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Lettera aperta all’assessore Salvaterra

Alessandra Azzolini

Nell’aprile dell’anno scolastico 2005/2006 in una riunione del Consiglio Provinciale dell’Istruzione, di cui faccio parte, ho potuto chiederLe quando avremmo cominciato a parlare del preannunciato progetto di riorganizzazione del comparto educativo-formativo dell’Area Infanzia Zero-sei anni. Lei rispose che a breve avrebbe istituito un gruppo di lavoro, e in autunno iniziato le consultazioni anche col personale insegnante delle scuole dell’infanzia. Ad agosto però ci siamo ritrovati con l’approvazione in Consiglio Provinciale di questo articolo n. 115, tra l’altro inserito nella legge che si occupa del settore scolastico 6 -18 anni, che prevede a regime l’ingresso dei bambini di 2 anni e mezzo a partire dall’a. s. 2007/2008, anticipando di non pochi mesi la frequenza alla scuola dell’infanzia rispetto ad oggi. Approvando questo articolo, la Provincia ha messo in atto, in modo secco e senza condizioni, quell’anticipo scolastico per i bambini più piccoli rispetto al quale il mondo della ricerca e della pedagogia, nonché quello della scuola e il Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione, si è pronunciato negativamente ritenendolo non rispettoso dei tempi di sviluppo e maturazione dei bambini.

Mi sono chiesta se questo è il modo di approcciarsi al progetto Zero-sei e se questo è il metodo della partecipazione; nel rappresentarLe la mia delusione, mi permetto articolare le criticità riscontrate e alcune proposte.

Sull’art. 115 della legge n. 5 del 7/8/2006 vorrei elencare alcuni punti:

1.è un articolo in netta contraddizione con quella sensibilità pedagogica che sta nell’art. 61 della medesima legge, il quale elimina la possibilità dell’anticipo scolastico alla scuola primaria e prevede invece quella di ritardarne di un anno l’ingresso per i bambini nati negli ultimi 4 mesi dell’anno. Uguale sensibilità va mantenuta a maggior ragione quando si tratta di bambini molto più piccoli: rimediando a questa disposizione sull’anticipo alla scuola dell’infanzia.

2. E’ necessario che l’educazione dei bambini più piccoli venga riconsiderata all’interno di un progetto organico dell’intero comparto dei servizi educativi Zero-Sei (ma si dice che di tale progetto, a suo tempo da Lei prospettato, non si farà più nulla). Già nell’aprile 2004 erano state portate alla Sua attenzione, alla Giunta e al Consiglio Provinciale sia un quadro complessivo delle problematiche dell’area infanzia, sia indirizzi e proposte elaborate da insegnanti e coordinatori pedagogici redatte in sedi differenti. Ricordo che, tra l’altro, avevamo sottolineato:

- l’importanza della cultura di un progetto integrato Zero-Sei dai nidi alle scuole dell’infanzia, ma anche la necessità di definirne le specificità proprie, la struttura interna e il ponte tra le due triennalità (0/3 e 3/6): ciò in coerenza con i ritmi e le tappe di sviluppo dei bambini;

- la necessità di rivedere le norme provinciali sugli indici di funzionalità edilizia della scuola dell’infanzia (datate 1976) alla luce delle trasformazioni dei bisogni dei bambini, delle famiglie e della metodologia didattica (non sono previsti specifici spazi per il sonno, per la motricità, per gruppi contenuti al momento del pranzo, per il tempo prolungato, per i laboratori: le scuole fanno il possibile per ricavarli dall’esistente);

- rivedere i parametri relativi al numero di bambini per sezione e anche dell’organico del personale ausiliario.

Avevamo poi parlato di problematiche educative da tempo emergenti legate al nostro mondo che corre, alla necessità di porre freni alle accelerazioni degli apprendimenti, all’aumento nelle nostre scuole di bambini con disarmonie evolutive (più competenti per alcuni aspetti ma anche più insicuri e meno autonomi, con difficoltà comunicative, in sintesi più bisognosi di relazioni molto individualizzate con l’insegnante). Di tutto ciò va tenuto conto, perché l’educazione dei bambini e l’insieme delle strutture che vi concorrono è una materia complessa.

3. Nonostante le difficoltà molti insegnanti si impegnano per mantenere e aumentare la qualità delle nostre scuole, ed è comprensibile la protesta manifestatasi di fronte alle semplificazioni che hanno consentito e accompagnato questo provvedimento legislativo (compreso ad esempio un articolo dal titolo “Una rivoluzione per un bambino in più” sull’Adige di tempo fa che pareva avere l’implicito sottotitolo “Tanto rumore per nulla”). C’è inoltre preoccupazione nel vedere che si diffonde l’idea di razionalizzare le risorse esistenti semplicemente per offrire più posti nelle strutture educative senza riflettere su come si devono fare le cose.

Per comprendere che non si può semplificare con superficialità una materia complessa, è bene tenere conto che:

- molte sezioni hanno 25/26 iscritti e frequentanti, con due insegnanti la cui compresenza quotidiana avviene per lo più solo dalle 10 alle 12.30 o 13;

- che le sezioni sono eterogenee per età e che non dobbiamo trascurare i bisogni e le esigenze anche dei bambini di 4,5,6 anni e più (art. 61);

- un bambino piccolo che si fermi 10 ore a scuola entra in relazione con almeno 4 insegnanti diverse, nella migliore delle ipotesi (due di sezione, una per la nanna, una per il tempo prolungato); ma dobbiamo anche pensare alle sostituzioni del personale per malattia, ad esempio, o ai part-time;

- quanto più un bambino è piccolo, tanto più ha bisogno di attenzioni: nel modo di stare vicino all’adulto, di fare esperienze con gli altri e con le cose, di mangiare e di riposare, di vivere la dipendenza verso l’autonomia;

- anche a pari età all’ingresso alla scuola dell’infanzia c’è molta differenza tra i bambini che hanno frequentato il nido oppure no (meno autonomi, meno abituati alla vita di comunità);

- infine non si può dire che si tratta in fondo di un bambino per sezione, poiché questo è solo un calcolo statistico; inoltre, si potrebbero meglio soddisfare le loro esigenze se i piccoli fossero raggruppati insieme, così come verificato nelle esperienze di servizi educativi più avanzate del Nord e Centro Italia attraverso le sezioni “primavera” o “ponte”, che accolgono bambini tra 24 e 36 mesi con personale educativo e insegnante aggiunto e con un minor numero di iscritti.

4. La materia in discussione è complessa e delicata e c’è bisogno di dedicarvi un tempo adatto per riflettere evitando decisioni affrettate; sarebbe molto utile sospendere la sperimentazione per l’anno prossimo perché non sarà possibile in poche settimane, in tempo per la circolare sulle iscrizioni, vagliare più ipotesi. Se ci diamo il tempo necessario si potrà fare una buona sperimentazione: essa dovrà essere preparata con il coinvolgimento delle insegnanti, con il supporto del coordinamento pedagogico, con le famiglie, con le educatrici di nido e con gli enti interessati.

Le ipotesi potrebbero essere:

- Individuare sedi idonee per sperimentare le “sezioni primavera” (con lo specifico studio e investimento che ciò comporta), collocate ad esempio tra nido e scuola dell’infanzia nei centri più urbanizzati, oppure in quelle zone dove la scuola dell’infanzia sia l’unica risorsa di quel territorio.

- Individuare eventuali sedi normali di scuola dove possano essere soddisfatti adeguati criteri di fattibilità sperimentale: basso rapporto numerico insegnante/bambini; valide condizioni logistiche; spazi, arredi, materiali per il gioco, le attività, le routines (pranzo, sonno, cure igieniche); frequenza oraria diversificata; consistente presenza del personale ausiliario; formazione del personale; impostazione pedagogico-didattica di quella particolare sezione che accoglierà bambini più piccoli.

- Potenziare il servizio dei nidi, la cui normativa è più a garanzia dei bambini più piccoli, e valutare la possibilità di servizi educativi alternativi.

La civiltà di un paese si misura anche sull’attenzione che dedica ai più piccoli, quindi è importante investire a livello culturale ma anche finanziario in un progetto integrato di servizi educativi per l’infanzia da zero a sei anni.

La critiche espresse da moltissime insegnanti rispetto all’anticipo scolastico per i bambini di due anni e mezzo non sono quindi contro nessuno, ma a difesa della qualità che nella scuola dell’infanzia vogliamo offrire a bambini e famiglie.

Alessandra Azzolini
Scuola Provinciale dell’Infanzia di Villazzano Tre
Membro del Consiglio Provinciale dell’Istruzione