Rifiuti organici: dove li mettiamo?
Oltre a incrementare il compostaggio domestico, bisognerebbe ampliare l’impianto di Mezzocorona. Ma il paese non vuole...
In questi giorni è stato approvato il terzo aggiornamento del Piano provinciale di smaltimento dei rifiuti. L’attenzione, considerate le polemiche degli ultimi tempi, si è subito rivolta verso il ridimensionamento da tempo annunciato dell’inceneritore. In pochi anni, sotto la pressione dei critici e dei contrari ("Nimby trentino" in testa) e grazie all’attivismo di singole amministrazioni e di enti gestori che hanno dimostrato con i fatti la vetustà del piano provinciale in essere, la struttura destinata a bruciare una parte dei rifiuti prodotti nel nostro territorio in luogo delle discariche, è passata da una potenzialità di circa trecentomila a poco più di centomila tonnellate l’anno. L’accelerazione impressa in questi ultimi due anni alle raccolte differenziate dei rifiuti ha riproposto però il problema del loro riciclo, possibilmente in loco, visto che la filosofia della politica provinciale in materia di rifiuti è quella dell’autosmaltimento.
Una delle frazioni più impegnative da trattare è quella umida, il rifiuto organico putrescibile la cui quantità recuperabile,entro pochi anni, dovrebbe superare le cinquantamila tonnellate. A parte il fatto che un’azione più spinta di convincimento verso il compostaggio domestico (in orto o giardino di pertinenza) potrebbe, forse, ridimensionare il problema, ora parte di questo rifiuto è esportato fuori provincia. "L’autosufficienza nel trattamento della frazione organica - recita il documento appena approvato dalla Giunta Provinciale - è strategica per poter garantire ai cittadini trentini che non vi sia un costante aumento della tassa/tariffa di smaltimento rifiuti nel corso dei prossimi anni, in seguito ai possibili aumenti, peraltro già conosciuti negli ultimi mesi, dei costi di conferimento agli impianti extraprovinciali".
Per raggiungere l’autosufficienza, secondo la Provincia, servono altri due impianti: almeno uno di questi destinato a servire il Trentino centro-settentrionale.
Ecco che, allo scopo, è stata resuscitata la vecchia idea, più volte accantonata a causa delle proteste degli amministratori locali, di potenziare il "biodigestore" di Mezzocorona. Ma ancora una volta, quando si tratta di andare al sodo, scattano i veti. Il sindaco Fiamozzi la butta subito in politica, sostenendo la tesi della rappresaglia. Mezzocorona, secondo il sindaco, sarebbe stata scelta come sede di una delle piattaforme per lo smaltimento del rifiuto organico in quanto non schierata con il centrosinistra di Dellai e dichiaratamente contraria all’inceneritore anche in difesa delle pregiate produzioni agricole locali.
La lettura politica della vicenda, però, non convince, in quanto la questione del biodigestore è già sorta diversi anni fa, quando al governo della borgata c’era un’amministrazione omologa a quella di Trento. Anche allora tutti gli amminstratori si erano dichiarati contrari.
La struttura di Mezzocorona era stata acquisita dalla Provincia tramite la propria finanziaria Tecnofin, che l’aveva a sua volta rilevata da una distilleria dismessa, ancorché appena ristrutturata, alla periferia nord del paese. Da allora, e senza che alcuna protesta o lamentela sia stata manifestata, nello stabilimento sono smaltiti gli scarti (burlande) provenienti da alcune distillerie e cantine. Nel Duemila ci fu un altro tentativo di potenziare la struttura, ma scattò la reazione degli amministratori locali che in modo abbastanza indifferenziato, maggioranza e opposizione politica (ex maggioranza ulivista), si dichiararono contrari all’iniziativa, accampando rischi da cattivo odore e da traffico indotto dall’andirivieni dei camion del compostaggio. Oggi il pretesto del traffico aggiuntivo non può più essere utilizzato, perché nel frattempo è stata costruita una tangenziale che permette di evitare l’attraversamento del centro abitato. Restano però, pronti per essere agitati, gli spettri del passato, come quello della Samatec (che era tutt’altra cosa). Anche la stessa distilleria Val d’Adige, prima dell’opportuna ristrutturazione tecnologica finanziata negli anni Novanta con i soliti contributi provinciali, in quanto a puzza, non scherzava. Poi ci si è messa anche la vicenda di Levico, dove un impianto costruito di recente (evidentemente non a regola d’arte, anche se si tratta di una tecnologia diversa dalla digestione anaerobica prevista in quel di Mezzocorona) non fa certo una buona pubblicità agli impianti per il trattamento della frazione umida.
Alcuni abitanti della zona hanno costituito un battagliero comitato di protesta che chiede la chiusura dell’impianto. A suo tempo l’assessore provinciale all’ambiente, Iva Berasi, cercò di sdrammatizzare dichiarando: "In ogni caso la Provincia non intende forzare la mano. Tra poco incontrerò nuovamente gli amministratori comunali per quello che ritengo un chiarimento definitivo. Se non ci sarà accordo, troveremo sicuramente un’alternativa al sito di Mezzocorona. Una cosa in ogni caso è sicura: non c’è stato nessuno scambio tra la variante stradale che tra qualche anno (ora, invece già in funzione, n.d.r.) permetterà di distogliere il traffico pesante dalla borgata e l’attivazione del centro per il compostaggio".
Alla fine l’assessore Berasi non trattenne un giudizio politico sugli ex amministratori di Mezzocorona: "Quelli di prima avevano detto di sì alla nostra proposta e non è bello vedere che ora (che sono all’opposizione, n.d.r.) dicono di no". Dopo di allora, almeno pubblicamente, dell’impianto per il compostaggio, non si sentì più nulla.
Michele Ghezzer, unico rappresentante della sinistra nel consiglio comunale di Mezzocorona, è più prudente del suo sindaco: "Credo che la proposta della Provincia di utilizzare l’impianto di digestione anaerobica presso le distillerie Valdadige di Mezzocorona per trasformare una parte del rifiuto umido prodotto in provincia vada valutata attentamene. A fronte di opportune garanzie sull’impatto ambientale dell’impianto, anche sotto il profilo degli odori, credo che la cosa possa avere delle interessanti ricadute positive per Mezzocorona. Ricadute in termini di occupazione e di sfruttamento del biogas prodotto dall’impianto. Del resto, se dai rifiuti è possibile recuperare energia, sarebbe folle non farlo e non cercare di averne dei vantaggi. E poi, come si fa a parlare di ostracismo della Provincia nei confronti di Mezzocorona quando l’altro giorno l’assessore Grisenti, a fronte della proposta del Comune di ristrutturare parzialmente il palazzo delle scuole medie, ci ha offerto addirittura il contributo per ricostruire ex novo l’intero edificio?".
Addirittura quasi entusiasta della proposta provinciale un amministratore di tutt’altra zona. Da l’Adige, infatti, apprendiamo che il sindaco di Lasino, Mario Zambarda, si dichiara invece ben disposto verso l’impianto di compostaggio previsto nel territorio di quel comune. Il sindaco del piccolo comune della Valle dei Laghi è convinto che la struttura di smaltimento sarà utile per chiudere un ciclo produttivo, quello delle distillerie. L’impianto permetterà inoltre di risparmiare sul trasporto (ai costi attuali, una minor spesa di circa 18 euro a tonnellata) e perfino di ricavare energia dal biogas, rilasciato dal processo di decomposizione.
Accanto alle soluzioni tecnologiche andrebbe comunque percorsa anche la strada "dolce" del compostaggio domestico che, nella nostra provincia, non è ancora sufficientemente sfruttato. Dovrebbe, infatti, essere chiaro a tutti che, laddove è possibile, l’autosmaltimento della frazione umida nel giardino, nell’orto o nella campagna vicina all’abitazione dovrebbe rappresentare la naturale e più logica, oltre che economica, destinazione della frazione umida proveniente dalle abitazioni.