Una sera a S. Francesco Saverio
Magnetica edizione de "La forza del Divino Amore", oratorio di fine '600 ottimamente interpretato.
Passando da piazza Duomo, la sera del 23 maggio, non si poteva fare a meno di notare la nuova bellissima opera-giardino, come non si poteva trascurare la musica proveniente dallo spazio concerti utilizzato per l’inaugurazione. Tutta la città pullulava di gente, e, nel calore attenuato dal sopraggiungere delle tenebre, celebrava la bella stagione.
Un folto gruppo di originali (come definire qualcuno che in una così bella serata si fa rinchiudere in una chiesa?), riunito a S. Francesco Saverio, ha avuto modo di gustare l’ipnotico ascetismo dell’oratorio di Tommaso Bernardo Gaffi (1670 ca.-1744), La forza del Divino Amore (1691), che propone un episodio della vita di S. Teresa d’Avila: la giovane Teresa e il suo amato Rodrigo vengono invitati dall’Amor Divino a partire per l’Africa. La parte di Teresa era interpretata da Marivì Blasco, quella di Rodrigo da Salvo Vitale e Amor Divino era il soprano Leona Peleskova.
Questo terzetto di affiatati cantanti ha reso giustizia a un testo non particolarmente docile, rendendo palpabile la ricerca interiore della Grazia Divina che i due protagonisti compiono attraverso le sofferenze. Marivì Blasco ha brillato in particolare nei recitativi, mentre la Peleskova ha reso l’equilibrio di Amor Divino, e la sua funzione di tramite col Cielo con acuti molto ispirati. A suonare, c’era l’ensemble "Pian & Forte", con Antonio Frigè, nella doppia veste di direttore e organista.
Fin dalle prime battute l’opera denuncia una complessa tessitura e svela tutti i rapporti che la musica di Gaffi intrattiene col resto del panorama settecentesco. L’acustica della chiesa ha esaltato gli squilli della tromba, la soavità dell’arpa e lo splendido gioco d’insieme creato dagli archi tutti. Ricordiamo che si è trattato di un’occasione straordinaria, in quanto questo oratorio di rado viene eseguito in pubblico. Inoltre si trattava di una parziale "riscrittura". L’instancabile Antonio Carlini si è dedicato alla revisione dell’opera insieme ad Antonio Frigè, ed il loro intervento armonizzava perfettamente con lo stile dell’ensemble, che ha reso una performance ineccepibile.
Come la maggior parte delle composizioni in questa forma dopo la metà del ‘600, La forza del Divino Amore non comprende la partecipazione del coro, quindi lo svolgersi delle arie e dei recitativi dipende dalla maestria dei cantanti.
Il potere magnetico di questa opera recuperata è forte, tanto da ipnotizzare e condurre alle riflessioni più spirituali. Ciononostante, dopo il concerto è stato piacevole tornare ad assaporare le ombre fugaci della musica di piazza Duomo e delle splendide composizioni dei giardini in città.