Menù
Home
QT
Questotrentino
Mensile di informazione e approfondimento
Utente
Cerca

Bambini o nani terroristi?

In una scuola materna di Sabbionara, un “buon appetito” in arabo scatena l'indignazione dei difensori della cristianità: l’Islam è all’attacco?

Saremo pure faziosamente coglioni, e magari anche un po’ smemorati per via dell’età, ma quando trent’anni fa si litigava coi democristiani (ed era un confronto spesso durissimo) restava comunque aperto un comune terreno di buon senso che consentiva una discussione basata essenzialmente sulla razionalità. Oggi prevale invece il richiamo agli istinti, alle emozioni che non necessitano di essere verificate sui fatti. Un atteggiamento inaugurato a suo tempo dalla Lega, che basò le sue fortune su una diffusa stanchezza per una politica troppo ingessata, che richiedeva un certo autocontrollo e alcune conoscenze di base, e dunque poco divertente. A discutere con la pancia anziché col cervello, invece, sono capaci tutti.

Sabbionara

Mi danno fastidio gli stranieri? E allora li respingo, lamentandomi se sono degli sbandati ma anche quando si comportano da buoni credenti; cacciandoli dalle baraccopoli e protestando se ottengono una casa; accusandoli di essere dei nullafacenti e imputandogli di rubare il lavoro agli italiani; pretendendo che si integrino e facendo di tutto perché questo non possa accadere. Gli immigrati sono necessari all’economia italiana? E’ materialmente impossibile bloccarne l’arrivo in Italia?

Non m’interessa: io non li voglio, ohibò.

La premessa serve a introdurre la sconfortante vicenda di Sabbionara d’Avio, che riassumiamo ad uso dei distratti. La scuola materna di quel paese, un istituto cattolico parificato, è frequentato da 65 bambini, quattro dei quali sono di origine araba, ed il fattaccio avviene alla mensa. Su un punto, i due quotidiani locali divergono: sul Trentino leggiamo infatti che, prima di mangiare, "le maestre recitano con i bambini una preghiera (cattolica)", mentre sull’Adige l’orientatore pedagogico della Federazione delle scuole materne Silvano Mevdez precisa che "non si recitano preghiere da decenni. Ma ciascuno esprime il suo ringraziamento: chi rivolgendosi a Gesù, chi addirittura al nonno".

Fatto sta che i quattro bambini arabi, anziché "buon appetito" o "grazie Gesù per questo cibo", sono soliti dire, secondo il loro costume: "Che il Signore ci accompagni" (in arabo "bisbillè"), parola "accompagnata con un gesto della mano in segno di bacio verso il cielo".

Cosa succede? Probabilmente alcuni bambini, colpiti da questa "stranezza" ripetono a casa la parola, e in alcuni genitori sorge il timore "che i loro figli possano subire un indottrinamento forzato all’Islam" e si rivolgono direttamente ai consiglieri comunali di Alleanza Nazionale (per la cronaca: Federico Secchi e Dario Salvetti), che presentano una allarmata interrogazione.

Non serve a nulla che dalla scuola mandino a dire che "bisbillè" è un augurio e non una preghiera; che i genitori fossero stati avvertiti della "procedura" durante un’assemblea all’inizio dell’anno; che lo stesso parroco dica che questo modo di fare rientra in una pratica di educazione alla reciproca tolleranza. I due difensori della cristianità sono indignati: "Prima del pranzo non si insegna più il Padre nostro o un’altra preghiera cristiana. Si insegna una sorta di saluto al sole seguita da una litania, crediamo araba, accompagnata da una gestualità che richiama la religione musulmana. Il mondo probabilmente si è capovolto. Si è cominciato col togliere i crocefissi dalle aule scolastiche, e si è proseguito col non presentare il presepe nelle scuole per non offendere la suscettibilità islamica, ora si prosegue col sostituire al Padre nostro una preghiera che celebra l’Islam. Ora non basta più professare la laicità delle istituzioni, ora bisogna professare altre religioni".

Incurante delle ovvie reazioni a tanta insensatezza, uno dei due consiglieri di AN ne spara un’altra: "Bene farebbero i docenti ad insegnare ai bambini non solo le preghiere in italiano, ma anche ad augurare buon appetito in dialetto per rispetto delle tradizioni". E conclude perentoriamente: "In nessuna scuola deve essere permesso l’uso dell’arabo".

Di fronte a tali argomentazioni, avrebbe poca utilità replicare razionalmente. Non resta che tacere o ribattere altrettanto "di pancia": con cattiveria, o, preferibilmente, pigliando per il culo chi mostra di disprezzare in quel modo la propria (e la nostra) natura di esseri pensanti. Come fa l’aviense Luisa Pachera sul Trentino del 30 marzo: "No, non ci credo… forse i quattro bambini non sono bambini, ma nani infiltrati mandati da Kabul per minare l’integrità religiosa del nostro paese… Qualcosa sotto dev’esserci, perché non credo che i miei compaesani si sarebbero mossi per un piccolo bisbillè pronunciato da bambini che sanno ancora di latte".