solo per quanto riguarda questo progetto, ma per tutti quelli a cui hanno dato ragion d’essere e speriamo a quelli a cui ne daranno; è soprattutto encomiabile la ricerca della pluralità delle risorse culturali, dei mezzi, dei linguaggi e delle figure chiamate in causa (attori, docenti, strumentisti, compositori, cori, scuole…), tutti concorrenti, oltre che alla buona riuscita di un progetto, alla crescita culturale di una provincia che troppe poche volte vede dialogare le diverse realtà presenti, tutte più o meno ripiegate su se stesse e poco interessate a collaborazioni multidisciplinari, che ne allargherebbero gli orizzonti e ne dispiegherebbero maggiormente le potenzialità.