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Le dimensioni di una sconfitta

Nessuno può mettere in dubbio la vittoria del centro-destra, tanto netta è la maggioranza di seggi ottenuti alla Camera e al Senato. E’ però altrettanto vero che alla maggioranza dei seggi non corrisponde la maggioranza dei voti, e ciò per effetto della legge maggioritaria e dei meccanismi dei collegi uninominali.

Scrive Asor Rosa su L’Unità del 16 maggio che, sulla base delle percentuali di voto alla Camera e al Senato, le tre formazioni dell’Ulivo, di Rifondazione comunista e dell’Italia dei valori superano di alcuni punti la Casa delle libertà. Un dato clamoroso, secondo Asor Rosa, perché dimostra l’esistenza di un ampio schieramento di centro-sinistra che per la prima volta nella storia diventa maggioranza nell’elettorato italiano "nel momento stesso in cui perde il Governo dell’Italia". Se il ragionamento è corretto, più che un dato sarebbe una beffa clamorosa.

Luigi Pintor, in un severo e sarcastico editoriale del Manifesto, arriva alla medesima constatazione, anche se ne trae conclusioni diverse: "Se immaginiamo di essere in un sistema proporzionale e sommiamo tutti gli elettori che non hanno votato a destra, scopriamo di essere in maggioranza".

Cesare Salvi in un’intervista al medesimo giornale ribadisce che "la maggioranza degli elettori si è espressa conto il centro- destra. Se aggiungiamo a Rifondazione comunista anche l’Italia dei valori di Antonio Di Pietro, avremmo un’ampia maggioranza".

Queste affermazioni di tre diversi autorevoli personaggi lasciano il tempo che trovano a fronte dell’indiscutibile risultato elettorale, ma mettono in luce un aspetto non secondario della "anormalità" italiana. Berlusconi non ha operato nessuno sfondamento né al centro, né a sinistra. Non c’è stata nessuna Caporetto nell’elettorato del centro-sinistra. La Caporetto se mai è degli stati maggiori. Ciò non diminuisce la gravità della sconfitta, anzi l’aggrava.

Se infatti Berlusconi con una minoranza di voti ha conquistato la maggioranza dei seggi, perché il centro-sinistra invece con la maggioranza dei voti ha perduto il confronto? Questo è il vero punto della questione.

E’ evidente che la responsabilità non è degli elettori, ma esclusivamente dei gruppi dirigenti. In politica non esistono accordi impossibili, specialmente sul piano elettorale. Lo ha dimostrato Berlusconi, che nonostante il tradimento e gli insulti di Bossi, è riuscito ad aggregare intorno a Forza Italia forze politicamente antagonistiche come la Lega e Alleanza nazionale. Questo è stato l’asso vincente, non le televisioni e la demagogia. Soltanto la cecità politica di Bertinotti, di Di Pietro e dei vari capi dell’Ulivo (Veltroni, D’Alema, Rutelli, Castagnetti, ecc) ha impedito l’accordo sul versante del centro-sinistra, consegnando così la vittoria a Berlusconi pur avendo la maggioranza nel paese. Di conseguenza l’elettorato si sente ingannato, truffato, e dai suoi gruppi dirigenti pretende l’uscita di scena: devono andarsene tutti, ponendo fine a un inglorioso percorso politico durato 5 anni dai nerissimi punti squalificanti: la mancata soluzione del conflitto d’interesse, la caduta di Prodi, la partecipazione alla guerra nei Balcani contrabbandata come operazione di pace violando la Costituzione, la vergogna della Bicamerale, la legittimazione di Berlusconi come statista e padre costituente, le vergognose leggi in materia di giustizia, la mancata difesa dei giudici di Mani Pulite, la smobilitazione della lotta alla mafia, ecc. ecc.

Come meravigliarsi se in Sicilia la destra ha ottenuto 61 seggi su 61, e la sinistra zero?

La stampa estera aveva scritto a più riprese (The Economist, Le Monde, Financial Time, El Pais) che l’ elezione di Berlusconi a primo ministro era "impensabile" sia per il conflitto di interesse, sia per i vari processi in corso dopo la discesa in campo per evasione fiscale e per corruzione di uomini politici e perfino di giudici. Dimenticando però un piccolo ma decisivo particolare (ignorato stranamente anche dai gruppi dirigenti del centro-sinistra e dai giornali fiancheggiatori, con l’eccezione di Micromega): che tre anni prima di darsi alla politica Berlusconi era stato dichiarato falso testimone dalla Corte d’Appello di Venezia con sentenza definitiva nº 97 del 1º ottobre 1990. Epoca non sospetta, quando nessuno poteva pensare al complotto giudiziario. L’impensabile è dunque accaduto: avremo come primo ministro non solo un uomo chiacchierato e indagato per numerosi reati e in conflitto d’interesse con lo Stato, ma anche uno spergiuro. Non per demerito di Berlusconi, ma per colpa esclusiva del centro-sinistra che gli ha preparato il tappeto rosso da Arcore a Palazzo Chigi.

Leggo sui giornali la stupefacente dichiarazione di Veltroni: "Lascio la guida DS dopo il voto di Roma". La guida?! A me pareva, ormai da anni, che l’autobus viaggiasse senza conducente, mentre i passeggeri scendevano a frotte (1,7 milioni di elettori perduti dal 1996 ad oggi).