Quelli che stonano
Nel coro dei consiglieri, tutti "amici di Franco", c’è qualcuno che stona, per fortuna. Anzitutto Guglielmo Valduga del Centro: "Ho sempre pensato che chi risulta colpevole di un reato, con una sentenza confermata nei vari gradi di giudizio, dovrebbe abbandonare la vita politica. Nel caso specifico, di fronte a una condanna per furto, mi chiedo quale credibilità possa avere un politico: la moralità, la correttezza etica, sono un prerequisito fondamentale dell’attività politica."
Wanda Chiodi (Ds) pare sulla stessa linea, anche se esplicitata con toni amical-corporativi da compagni di classe: "Lui può fare quello che vuole, ma se dovessi dargli un consiglio, visto che lo conosco da tanto tempo, gli direi: Franco, resta a casa. Credo che un suo rientro non sia opportuno. Per lui, prima che per gli altri".
Rimane in silenzio invece Vincenzo Passerini (Costruire Comunità), che non intende sovraesporsi nel ruolo di moralizzatore, negli stessi giorni in cui dichiara di non volersi ricandidare, perché la politica deve essere servizio e non professione. "La mia posizione rimane quella di sempre" - ci conferma comunque Passerini. Quella espressa nella lettera aperta rivolta allo stesso Tretter all’indomani della condanna in primo grado e del rifiuto di Tretter a dimettersi: "Quello che ancor più rende tutti increduli e sgomenti è la sua volontà di continuare a far parte, nonostante quanto successo, del Consiglio regionale e del Consiglio provinciale. Sono soprattutto le persone semplici che sono scandalizzate e ferite da questi suoi comportamenti. Ferite nel profondo, offese in quel che resta della loro fiducia nelle istituzioni e in chi vi è stato mandato per decidere e comandare. Ancora una volta esse si chiedono: perché i potenti che sbagliano sono riveriti e i poveri diavoli, invece, umiliati e disprezzati?".