“Musica ‘900”: si comincia bene
A confronto il coro della SAT e "Les Noces" di Stravinskij interpretato da una formazione italo/islandese: un concerto eccezionale.
Due settimane fa, presentando questo concerto, ho scritto che il coro SAT avrebbe interpretato "Nozze" di Stravinskij: classico errore causato dalla pigrizia. Non avevo controllato bene il programma della manifestazione "Musica ’900". A mia parziale discolpa posso solo dire che, in questo periodo di esperimenti e di ritorno all’happening contro le tradizionali modalità di fruizione delle varie forme d’arte, non mi sembrava del tutto impossibile che un coro di montagna si proponesse un’incursione in uno dei brani più difficili e sperimentali della musica classica russa. In fondo, Stravinskij in quest’opera aveva ripreso dei canti popolari... Potenza della disinformazione!
Il concerto invece è in un certo modo diventato un happening, ma in maniera ben diversa da quella che mi ero immaginata. Intitolata "Nozze", la serata ha visto il palco diviso fra i canti in stile montano del pregevole coro SAT e "Les Noces" di Stravinskij eseguite dal coro Pratum Musicum, da un ensemble di musicisti e da quattro solisti.
Una serata sorprendente. La resa di alcuni canti in tema col titolo della serata ("El canto de la sposa", "Ama chi t’ama", "La sposa morta", "L’è tre ore che son chì soto") da parte del SAT è stata sopraffina. Dalle valli dei suoni più cupi, fino alle vette degli acuti più squillanti, non c’è sfida che intimidisca questi cantanti. Il direttore Mauro Pedrotti li guida con scioltezza, una sola occhiata e le voci si moltiplicano, intensificano, glissano, svaniscono. Il pubblico applaude a scroscio.
L’opera di Stravinskij è stata in questa eccezionale occasione interpretata da un gruppo misto italo/islandese. Maurizio Dini Ciacci ha spiegato prima dell’esecuzione che questa formazione aveva già affrontato il pubblico islandese nell’ambito del festival di Reykjavik. Il coro Pratum Musicum diretto da Stefano Chicco, i quattro solisti Sonia Visentin (soprano), Elisabetta Lombardi (mezzosoprano), Gardar Thor Cortes (tenore) e Berthor Pàlsson (basso) hanno cantato in due lingue differenti, italiano e francese, mentre i quattro pianisti Edda Erlendsdottir, Anna Gudmundsdottir, Stefano Chicco e Patrick Trentini si sono intesi con i sei percussionisti (Pétur Gretarsson, Steef von Oosterhout, Eggert Pàlsson, Guido Facchin, Dimitri Fiorin e Cinzia Honnorat) nell’uso percussivo dei propri strumenti.
Si è trattato di un’esecuzione che avrebbe tutto il diritto di rimanere negli annali degli eventi musicali trentini. Unico neo: non si prevedono repliche.