La staffetta
Il ritorno di Mario Malossini: nell'immediato posizione furbetta ed autolesionistica sulle vicende passate; nel medio periodo, leadership politica nel centro-destra.
Dunque Malossini è ritornato. Alla grande: capolista di Forza Italia, con un paio di interviste si è subito ritagliato il ruolo di leader in pectore del centro-destra. In conflitto con Andreotti, candidato alla presidenza della Provincia? Non ci pare: ci sembra piuttosto assistere ad una staffetta. Vediamo.
Malossini, soprattutto con un’intervista di fine agosto a L’Adige, entra in pieno nel dibattito politico. Però l’ex presidente ha ancora un grave handycap: dichiarato con sentenze definitive reo di corruzione e ricettazione, non può pensare di presentarsi impunemente all’elettorato. O meglio: può presentarsi all’elettorato di Forza Italia, che sulla questione morale non ha problemi; non però alla generalità degli elettori, compresi ampi settori del centro-destra (An e Lega, per iniziare). Di qui la posizione, per ora non di primissima fila, di Malossini, che evidentemente conta di tornare alla ribalta politica, lavorare, proporre, in maniera da far dimenticare, nel giro di un paio di anni, il proprio passato. Il calcolo probabilmente è giusto.
Forse però non lo aiuta la posizione furbetta che egli stesso assume rispetto al proprio passato. Malossini dice cose apprezzabili sulla propria "esperienza personale... che mi ha profondamente rigenerato... quanto è accaduto mi ha ritemprato e mi rilancia con un nuovo spirito e nuova responsabilità...". Ma poi continua a minimizzare le proprie colpe, fino a sostenere di aver "dimostrato di non aver mai inteso piegare un qualche atto dell’amministrazione ad altri e diversi interessi": evidentemente sperando che il lettore/elettore non ricordi che l’allora assessore Malossini aveva sottoscritto un patto scellerato con la signora Prada, con cui impegnava la Pat a comperare i terreni Prada a Trento Nord, in cambio della villa Prada (per sé, non per la Provincia).
Il che fa il paio (vedi Ancora Malossini) con altre dichiarazioni autoassolutorie (come l’"ora è tutto chiarito" quando la Cassazione lo assolse dall’accusa di concussione, ma per dichiararlo reo di corruzione).
Insomma Malossini è il peggior nemico di se stesso: invece di dichiarare con sincerità le proprie colpe, chiedere scusa, e solo dopo cercare di voltar pagina, insiste nel voler sorvolare sul passato, o nel darne versioni edulcorate e insostenibili. E così facendo fornisce munizioni al fuoco degli avversari, e ritarda la propria riabilitazione.
Comunque, è prevedibile che, nonostante tale autolesionismo, questa riabilitazione arrivi, dopo un paio d’anni di visibilità politica. Ed ecco quindi il gioco della staffetta con Andreotti. Il quale da Malossini è già surclassato, come sostanza politica delle proposte; e lo sarà sempre di più, conoscendo il gap fra i due in termini di capacità di lavorare, di circondarsi di consulenti adeguati, di ascoltarli.
Insomma, data per scontata la vittoria di Dellai alle elezioni di ottobre, è facile prevedere nel centro-destra un graduale emergere della leadership Malossini.
Secondo noi (a parte le riserve su una persona che non sa fare i conti col proprio passato) un processo positivo. Finora il centro-destra si è affidato a personaggi sbracati alla Boso, oppure inconsistenti nel loro grottesco inseguire Dellai nei suoi rapporti con i poteri forti. Malossini può forse essere la persona giusta per rappresentare un centro-destra credibile, che sappia incalzare Dellai sulla sua politica, e non nella rincorsa al voto dei razzisti o dei fondamentalisti cattolici. Il che farebbe bene all’insieme della politica trentina.