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QT n. 7, 3 aprile 2004 Classica

Juilliard: professori in cattedra

Sala gremita, vera e propria ovazione per l'esibizione del celeberrimo quartetto.

Annalsia Sommariva

Il quartetto Juilliard sono quattro signori dai capelli bianchi che ispirano soggezione. Questi artisti americani prendono possesso del palco della Filarmonica con la sicurezza dei girovaghi di classe. Accordano gli strumenti più volte e sorridono con aria mite, loro che sono di casa di fronte alle folle adoranti di appassionati nella caotica New York.

Quasi prendendo il pubblico alla sprovvista, dopo aver sistemato spartiti e sedie, il primo violino Joel Smirnoff attacca le prime note, ed è come se non ci potesse essere altro suono. Spigolose e pungenti le note colpiscono i padiglioni auricolari degli spettatori come aghi di pino sul palmo di una mano.

La sala gremita segue le evoluzioni delle dita di Smirnoff, osserva le corde tese fino alla rottura del violoncello di Krosnick e sorride anche quando il Quartetto fa una lunga pausa fra un movimento e l’altro; fuori alcuni ragazzotti cantano a squarciagola.

Nel breve intervallo gli strumenti vengono riaccordati, forse per contrastare l’umidità dispettosa della serata. Si respira calma, rispetto per l’arte e cura per ogni nota. Ogni movimento comincia con la stessa flemmatica risalita da pianissimo a forte del primo violino. La ricchezza dell’elaborazione del tema dell’Allegro iniziale viene resa da questi domatori di archetto e corde senza mai perdere un eccezionale equilibrio. Anche l’Andante con moto di questo Quartetto n.3 Op. 18 di Beethoven, con la sua "melodia polifonica" riconferma l’affiatamento dei musicisti, e il tempo furioso del Presto non è mai caotico.

Il Quartetto in mi bemolle maggiore Op. 74 ha egualmente un’iniziale lenta introduzione, "sottovoce". Noto come "Quartetto delle arpe" per i ricorrenti "pizzicati", cui si alternano esposizioni di un tema più disteso, che si svolge liquido e languido, questa composizione concede al primo violino un ruolo concertante. Il canto del primo violino viene imitato da violino secondo e viola nel finale del primo movimento. Il Presto è anche in questa occasione vigorosissimo. I gesti del violinista Smirnoff sono veloci all’inverosimile; un attimo di incredula sospensione segue l’esecuzione del Quartetto.

Dopo l’intervallo si riprende col Quartetto in Do Maggiore Op. 61 di Dvorak. Più tormentato nell’esposizione dei temi, questo Quartetto ha un incedere passionale e sofferto, squillante e carezzevole insieme. Termina in un tripudio di gioioso vitalismo.

Dopo una vera e propria ovazione, al termine del programma regolare, il Quartetto Juilliard si lascia convincere ad offrire un bis. Il concerto si è chiuso quindi sulle note dell’Andante del Quartetto n. 575 di Mozart.

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