Menù
Home
QT
Questotrentino
Mensile di informazione e approfondimento
Utente
Cerca
QT n. 18, 14 ottobre 2000 Servizi

Il pianeta in miniatura

Expo 2000 di Hannover. Una mostra che è una denuncia della situazione ambientale.

Ambiente, tecnologia turismo, sono i tre temi che dominano l’Expo 2000 di Hannover. Nei padiglioni sono leggibili le mille contraddizioni della nostra vita sul pianeta. In un solo padiglione, per esempio, troviamo mirabilmente legate la denuncia, la proposta, il sogno. Il padiglione Basic Need ci getta in faccia la volgarità del consumismo e la nostra inconsistente difesa davanti alla stupidità; troviamo la violenza legata al lavoro minorile, la terra ormai trasformata in pattumiera, l’agressivitèà diffusa nel genere umano.

Ci si incammina poi nella leggerezza della vita dei tempi lenti e dell’armonia presente ancora nelle tribù nomadi e in villaggi dove l’uomo dalla natura riesce ancora a ricavarne l’essenza, capolavori, colori, tessuti, alimento, calore, gioco. Poi il passo più difficile tramite la tecnologia più sofisticata: anche in questo campo è possibile non perdere legami fondamentali con il proprio territorio, con l’etica, con il rispetto dell’ambiente e delle persone.

Infine ancora la denuncia, che passa di nuovo attraverso gli strumenti dell’arte: migliaia di disegni di bambini sulla pace e sul disarmo, sculture avveniristiche, linee originali, poesie, centinaia di disegni di artisti di tutto il mondo carichi di ironia e di satira sul tema energetico.

La conclusione ci è offerta in poesia, grazie alle moderne tecnologie, con la rappresentazione del valore della natura, dei paesaggi del legno, e delle foreste, della forza e della fragilità della natura, della compenetrazione dell’uomo nelle piante.

Questo è quanto abbiamo trovato in un solo spazio, ma non sono stati solo i padiglioni tematici a sollevare il tema ambiente e la complessità del nostro sistema di vita, ma anche quelli degli Stati nazionali. La tecnologia ha solo aiutato l’espressione artistica di tanti paesi. Su tutti trionfano il Giappone, l’Ungheria e la Finlandia: il primo paese ha ricostituito il percorso dell’inquinamento da anidride carbonica, arrivando alla drammaticità dell’allarme ozono per offrirci le alternative energetiche già possibili: tutto questo è stato inserito all’interno di una enorme struttura sostenuta da travature di cartone coperte di carta, materiali che a fine manifestazione saranno riciclati al 100%. La Finlandia e l’Ungheria hanno investito anche loro nell’intelligente uso delle tecnologie attraverso lavori di architettura. Il primo paese ci ha permesso di vivere l’emozione della presenza nelle vaste foreste di betulle, il secondo ha stupito con l’avveniristico padiglione di legno.

Altri ancora hanno saputo legare bene tecnologia e fantasia: il grande cubo blu percorso dall’acqua a cascata dell’Islanda, il Messico con il viaggio virtuale in navetta lungo la storia, Nepal, Bhutan, Thailandia, Australia, Sri Lanka regalandoci perfino il respiro, gli odori, i colori, i tempi dei loro ambienti di vita.

Accanto a queste e a tante altre ottime proposte troviamo cadute abissali. Alcune comprensibili. L’Ucraina che costituisce attrattiva turistica con l’inno nucleare, la Russia che ci presenta la superata storia della conquista dello spazio e il mercato della matrioska. Vi sono paesi che non hanno potuto investire milardi, come l’Albania, e oltre alla povertà economica offrono la miseria ideale. Altri paesi, con semplicità e modestia, hanno lasciato segni importanti: Andorra, Slovenia, la Macedonia. Altrove trionfa l’allegria ed il colore (il padiglione africano o quello latino-americano), in altri la freddezza con barriere di incomunicabilità, come nei padiglioni di Austria, Norvegia, Svezia e Inghilterra.

Si legge anche come l’Italia, pur presentando un contenitore importante, non trovi che un solo passaggio forte da lanciare all’Expo: cinque auto, dalla vecchia berlina ad oggi. Le montagne e il mare, Venezia o i capolavori dell’arte non esistono. Una presenza lascia il segno dell’abbandono e della banalità, ma probabilmente l’Italia rimane un paese schiavo dell’industria dell’auto e della nostra classe politica. In uno spazio comunque ristretto della vasta Germania abbiamo potuto leggere la sintesi delle varietà delle culture della nostra umanità, degli ambienti, del valore, della ricerca, delle tradizioni e della disgregante forza della stupidità umana. Quasi ovunque si sono letti veri e propri inni alle politiche di pace e di disarmo, rispetto della natura, delle minoranze culturali.

Veniamo ora al nostro ambito, all’Euregio. La stampa locale ha attaccato con veemenza l’investimento delle tre provincie arrivando a definire inutile questa specifica presenza. Un giornalista non può comunque pretendere di raccogliere la complessità di un simile appuntamento con mezza giornata di osservazione o seguendo i soliti lamenti di dirigenti dell’Associazione artigiani o dell’Unione commercio e turismo.

Il discusso padiglione dell'Euregio all'Expo di Hannover.

L’area del Sudtirolo ha fatto bene a inserirsi in questo appuntamento, a ritagliarsi uno spazio autonomo, specifico: non esserci sarebbe stata un’occasione sprecata. Certo, era necessaria meno improvvisazione, forse più semplicità. Lo stand è anonimo, le "sculture piramidali" non comunicano nulla se non ingombro. Non si legge l’anima delle nostre Alpi, la straordinaria semplicità dell’area tirolese. Il confronto con la piccola Slovenia o l’Armenia ci distrugge. Il Trentino, l’area più attiva, è la provincia più penalizzata. L’idea di Südtirol presente in Germania si ferma a Bolzano, Merano, Val Gardena. Tutto il resto è solo Italia.

Fortunatamente per noi un’APT ancora pubblica e non riformata è riuscita a sopperire almeno parzialmente alle inqualificabili assenze di protagonismo di Confindustria, del mondo agricolo, dell’imprenditoria turistica e artigiana. Con un protagonismo serio di queste istanze la presenza dell’Euregio poteva risultare molto più incisiva.

Gli ultimi quaranta giorni hanno visto una notevole ripresa di visitatori dell’Expo; lo ripeto, l’assenza sarebbe stata solo un errore. Le ultime proposte monografiche che sono state organizzate dalla sola APT hanno fermato migliaia di persone davanti allo spazio, centinaia si interessano, giornalisti europei sono sempre attenti alle iniziative promozionali.

Ancora un’ultima considerazione. Avevamo iniziato dicendo come l’investimento nel turismo sia stata una presenza costante di tutti gli Stati nazionali.

Se i nostri politici invece di presenziare con toccate e fughe elettoralistiche in Germania avessero visitato con attenzione l’insieme di Expo 2000 si sarebbero vergognati delle recenti scelte urbanistiche adottate. Si sarebbero accorti che stanno viaggiando ancora con il devastante metro in legno degli anni ’60, di essere poveri e privi di idee. Mentre da noi si impongono autostrade, mini-aeroporti e ancora aree sciabili, Canada, Finlandia, Messico, Islanda e terzo Mondo ci hanno insegnato che lo sviluppo si costruisce grazie alla natura libera e alla promozione della propria specificità ambientale, al patrimonio storico e artistico che si presenta, alla capacità di utilizzo della tecnologia, alla ricerca scientifica attraverso il consolidamento di una solida base formativa.

Parole chiave:

Articoli attinenti

In altri numeri:
Gli elefanti e la tirolesità

Commenti (0)

Nessun commento.

Scrivi un commento

L'indirizzo e-mail non sarà pubblicato. Gli utenti registrati non devono inserire altre verifiche e possono modificare il proprio commento dopo averlo inserito.

Riporta il codice di 5 lettere minuscole scritto nell'immagine. Puoi generare un nuovo codice cliccando qui .

Attenzione: Questotrentino si riserva la facoltà di cancellare commenti inopportuni.