Poche novità in val di Fiemme
La riconferma dei poteri forti.
Il 14 maggio si vota per il rinnovo dei Consigli comunali, praticamente già domani. Non si direbbe vivendo in valle di Fiemme. O, più correttamente, la disputa non emerge non diventa visibile, concreta. Tutto, nei Comuni più grandi come in quelli più piccoli, si decide grazie ad una estenuante sommatoria di incontri personali, tenuti segreti, dove i protagonisti valutano proposte, garanzie di successo, visibilità e possibilmente assessorati.
Visto che non si vota a Predazzo, leggiamo la situazione partendo da Cavalese, il Comune capoluogo della valle, governato ormai da dieci anni dal sindaco politicamente più rappresentativo, Mauro Gilmozzi, nato civico-repubblicano, oggi margherito privato della corolla dopo essere passato accanto alle fronde dell’abete di Grandi. Un dato di coerenza gli va comunque dato: è esponente delle valli, della diffusa periferia trentina e questa è la sintesi della sua ideologia politica. Come già avvenuto cinque anni fa, Gilmozzi è appoggiato da tre liste, tutte civiche oggi: la sua di origine, i Tre Abeti, un’altra sua creatura, la Bilancia, e Unione per Cavalese, un composito insieme di ex democristiani e forzaitalioti, un gruppo di geometri attaccati al carro del potere, che nel corso della legislatura hanno sostituito nell’amministrazione il gruppo del PATT caduto in disgrazia.
Questi ex democristiani erano stati gli avversari più accaniti del Gilmozzi illuminato che grazie al sostegno della sinistra, nei primi anni ’90, aveva avviato il nuovo Piano Regolatore, il teleriscaldamento, un percorso culturale del paese innovativo e forte. Non appena raggiunta la poltrona assessorile, questi nuovi personaggi si sono adeguati al programma contro il quale tanto avevano urlato e sono risultati umili servitori. Grazie alla sua innata intuizione politica, Gilmozzi ha buone probabilità di ritornare vincitore, forse fin dal primo turno. Ha saputo raccogliere nelle sue liste persone provenienti dall’associazionismo, ha ricostruito i percorsi di cinque anni prima, gruppi di lavoro specifici nei quali coinvolgere sensibilità e intelligenze (la mortificazione arriverà pochi mesi dopo l’elezione), togliendo ad altre culture politiche personaggi importanti, che hanno preferito la scorciatoia del mecenatismo a quella dell’impegno esterno alle istituzioni, ha già distribuiti i futuri assessorati.
L’autostrada elettorale di Gilmozzi è garantita anche dalla pochezza dell’avversario. La destra ed il PATT hanno investito in un maresciallo dei carabinieri in pensione, Giacomo Nardelli, una simpatica persona che, smessa la divisa dell’Arma, ha indossato quella del sagrestano per oltre un anno facendo il palo ai vecchietti/e davanti alla chiesa ed oggi agita lo spettro dell’anticomunismo per battere Gilmozzi. Suoi sostenitori saranno un vigoroso ma culturalmente povero PATT, una Forza Italia che ha perso tutti i personaggi più importanti in quanto assorbiti nelle civiche dal sindaco uscente, Alleanza nazionale, i resti della Lista Segni e alcuni militi pensionati che sono stati precettati.
La sinistra candida a sindaco Stefano Turrini, un coerente difensore dell’ospedale di Cavalese, personaggio di spicco nella amministrazione di Daiano che abbandona deluso. Nella lista troviamo presenti tutte le anime della sinistra: la parte ambientalista, quella di Rifondazione, quella diessina e quella più moderata. Il programma è un manuale di idealismo e di coerenza, vuole essere il punto di partenza di una nuova aggregazione di soggetti che riportino i cittadini ed i bisogni reali protagonisti della vita amministrativa, la tutela del valore della cultura e della solidarietà.
Altro Comune importante è Tesero. Si esce da un’esperienza amministrativa debole gestita da un’unica lista, in quanto la sinistra si era alleata con i rappresentanti dei poteri forti e da questi è rimasta schiacciata per cinque lunghi anni. Oggi Maurizio Zeni, esponente storico della cultura socialista, ha deciso di riaffermare una identità di sinistra nel paese e si contrappone al sindaco uscente. Ma ci saranno altri contendenti: Giovanni Zanon, dell’area pattina, ed un’altra lista civica, ma tutte vantano ben poche aspirazioni.
A Castello-Molina il clima è già incandescente. Il sindaco uscente lascia il posto ad un democristiano storico, Adriano Bazzanella, con una lista che porta risposta ai tradizionali poteri forti del paese. Avversario di Bazzanella sarà Werner Pichler, il rappresentante del Comitato Tre Febbraio, passato dall’area autonomista verso i DS (elezioni provinciali) per approdare ai democratici di Di Pietro e da questi venire sconfessato quale dirigente provinciale. Pichler ha provato a raccogliere attorno a sé una parte importante della sinistra di Castello, ma vista l’assenza del referente principale - Claudio Demarchi -, il progetto è naufragato.
La campagna elettorale è partita male, con lettere offensive e calunnie contro il sindaco uscente, risposte emotive, contenuti deboli.
Negli altri piccoli Comuni della valle non si registrano novità e contenuti importanti se non a Valfloriana, dove le minoranze, spaccate fra loro da personalismi incomprensibili, offrono nuovamente l’occasione a Marco Nones di trionfare. E a Capriana, dove non ricandida il discusso sindaco uscente, sostenitore della discarica in ambito fluviale: Alberto Casal lacia via libera a suo cugino, Luciano Dallio, vicesindaco uscente. Dallio dovrà confrontarsi con Renata Tavernar, la cittadina che praticamente da sola è riuscita a sconfiggere tutti i sindaci di Fiemme sulla fattibilità della discarica di Capriana e che ha subìto minacce e ritorsioni di ogni tipo.
Come già quattro anni fa, anche stavolta si sono registrate grandi difficoltà nel formare la lista di opposizione, in quanto la popolazione è intimidita. I cittadini rispondono in positivo alla necessità di cambiamento, ma solo quando saranno sicuri che l’attuale sindaco non sarà più della partita, nemmeno come consigliere.
Quanto accaduto in questi quattro anni a Capriana dovrebbe far riflettere quei legislatori che ancora oggi stanno lavorando per rafforzare i poteri decisionali dei sindaci e privare del tutto, anche nelle future associazioni dei comuni, le minoranze di ogni possibilità di controllo amministrativo. Il dato che accomuna un po’ tutte le situazioni di Fiemme è la evidente immaturità della popolazione locale alla partecipazione dei processi decisionali: è diffusa la sottomissione agli amministratori, è diffusa la ricerca del soddisfacimento di interessi privati, è debole l’attenzione verso i problemi sociali, verso la formazione scolastica, verso i bisogni delle fasce deboli. La precarietà del lavoro nel settore turistico ha diffuso anche precarietà sociale ed egoismo,e probabilmente il risultato elettorale di questa tornata amministrativa confermerà questo dato politico, anche nelle realtà più significative.