In luce oltramonti
In tour alla scoperta del Settecento tedesco in Italia.
Sicuramente saranno corsi fiumi d’inchiostro nei giornali della provincia di Trento per onorare l’emissione celebrativa di un francobollo che ricorda i 250 anni di fondazione dell’Accademia Roveretana degli Agiati, "centro importante di mediazione e di rapporto tra le realtà intellettuali del mondo di lingua italiana e quello di lingua tedesca" (Livio Caffieri).
L’Accademia continua a promuovere cultura: recentissima è la pubblicazione di un libro, "Il Settecento tedesco in Italia", edito nei tipi de Il Mulino in collaborazione con l’Università di Bologna, interessante perché ci restituisce ritratti, considerazioni di prima mano sul mondo tedesco fuori dagli schemi codificati dell’Illuminismo tout court, in forma quasi privata o di stretti contatti personali che ci riferiscono le novità d’oltralpe. Una sorta di ventaglio alla rovescia; non il souvenir da Gran Tour, il ventaglio con le vedute delle antichità romane, di Napoli e Pompei o il Voyage en Orient, per intenderci, ma pensieri di uomini di cultura che in un tour un po’ inusuale e forti di una pretesa superiorità della lingua italica non restano indifferenti di fronte al notevole contributo in campo filosofico e giuridico-istituzionale (libri "massicci" li chiamava Pilati, utili ma che non si "leggevano con piacere"). I tedeschi in originale sono pure poeti eccellenti, ma sfigurati barbaramente nelle traduzioni. In alcuni casi in ambiente letterario si formeranno strane alleanze tra italiani e tedeschi per far fronte comune all’intrusione sempre più massiccia in Europa di una lingua vacua come quella francese ("infranciosimento della lingua... perniciosa, effeminata letteratura oltremontana de’ giorni nostri" - così scriveva Giovanni Francesco Galeani Napione).
Da queste pagine risulta sorprendente nella seconda metà del Settecento la centralità del Trentino nello studio e conservazione di opere tedesche, nella molteplicità dei contatti culturali tra le due aree, a cui va affiancato il ruolo dell’Accademia Virgiliana di Mantova. Una storia scritta su documenti poco conosciuti, come quelli del Muratori di cui ci dà testimonianza il primo capitolo del libro, nella invocazione della certezza del diritto e delle fonti, delle conquiste culturali dell’Impero e della laicità come valore, di fronte alla "pretensione dei preti" (il possesso di Comacchio rivendicato ingiustamente dalla Chiesa di Roma e usurpato alla Casa d’Este). Eppure "i libri son pubblici, le ragioni son dette" - ebbe a lamentarsi il Muratori!
E poi il filone del giusnaturalismo, tra gli orientamenti estremistici dei philosophes e il conservatorismo dell’ortodossia cattolica; la letteratura politica che trova nella Stamperia Imperial-Regia di Rovereto un centro di diffusione del riformismo asburgico; il circuito massonico e il ruolo di Carl’Antonio Pilati che già nel 1781 voleva far "tradurre in italiano i migliori storici tedeschi e di farli pubblicare"; le problematiche della traduzione nel rispetto di ciascun idioma; il ruolo delle riviste, prima tra tutte l’Antologia Romana con la diffusione delle "Relazioni antiquarie" del Winckelmann e dei "Pensieri sulla pittura" del Mengs, il Raffaello tedesco, capisaldi delle teorie neoclassiche; ancora, la necessità dell’erudizione ma anche del mestiere per la pratica del conoscitore d’arte e del restauro nell’opera di Giovan Battista Casanova, artista e fratello del più celebre Giacomo.
Un libro che restituisce peso, corpo a persone che provano ad uscire ogni tanto dalle pagine di uno stradario.