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QT n. 17, 11 ottobre 2003 Servizi

Il sindacato

Anche i sindacati hanno presentato un documento indicante le priorità auspicate. Sinteticamente ripercorriamo i punti salienti con Bruno Dorigatti, segretario della Cgil, e a lungo in predicato per essere un candidato forte nella lista dei Ds.

Tra le riforme, indicate quella della pubblica amministrazione.

Il segretario della Cgil Bruno Dorigatti.

"E’ un problema essenziale per l’economia, anche se la nostra pubblica amministrazione non è messa così male. Noi siamo per un’amministrazione alla francese, con una netta separazione tra il ruolo del politico e quello del dirigente".

Beh, con Dellai andate male. Le riforme iniziate la scorsa legislatura sono state insabbiate, e ora la giunta si esercita in continue e dure ingerenze nel lavoro della struttura, vedi il caso (ma non è l’unico) dei pareri del Via.

"Ne convengo. Ci sono state interferenze che non approviamo".

Su esternalizzazioni e privatizzazioni?

"Non siamo pregiudizialmente contrari, ma debbono esserci controlli e garanzie. E soprattutto dev’esserci una visione di quello che è importante tenere nel pubblico, e di quello che è meglio privatizzare. Per questo abbiamo chiesto a Dellai un programma delle esternalizzazioni e privatizzazioni, ma lui non lo ha fatto".

Voi puntate molto sulla formazione.

"Sì. Come anche gli industriali, puntiamo fortemente sull’innovazione, che vediamo come un fattore positivo anzitutto per il Trentino, per l’ambiente; ma anche per i lavoratori e i loro diritti, che possono essere meglio garantiti se l’azienda è competitiva e la forza lavoro valorizzata. Per questo chiediamo grande attenzione a tutti i livelli formativi: scuola, università, e poi formazione professionale, che dovrà essere permanente. Per non avere lavoratori obsoleti si dovrà arrivare a trasformare le riduzioni di orario di lavoro in orario di formazione. Questo permetterà di avere un’economia avanzata e di finanziare uno stato sociale adeguato".

Insomma, una centralità dell’industria legata all’innovazione.

"L’industria è un comparto che dà ricadute positive sul territorio, in termini di tecnologie e saperi. Da noi però si deve scontare un certo ostracismo. L’industria consuma territorio, inquina. Le acciaierie di Borgo si sono trovate contro un’opposizione costante".

Forse in queste motivazioni c’è del vero. Forse si tratta di scegliere, e incentivare le attività più innovative, non quelle che inquinano, occupano molto spazio e offrono lavori dequalificati.

"L’importante è non rimanere al ‘piccolo è bello’. Con il nanismo industriale non si va da nessuna parte. Noi abbiamo grandi aziende, come la Dana, come è stata la Sony e la Michelin, che hanno fatto crescere attorno una serie di aziende artigiane. Non puntiamo sul piccolo, teniamolo questo equilibrio tra grandi e piccole aziende".

Veniamo alla sicurezza, un campo dove ancora sembra esserci piena sintonia con gli imprenditori.

"All’interno delle Casse Edili, enti bilaterali imprenditori-sindacati, è cresciuto il Centrofor che si occupa di formazione alla sicurezza per imprese e lavoratori. Dobbiamo riconoscere che gli industriali spingono sui loro associati perché investano in sicurezza. E’ questo un tema in cui, con la collaborazione della Provincia, abbiamo raggiunto risultati tra i più avanzati d’Italia".