BaraOnda Tropical
Fiorella Mannoia in versione simil-brasileira ci prova, a far sognare i patiti del Sudamerica. Ma, nonostante l'ottimo repertorio, non ci riesce proprio.
Fiorella ci prova. Balla perfino. E attraverso il suo portoghese "un po’ così", i suoi movimenti di bacino "un po’ così", si vede che vorrebbe essere sulla spiaggia di Ipanema circondata da Caipirinha e Malandragem. Ma il Brasile vero è lontano, mentre quello delle cartoline è sempre in agguato. Ed è questo il Brasile che suggestiona e che ha suggestionato, stregato e fatto sognare generazioni di italiani e di intellettuali. E di artisti.
Ma dai tanti suggestionati, pochi i risultati. Vanoni, Endrigo e poco altro.
Fiorella, dicevamo, ci prova. Tutto il concerto è un omaggio a Sudamerica e dintorni. Ad aprire, come sempre, è la canzone di Paolo Conte "Aguaplano", bella di una bellezza enigmatica, che racconta di piloti d’alta quota, di pianoforti che galleggiano e di un fiume di gennaio (traduzione italiana di Rio de Janeiro). Poi Fiorella inizia la vera e propria BaraOnda Tropical, che include le canzoni dell’album (quasi) omonimo, che vede la partecipazione (in questo caso ordinaria: che occasione sprecata!) del meglio della musica brasileira. Tutti al servizio di Fiorella, tutti senza sentimento: Chico Buarque de Hollanda, Caetano Veloso, Milton Nascimento e via cantando. Gente abituata a duettare con Gal Costa, Maria Bethania, Elis Regina, femmine brasiliane dalle voci di leonesse.
Nel concerto di Fiorella questi splendidi protagonisti del meticciato d’autore non ci sono e si sente. E ci dobbiamo accontentare di sostituti: coriste, chitarristi Fabrizi… E soprattutto dobbiamo accontentarci della voce di Fiorella, sempre uguale, controllata, fredda, sempre alla ricerca delle stesse note e delle stesse soluzioni melodiche. Voce che, col passare degli anni, comincia ad abbassarsi, ricordandoci quella di Patty Pravo.
Il repertorio della Mannoia Tropical è davvero splendido nella scelte e questo attira ancor più le proteste di noi criticoni di provincia sull’interpretazione che ne offre Fiorella.
Noi che le versioni originali di queste canzoni le conosciamo a memoria.
Cosa rimane? Al pubblico, come sempre numeroso, resta la possibilità di conoscere e ascoltare canzoni che nell’immaginario del buon sudamericanista non possono mancare.
A noi rimane un ultimo appunto sulle traduzioni delle canzoni effettuate da Fiorella e aiutanti. Neanche Sergio Bardotti, traduttore storico dell’idioma brasileiro, aveva fatto simili sfracelli..