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“Città in rivolta”

Agostino Petrillo, Città in rivolta. Los Angeles, Buenos Aires, Genova. Verona, Ombre Corte, 2004, pp.117, 10.

Maria Luisa Martini

Non è facile capire il presente. Coinvolti, spesso addirittura sopraffatti dal quotidiano, non sempre riusciamo a spingere il nostro sguardo al di là dell’immediato, oltre le cose che delimitano il nostro particolare orizzonte, per cogliere i grandi fenomeni che caratterizzano il nostro tempo e che stanno cambiando in modo sostanziale le forme della vita materiale, oltre che le relazioni sociali e i modi dell’espressione e della partecipazione politica.

In particolare il fenomeno delle grandi migrazioni dalle aree depresse del mondo verso le zone a sviluppo più avanzato va assumendo, per le sue proporzioni, caratteri dirompenti, che stanno modificano i tradizionali assetti del pianeta, non solo da un punto di vista socio-culturale, ma anche territoriale.

Un agile e documentato saggio di Agostino Petrillo, urbanista e docente di Sociologia Urbana presso il Politecnico di Milano, offre importanti strumenti di lettura di questi processi, che vengono affrontati da un angolo prospettico per molti aspetti inusuale. Accanto ad analisi di ordine socio-economico, che rendono ragione delle contraddizioni più acute aperte dai processi di globalizzazione, il volume presenta una riflessione specifica sulle città e sui mutamenti che stanno investendo la struttura urbana, sia dal punto di vista degli insediamenti sul territorio, sia sotto il profilo delle forme della vita materiale, dei rapporti sociali e delle relazioni interpersonali.

Muta il ruolo della città, da sempre luogo di scambio economico, di integrazione culturale e sociale: si affievolisce l’idea della città come un tutto, che per lungo tempo ha caratterizzato l’urbanesimo come modello dell’insediamento territoriale, e viene meno la condivisione di finalità comuni entro un quadro di pauperizzazione e di divisione sociale crescente.

L’autore guarda soprattutto alle grandi concentrazioni urbane dove, a seguito delle trasformazioni indotte dalla new economy nelle strutture produttive e nell’organizzazione del lavoro, il fenomeno dei migranti ha assunto dimensioni tali da far saltare, per così dire, il tessuto urbano preesistente, con le sue norme codificate di coesione sociale e di distribuzione residenziale. Si va disegnando una nuova geografia della città, in cui crescono in modo inquietante, accanto a nuove disuguaglianze, aree sempre più vaste di marginalità, non più solo socio-economica, ma anche spaziale, fisica.

Processi del tutto analoghi stanno investendo anche le nostre città, ne modificano gli assetti e producono linee interne di frattura, divisioni, frontiere, che corrispondono ad una precisa demarcazione sociale ed "etnica". La pianificazione urbana si trova oggi a dover fare i conti non solo con i problemi di crescita della città e di integrazione di periferie che si dilatano a dismisura. Si profila piuttosto la tendenza ad una frantumazione interna del tessuto della città, mentre si va disegnando una arcipelago di zone isolate, nettamente divise le une dalle altre: una frattura fisica che è il prodotto di una crescente esclusione sociale.

Queste chiavi di lettura delle nuove realtà urbane, esplicitate dall’autore nel primo capitolo del volume, vengono poi applicate nell’analisi dei fenomeni di rivolta che hanno interessato, nel corso degli anni più recenti, alcune realtà urbane: dal riot di Los Angeles del 1992, all’insurrezione nel dicembre del 2001 a Buenos Aires, fino alle tre giornate di Genova del luglio 2001 (Genova: cronaca di una repressione). Lette spesso in modo isolato, come fenomeni locali e contingenti, non permettono di far venire alla luce gli elementi di prossimità che, in realtà, le collegano e le rendono comprensibili: l’insofferenza per un ordine globale che viene sempre più chiaramente percepito come causa di ingiustizia e marginalità, la crisi dei modi tradizionali di organizzazione e di gestione della città, l’aspirazione, anche se ancora informale e confusa, a un ordine diverso, a una più equa distribuzione delle risorse.

A questi movimenti dobbiamo guardare per capire il nostro presente, ma soprattutto per cercare di intravedere il nostro futuro, illuminando i processi in corso, connessi con la globalizzazione dell’economia, che disegna in modo nuovo la dimensione urbana e chiede di impostare in forme diverse anche la questione della cittadinanza. Questo affinché l’aspirazione a "fare città", a costituire una realtà urbana condivisa e capace di fornire le basi per processi di integrazione, non rappresenti solo una scommessa impossibile.