“Ti piace studiare?”
Gino Cretti, Ti piace studiare? Affettività, contesti socio-culturali e modelli esplicativi del risultato scolastico, Iprase, Trento, 2002, pp. 259.
"A me la scuola fa venire i dolori di corpo" - dice Pinocchio alla Fata Turchina in un famoso passo del celebre romanzo. Quanti sono i ragazzi che potendo parlare con franchezza ammetterebbero di condividere questa affermazione? A questa domanda cerca di rispondere Gino Cretti, ricercatore presso l’Iprase (Istituto provinciale di ricerca aggiornamento sperimentazione educativi) con una minuziosa analisi che cerca di individuare precisi parametri quantitativi.
La ricerca, condotta nella scuola dell’obbligo della provincia di Trento, è composta di due sezioni e un’appendice: nella prima parte sono trattate le questioni che si riferiscono al metodo di studio, nella seconda sono riportati i risultati della somministrazione di due prove oggettive (lettura e lessico), nell’appendice sono raccolte alcune elaborazioni volte a chiarire le scelte di metodo e di contenuto del lavoro. Le parti sono strettamente collegate fra loro dai soggetti esaminati (sempre gli stessi) e dal disegno complessivo dell’indagine che richiede di verificare di continuo la connessione fra tutte le variabili considerate.
Numeri, tabelle e grafici possono rendere però difficile la lettura, scoraggiare chi è interessato più ad una piacevole lettura di sintesi che ad un approfondimento. Così, nelle Note introduttive, è l’autore stesso a proporre alcune indicazioni per semplificare la lettura. Nel libro è reperibile materiale vario: per conoscere gli atteggiamenti e le percezioni degli alunni di quinta elementare e di terza media in relazione al metodo di studio; per verificare l’incidenza sul territorio delle variabili socio-affettive (motivazione, scoramento, organizzazione, strategie positive, aiuto domestico); per rilevare le competenze linguistiche degli alunni di quinta elementare; per capire ciò che fa la differenza e in modo particolare ciò che può predire un risultato.
Dall’indagine risulta che molti aspetti del metodo di studio sono legati a processi di crescita e maturazione dei soggetti intervistati. La scelta degli spazi, l’aiuto domestico, la richiesta di spiegazioni, l’uso di precise strategie di apprendimento dei contenuti incidono sul profitto più che la quantità di tempo dedicata allo studio. In particolare colpisce il fatto che i livelli di "scoramento" crescono con l’età. Questo chiama direttamente in causa la scuola, istituita da una comunità quando quest’ultima ha deciso di compiere un salto di qualità culturale, ha cioè superato l’esclusiva preoccupazione della sopravvivenza per intraprendere l’affascinante avventura, tutta umana, di fare cultura. E’ pertanto responsabile dei processi di crescita che vanno gestiti nell’interesse stesso degli utenti del servizio scolastico. Di qui la necessità di intervenire in maniera efficace portando avanti esperienze culturali che siano stimolanti e gratificanti anche sul piano personale.
Ad incidere sul successo scolastico sono più i fattori extrascolastici - il titolo di studio dei genitori, le situazioni del contesto ambientale, le percezioni, il vissuto personale - che l’organizzazione dell’istituto scolastico. Si tratta di aspetti per lo più noti, ma non sempre gestiti in maniera adeguata: non è infatti facile comprendere la realtà psicologica dell’alunno, quell’importante aspetto che è l’autostima e la fiducia in se stessi, alcuni atteggiamenti, le capacità di controllo delle situazioni di apprendimento, i modi con cui ogni alunno si avvicina al sapere e alla conoscenza. Complessivamente risulta che l’ottenere buoni risultati è strettamente legato ad "un io debitamente strutturato, in grado di proiettare un’immagine di sé concreta, schietta, autentica, definita entro ambiti e limiti precisi".
La Fata Turchina di Pinocchio non si scandalizza più di tanto per la franchezza del burattino, ma lo avvisa che "i ragazzi perbene prendono amore allo studio e al lavoro; i ragazzi perbene vanno volentieri alla scuola… Per istruirsi e per imparare non è mai troppo tardi". Alla fine quindi il burattino di legno diventerà un bambino e cambierà il suo atteggiamento. Traducendo il linguaggio ottocentesco di Collodi, la metafora del burattino che diventa bambino è valida ancora oggi. La scuola per tutte le società avanzate è l’istituzione incaricata di adattare gli individui alla vita sociale. Se la funzione della scuola è agire per la formazione di tutti i membri della comunità, nessuno escluso, la questione degli atteggiamenti nei confronti dello studio è di cruciale importanza per tutta la società. Indipendentemente dalle abilità culturali e professionali che verranno richieste agli individui nel corso della loro esistenza adulta, l’impatto avuto con la scuola nel periodo dell’infanzia non sarà mai stato irrilevante.