Un deseo de formas
Dopo “Les Italiens”, gli artisti catalani a Parigi in mostra a Palazzo Martinengo a Brescia fino al 12 maggio.
Parigi è una festa - scrive Manuel Vasquez Montalban nel saggio in catalogo; la domenica della vita - aggiungiamo noi - ad inizio secolo, cosmopolita come vorremmo sia oggi ogni città che rispetta le identità culturali e che a sua volta gode di nuova linfa grazie all’apporto delle singolari originarie esperienze, alle differenze di prospettiva e di strade nuove.
La mostra bresciana dedicata agli artisti catalani a Parigi aggiunge un altro tassello nella formazione di quel mosaico straordinario, di quel grande laboratorio estetico che fu la capitale francese. Conosciamo meglio gli architetti catalani, Gaudì in testa, Domènech e Muntaner a seguire, molto meno i protagonisti del rinnovamento estetico figurativo che decorarono quegli straordinari edifici e che contribuirono allo sviluppo delle tendenze artistiche di fine Ottocento ed ai fuochi d’artificio delle avanguardie. Sempre per la borghesia catalana la diffusione delle riviste, i luoghi d’incontro come i caffè, le feste mondane di Sitges, Mecca del Modernismo, rappresentarono i luoghi di decantazione delle idee, emozioni e confronti avuti in terra francese.
Continua anche per i pittori catalani la tradizione delle promenades sui Lungosenna, come in alcuni quadri di Ramon Martì Alsina, pittore repubblicano e liberale (nella mostra è presente anche una mediterranea "Donna distesa" di grande qualità, dei particolari veristici di una squallida soffitta, prototipo di tante altre che accolsero artisti stranieri, di un café ambulante di un Roma’ Ribera Cirera, dei momenti tipici della festa come la "Uscita dal ballo" sempre di Cirera negli splendidi cangianti della seta, o i languidi sfinimenti "dopo il ballo" di Ramon Casas (per una strana coincidenza queste due opere laiche sono conservate nel museo dell’abbazia di Montserrat, autentico tempio della religiosità catalana!).
Isidre Nouell dipingeva a Parigi immagini di gitane che lo resero famoso, come Gaspar Mirò Lleo conquistò grande fama con le sue minivedute della metropoli. Bellissimi i manifesti pubblicitari delle sigarette Paris di Ramon Casas e di Xavier Gosè, e poi belle donne, bozzetti per il mondo della moda, il can-can con i riflettori e i pizzi di Pere Ysern Alié. Lontano dai rumori alcuni pittori di atmosfera novecentista e intimista provano a definire il silenzio di un "Cappello sulla tavola" di Felin Elies, che ricorda alcuni capolavori di un Cagnaccio di S. Pietro, o le "Signorine Godon" di Josep de Togores.
Ma con Joan Mirò la musica cambia: le sue litografie per copertine di riviste ("Aidez l’Espagne", "Le Minotaure"), progetti per nuove riviste – "Le XXème siècle" -, gli otto pochoirs a colori "Il était une petite pie" del 1928!, la sua "Donna nuda" del 1931 o le "Essenze della Terra" sono un concentrato di invenzione e poesia incredibili.
Infine le 42 acqueforti belle e ossessive di Dalì del 1934 che accompagnano i "Canti di Maldoror".