Meglio la pluriclasse purché sotto casa?
A Giovo vogliono razionalizzare i servizi scolastici. Ma molti protestano.
I consiglieri comunali di Giovo vogliono alzare il livello di qualità dei servizi scolastici e di assistenza all’infanzia del loro comune riorganizzando la rete degli edifici scolastici del capoluogo e delle frazioni. E, cosa rara, lo vogliono tutti. Maggioranza e minoranza, compatti, hanno sottoscritto in piena estate un documento unitario che nei giorni scorsi è stato approvato ufficialmente, e quasi all’unanimità: tutti favorevoli, con la sola eccezione di un assessore, che si è astenuto.
In sostanza, a Giovo vorrebbero un’unica sede comunale per ciascun tipo di servizi scolastici. Attualmente, invece, la situazione è più complessa e, evidentemente, non soddisfa la comunità (patria di ciclisti) più popolosa della Val di Cembra, comunità sparsa in numerose frazioni e masi anche molto distanti gli uni dagli altri.
Il Comune di Giovo, per fornire i servizi scolastici alla popolazione, oggi dispone di tre edifici (uno a Verla, uno a Palù ed uno a Ceola), adibiti a scuola dell’infanzia; due scuole elementari (una a Verla ed una a Palù) ed una scuola media a Verla (il capoluogo). I consiglieri comunali rilevano però, che sul territorio comunale è assente il servizio di asilo nido, che viene solo parzialmente assicurato mediante una convenzione con il Comune di Lavis, in base alla quale sono riservati due posti a favore della popolazione di Giovo. La scuola dell’infanzia, dicono gli amministratori di Giovo, è in una situazione critica a causa dello squilibrio demografico delle varie frazioni. L’asilo di Ceola è da sempre a rischio di chiusura per scarsità di bambini, mentre quello di Verla è sovraffollato ed è ospitato in un edificio che, nonostante non siano mancate le migliorie, presenta i limiti connessi all’epoca di costruzione (primi anni Sessanta). Paradossalmente, l’asilo di Palù, ristrutturato di recente ed in grado di rispondere alle esigenze più moderne, è utilizzato al 50% delle sue potenzialità.
E ancora: nella scuola elementare di Verla si registra un sovraffollamento, con classi numerose, mentre a Palù, nonostante gli sforzi fatti per introdurre il nuovo orario a tempo lungo, rimane basso il numero degli iscritti e non sono ancora scomparse le pluriclassi, da molti ritenute incompatibili con l’esigenza di qualità nell’offerta scolastica. Solo per la classe prima dell’anno scolastico 2002/2003 si è arrivati ad un equilibrio ma, dicono in municipio, solo grazie all’impegno dell’amministrazione comunale, che ha finanziato il trasporto per i nuovi iscritti ad una sede scolastica diversa (quella di Palù) da quella di utenza (la scuola di Verla). Una scelta "politica" che, anche a causa dei costi crescenti, non può durare in eterno. Infatti la provincia di Trento, dopo aver concesso una deroga per l’anno scolastico 2001/2002 e soltanto a seguito dell’intervento del difensore civico, sollecitato da alcuni genitori che si ritenevano lesi nei loro diritti, ha ribadito di non potersi accollare le spese del trasporto dei ragazzi in una sede scolastica diversa da quella naturale, cioè quella più vicina all’abitazione.
La sostituzione del Comune alla Provincia nel finanziamento del trasporto non può, per sua natura, che essere limitata nel tempo e quindi, dicono gli amministratori di Giovo, è necessario individuare una soluzione alternativa che possa conciliare l’esigenza di qualità nell’offerta scolastica con la stabilità nel tempo, evitando in futuro le accese discussioni, a volte accompagnate anche da fratture sociali, che da troppi anni si susseguono in seno alla comunità.
Ma quest’ultimo obiettivo, quello di evitare "discussioni e fratture sociali" sembra già saltato: a pochi giorni dalla riunione del Consiglio comunale, nella frazione di Palù (560 residenti) sono state raccolte 333 firme di cittadini che, semplicemente (o semplicisticamente - afferma qualcuno) non vogliono che la scuola elementare di Palù, quella con le pluriclassi, sia chiusa per far posto all’asilo comunale. Tra le firme, qualcuna più pesante delle altre, come quella di Francesco Moser, il campione di ciclismo e già assessore provinciale in quota PATT. In testa all’appello, la firma di Gilberto Simoni, che "finalmente è ritornato primo", sottolinea ironicamente qualche paesano.
Insomma, non è bastata l’unità di tutte le forze politiche di Giovo per evitare fratture. Nonostante che il paese sia governato da tempo da una solida maggioranza di area Patt, sembra che la raccolta di firme sia stata promossa da personaggi politicamente molto vicini alla lista elettorale del sindaco Aurelio Michelon, uomo di fede autonomista.
D’altra parte, qualche voce di animato dissenso rispetto al progetto si era già levata dall’assemblea pubblica organizzata dal Comune alla fine di agosto. E neanche la pubblicazione integrale del documento dei consiglieri sulle pagine del bollettino comunale è servito ad evitare qualche inevitabile contestazione.
Ma torniamo alle analisi ed alle proposte degli amministratori. Per la scuola media non si registrano particolari problemi organizzativi; esistono invece difetti di qualità costruttiva nell’edificio, ad esempio nei serramenti esterni e soprattutto nel tetto, che presenta molteplici infiltrazioni d’acqua, non risolvibili con interventi di manutenzione ordinaria.
Alla fine, se le buone intenzioni del Comune troveranno concretezza, a Giovo, riutilizzando e riorganizzando gli edifici esistenti, i servizi scolastici troveranno un’estensione: saranno confermati la scuola dell’infanzia unica, a Palù, quella elementare e quella media, a Verla, e sarà aperto l’asilo nido, oggi inesistente, a Ceola.
Come si vede, gli amministratori hanno cercato di non scontentare nessuno: forse un approccio, di tipo puramente tecnico avrebbe portato a concentrare tutte le strutture in unico luogo (magari nel capoluogo), ma nonostante ciò, come si diceva, è partita l’azione di resistenza da parte dei "paluderi". Nel piano del Comune, infine, ci sono anche le proposte per riutilizzare l’edificio dell’asilo di Verla che, se passerà il progetto generale di riorganizzazione, dovrebbe essere chiuso ma subito dopo destinato ad ambulatori medici ed altri usi pubblici ed associativi. Insomma un disegno apparentemente razionale ed intelligente ma che sollecita vecchi e mai sopiti rancori di campanile.
Nella storia del Comune, a causa della sua particolare divisione in frazioni, i dissidi per gli edifici scolastici non sono una novità. Racconta, infatti, l’autore (padre Remo Stenico) di una pubblicazione di storia locale che il Comune, nei tempi passati, ha sacrificato non poche risorse per garantire una scuoletta in tutte le frazioni. Ma ormai i numeri parlano chiaro: a fronte di un aumento di circa 200 abitanti negli ultimi venti anni, le nascite sono in diminuzione, attestate nell’ultimo decennio su una media di 28 l’anno contro la media di 36 nati degli anni Settanta. Difficile a questo punto, giustificare il mantenimento di più sedi scolastiche per lo stesso livello d’istruzione. Racconta ancora il libro di padre Stenico che nel passato, per garantire edifici scolastici in ogni luogo, molte amministrazioni comunali occupate ad accontentare con scarsa lungimiranza ogni richiesta proveniente anche dal più piccolo paese, hanno fatto ricorso a mutui decennali, finiti di onorare perfino dopo che alcuni di quegli stessi edifici, costruiti con i debiti, avevano cessato da tempo di funzionare come scuole, stroncati dalla diminuzione della natalità. E a Giovo, già molti anni fa, nel tentativo di salvare una di queste piccole scuole elementari, si ricorse allo stratagemma di anticipare a cinque anni (precorsero la ministra Moratti!) l’età di frequenza di qualche alunno, con la spiacevole coda di qualche precoce bocciatura.
Da noi sollecitato a esprimere la posizione del mondo della scuola, Efrem Zancanella, genitore di due studenti di Giovo e Presidente del Consiglio dell’Istituto Comprensivo della Valle di Cembra, a titolo personale, concorda con il documento dei consiglieri comunali, che "affronta nel modo giusto una serie di problematiche locali relative alle scuole materne, elementari e medie, e dà una risposta anche ad altre esigenze diverse da quelle del mondo scolastico. Ciò che forse da alcuni non è ancora stata capita ed apprezzata fino in fondo, è l’innovazione nel metodo di affrontare i temi dell’istruzione e dei servizi di assistenza all’infanzia: non più singole risposte a singoli problemi delle varie scuole, ma un’azione coordinata e complessiva, diretta ad evitare che, nel tentativo di risolvere un problema, se ne possano creare altri. Il documento va apprezzato anche per il coraggio nell’affrontare una riorganizzazione complessiva del sistema scolastico comunale, considerato che, in ogni comunità, l’argomento è fonte di accese discussioni, malumori e critiche, a volte anche con ripercussioni nella governabilità dei Comuni.
Troppe volte anche l’importanza della scuola è stata ed è ancora intesa in funzione dell’esistenza dell’edificio scolastico, piuttosto che dell’efficienza e della qualità del servizio scolastico, a discapito quindi dei veri utenti della scuola, ossia i bambini, che hanno bisogno dello stimolo e dell’accrescimento che derivano dal confronto con un adeguato numero di coetanei".