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Uova di dinosauro e uffici del Mesozoico

Vincenzo Passerini

La incivile situazione dell’Ufficio Stranieri della Questura di Trento non può essere liquidata ancora una volta con le solite parole: "Stiamo facendo, diamo i permessi in un tempo inferiore al resto d’Italia, bisognerebbe avere più soldi, i problemi della Questura sono annosi…". Questo angolo di disumanità nel cuore della città di Trento va rimosso subito, non si possono attendere ancora altri anni.

Da anni, non da settimane o da mesi; da anni sentiamo sempre la solita risposta: "Stiamo facendo, diamo i permessi in un tempi inferiori agli altri, mancano soldi, la Questura sta crollando…".

Ma anche stamattina (tutti l’hanno visto passando per via S. Marco mentre si recavano all’incontro con il Dalai Lama al castello del Buonconsiglio), tutto era come ieri, come l’altro ieri, come un anno fa, e come sarà domani, posdomani e fra un anno, se non si affronterà la questione seriamente, una volta per sempre.

Ancora c’è gente che fa la fila dalle 3 del mattino (chi arriva alle 5 è già 30° o 40°), sperando di riuscire ad arrivare allo sportello prima di mezzogiorno, sennò deve tornare il giorno dopo.

Ancora c’è gente che fa la fila per giorni senza riuscire ad accedere allo sportello. Ancora ci sono albergatori della val di Fassa o della val di Non che devono venire a Trento, due, tre, quattro volte o fare cinque, sei, sette ore di fila ogni volta per cercare di avere un permesso per delle persone straniere che dovrebbero andare a lavorare da loro per la stagione turistica.

Ancora ci sono albergatori o artigiani che dicono: "Piuttosto di affrontare un’odissea di questo genere, per un mese lo faccio lavorare in nero".

Ancora ci sono albergatori o artigiani che riescono a mettere a posto le pratiche solo quando i loro dipendenti stranieri se ne sono andati…

Ancora c’è gente che arriva lì ignara e non trova nessuno che distribuisca un foglio con delle informazioni. E aspetta, magari invano, come i venti poveri cristi che aspettavano invano l’apertura il giorno di San Vigilio, perché non c’era lo straccio di un cartello che avvisasse che quel giorno era festa a Trento e l’ufficio sarebbe rimasto chiuso.

Ancora le volonterose gentili impiegate lavorano a mano; perché coi computer ci giocano ormai tutti i bambini dai 5 anni in poi, ma all’Ufficio Stranieri della Questura sono ancora un oggetto misterioso.

Saranno state finte le uova di dinosauro del canyon del rio Sass, a Fondo, ma l’Ufficio Stranieri del Mesozoico che tutti possono ammirare (arrossendo) presso la Questura di Trento, è vero, tragicamente vero.

Le soluzioni ci sono, l’ho ricordato anche nella mia interrogazione del 26 giugno; basta volerle attuare, come fanno altrove:

1. Uffici decentrati nelle valli (a Bolzano lo fanno e funziona).

2. Uso dei computer (lo fanno in tutto il mondo); la Provincia ne comperi dieci per la questura, domattina.

3. Affitto di una sede spaziosa per dare un tetto a chi è in coda, senza lasciarlo in balia del sole, del gelo, della pioggia (lo si fa per tante cose, i soldi non mancano, gli edifici non mancano; ma allora cosa manca?) e per dare al personale della Questura una decente e funzionale sede di lavoro.

4. Un minimo di attenzione per l’informazione immediata (foglio ciclostilato in più lingue: costa poche migliaia di lire e poche ore di lavoro).

Ci si spieghi perché queste cose, che si possono fare subito, non si fanno. Perché non si possono fare? Dove sono gli ostacoli? Cosa c’è di grave che impedisce di risolvere una situazione disumana, incivile, vergognosa, in una città che ostenta fiori, palazzi, mostre, negozi, ricchezza e civiltà ovunque?

Continuerò a porre queste domande finché questo problema non sarà risolto.

P. S. Mi permetto di chiedere agli organi di stampa, alle televisioni e alle radio, di insistere per quanto è loro possibile in questa battaglia, che è una battaglia di civiltà.