Lettera ad alcuni sindaci della Piana Rotaliana
Leggiamo su l’Adige del 27 aprile le dichiarazioni di alcuni sindaci della Piana Rotaliana, in replica a quelle del giorno precedente dell’assessore all’ambiente del comune di Lavis. Accanto a affermazioni di realismo, di non sudditanza, o di abbottonato pragmatismo, traspare un chiaro atteggiamento di delega nei confronti della politica provinciale; come se questa fosse la priorità di un sindaco.
I sindaci di Faedo, Mezzolombardo, Nave San Rocco, San Michele e Zambana non ricordano le numerose richieste di pubblico confronto con la Provincia, proposte sia da Nimby trentino, Coldiretti e Italia Nostra che dalle loro minoranze; trattasi di approfondimenti diretti, e non a distanza, sui quali devono desistere.
Quale e quanta etica da parte di chi ha imposto i doppi separati incontri di Faedo, Nave San Rocco e San Michele?
I suggerimenti a non insistere arrivano puntuali dalla Provincia, sempre così vigile a non confrontarsi sui suoi poco credibili dati e numeri, impostati innanzitutto sulla tutela del suo progetto di "termovalorizzazione" dei rifiuti. Vigile al punto che, dopo le dichiarazioni del 25 aprile del sindaco di Mezzocorona, sono improvvisamente ripresi gli incontri e le telefonate tra il presidente, l’assessore provinciale competente e alcuni amministratori rotaliani. Ciò spiega, a maggior ragione agli stessi sindaci, il peso politico della partita inceneritore, molto prima di un buon metodo di gestione dei rifiuti.
I sindaci dovrebbero rappresentare e tutelare le istanze e i bisogni dei propri concittadini; così sembrava nella campagna elettorale di un anno fa nel merito del progetto dell’inceneritore, visto che si erano proposti in maniera molto più critica e chiara dell’attuale; dovrebbero soprattutto coltivare rapporti di buon vicinato con i cittadini elettori, anziché con la Provincia, non rinviando, al domani o al mai, gli indipendenti approfondimenti sugli svariati rischi che deriverebbero dalla realizzazione di un impianto industriale di incenerimento. Così come non hanno ancora proposto incontri pubblici con esperti esterni all’ente provinciale, in modo da portare spunti di discussione alle loro comunità.
Sembrano ancora costretti a ritenere il contributo di quella trentina di esperti (che diventeranno una quarantina entro fine anno) chiamati in provincia da Nimby trentino, Coldiretti e Italia Nostra come informazione "ideologica", mentre quella della PAT dovrebbe continuare ad essere ritenuta l’unica verità. Non solo imposta ai sindaci ma anche ai 24.000 cittadini della Piana Rotaliana.
Sarà un bel giorno quando qualcun altro dei sindaci trentini vorrà decidere di compiere qualche passo verso ragionamenti nell’interesse dei propri cittadini elettori, lasciandone perdere altri certamente meno attinenti le questioni della tutela della salute e del loro territorio. E’ tuttavia probabile che, per intanto, dovranno ancora provvedervi i cittadini (come previsto a Cadine il prossimo 5 maggio), anziché chi è deputato a farlo per dovere istituzionale. Forse anche secondo coscienza.
Adriano Rizzoli (Nimby trentino)