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QT n. 8, 15 aprile 2000 Cover story

La corsa dei sindaci

Sindaci e elezioni comunali nella lunga transizione post-democristiana: liste frammentate, fragili candidature di bandiera, agganci ai poteri forti; ma anche idee condivise, programmi stimolanti. Il caso di Rovereto.

In queste pagine ci occupiamo delle elezioni comunali, con vari servizi, partendo da Rovereto. Indagando su un Trentino minore se vogliamo, rispetto alla più ricca e potenzialmente più incisiva politica provinciale; ma più vicino al cittadino, e più funzionale in quanto sorretto da una legge elettorale che - pur con aspetti demenziali (la sempre incombente elezione di un sindaco senza maggioranza) - permette una più agevole governabilità. Eppure, come vedremo, pure questa parte della politica è in difficoltà, ancora alla ricerca di un approdo alla transizione post-democristiana.

Iniziamo con Rovereto, seconda città della provincia, la prima - e forse unica - città industriale. Ed anche la prima città ad essere guidata da un sindaco di sinistra Bruno Ballardini. Sulla Giunta Ballardini abbiamo già scritto, traendo un primo bilancio. Dall’insieme di queste interviste ai candidati sindaco, ci sembrano venire confermati i punti forti e quelli deboli dell’esperienza di Ballardini. I punti deboli: le difficoltà nei rapporti col Consiglio comunale, con la città, un atteggiamento da politica distaccata dal cittadino, aggravato da una serie di tradizionali operazioni spartitorie. Problemi che hanno portato a un certo disincanto prima, e ad un esaurirsi dell’esperienza poi, attraverso la crescente stanchezza dei suoi protagonisti, che difatti non si sono - quasi al completo - ricandidati.

Ma ci sono anche i meriti. L’aver portato la città a superare - forse definitivamente - l’atteggiamento piagnone/rivendicativo rispetto a Trento. L’aver chiaramente ancorato il futuro della città a una rinnovata centralità di cultura e istruzione, col grande impegno per portare a Rovereto l’Università (e pur con il flop - finora - del Polo museale-culturale, dovuto alla concezione meramente poltronistica dell’attività della politica nei consigli di amministrazione). L’aver elaborato un Piano Regolatore improntato a un ragionato eppur ampio e dinamico riuso dell’esistente; Prg fortemente contrastato dalle opposizioni, ma (vedi le interviste) con secondarie o inconsistenti motivazioni di merito.

Esauritasi la giunta Ballardini, la vita politica va avanti con problemi irrisolti: il perdurare delle frammentazioni, con la presentazione di ben sette candidati e anche l’inconsistenza di alcuni di questi (c’è chi individua come primo problema di Rovereto la sicurezza dei cittadini, o propone di mettere fianco a fianco industrie e negozi; e chi su temi basilari non sa dire alcunché). Ma al contempo vengono pure presentate idee, progetti. E soprattutto sembra acquisito l’indirizzo di fondo: una città aperta e collaborativa, verso Trento ma non solo, che faccia di cultura e istruzione uno dei suoi punti di forza, sapendoli collegare - attraverso l’innovazione tecnologica - con l’altra propria caratteristica, quella di città industriale.

Anche chi è di altra area, può riconoscere che questo è un buon lascito del primo sindaco di sinistra.