Alicia Alonso: il mito, la danza e Cuba
Dalla tecnica classica al flamenco alla pantomina: il Ballet Nacional di Cuba di Alicia Alonso in "Nozze di sangue" e "Carmen" al Sociale di Trento.
Nata a L’Avana nel 1921, Alicia Alonso è stata una delle ballerine che ha segnato la danza classica del Novecento. Da interprete acclamata a Broadway, si impone in tutto il mondo come étoile dei grandi balletti romantici, con prestigiose compagnie, tra cui l’American Ballet. Ma anche come musa di Balanchine, il grande coreografo del secolo scorso, padre del Neoclassicismo. Poi, nel pieno della carriera, una grave infezione agli occhi la rende quasi completamente cieca. Lei non si scoraggia e continua a danzare, con l’ausilio di segnali luminosi sul palco.
Tutto questo è storia della danza, è mito. Oggi, invece, Alicia Alonso è una donna di ottantadue anni, di forte carisma, sempre impegnata in lunghe tournées per seguire i suoi danzatori e per incontrare appassionati di tutto il mondo, come i tanti trentini accorsi al Teatro Sociale il tredici di febbraio, quando la Alonso ha presentato il suo Ballet Nacional de Cuba. "Ho ballato da sempre - racconta la Alonso nell’incontro pomeridiano col pubblico - per questo mia mamma ha sofferto molto durante la gravidanza. Da piccola, la tata mi lasciava in una stanza con il giradischi, e sapeva che poteva stare tranquilla perché finché c’era la musica io ballavo, mettendomi anche una tovaglia in testa per fingere di avere i capelli lunghi. Mi è sempre piaciuta la danza, anche quando non sapevo che era la danza".
Il primo balletto che apprende è quello spagnolo, durante un viaggio in Spagna con la famiglia, mentre il padre doveva comprare cavalli per il governo di Cuba. "Imparare questi balletti era il regalo che mio nonno, che era spagnolo, mi chiese di portargli dalla Spagna". Quindi lo studio della danza classica a L’Avana e poi a New York.
Balla in tutto il mondo ma, spiega "quando ero all’estero il cuore restava sempre a Cuba". Nel 1948 fonda così il Ballet Nacional de Cuba, la prima compagnia di danza classica cubana. "Ho vissuto non solo per ballare, ma anche per far ballare gli altri" - ha detto Alicia Alonso, ricordando anche l’importanza della psicodanza per aiutare le persone disabili e della danza come linguaggio universale che deve favorire la pace tra i popoli.
La sera, è stata la volta del Ballet Nacional de Cuba, che ha interpretato due titoli forti del suo repertorio: "Nozze di sangue", dall’omonimo dramma di Federico Garcìa Lorca, con la coreografia creata nel 1975 da Antonio Gades apposta per questa compagnia, e "Carmen", su musica di Georges Bizet, rielaborata in chiave contemporanea: con queste due opere la Alonso, e i cubani in generale, hanno recuperato le loro origini spagnole. Il Ballet Nacional de Cuba vanta danzatori versatili che passano con disinvoltura dalla tecnica classica al flamenco (soprattutto nelle "Nozze"), e alla pantomima. Particolarmente gradita dal pubblico quest’ultima, a dispetto del fatto che nella danza attuale la pantomima è percepita come una forma di espressione un po’ fuori moda, ma che si è invece rivelata efficace per lo sviluppo drammaturgico delle due vicende e interpretata con intensità da tutti i ballerini.
Una compagnia di balletto storica e due titoli di grande richiamo hanno naturalmente fatto registrare il tutto esaurito al Teatro Sociale di Trento. Al termine del balletto, Alicia Alonso stessa è uscita in scena insieme ai suoi danzatori, ricevendo un’ovazione dal pubblico trentino.