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Viso pallido, hai la lingua biforcuta

Pulizia etnica contro i serbi, Uck più vivo che mai, Kossovo verso l’indipendenza: è così che si rispettano le risoluzioni dell’Onu e il diritto internazionale?

La risoluzione dell’Onu n.1244, che il 10 giugno 1999 ha posto termine alla guerra nei Balcani, stabiliva fra i vari punti la fine della pulizia etnica, il disarmo dell’Uck, il riconoscimento della piena sovranità jugoslava sul Kossovo, cui avrebbe dovuto essere restituita l’autonomia politica e amministrativa soppressa nel 1988 dal governo di Milosevic.

Dopo quattro mesi è possibile fare un bilancio e rispondere alla domanda: cosa sta succedendo in Kossovo?

Dopo i misfatti delle milizie serbe (e dei bombardamenti della Nato), sono cominciati i misfatti dei kossovari che stanno effettuando la pulizia etnica contro i serbi. Dal giorno dell’entrata in Kossovo delle truppe Nato, circa 200.000 serbi vengono quotidianamente minacciati, angariati, fatti oggetto di attentati, espulsi dalle loro case. Insieme con la minoranza serba viene distrutta la cultura ortodossa. Sono ormai 60 le chiese e i monasteri che, dopo il 10 giugno, sono stati rasi al suolo o gravemente danneggiati. Affreschi medievali di straordinaria bellezza artistica sono ormai perduti per sempre. I due monumenti più importanti, ancora relativamente intatti, i monasteri di Granatica e del patriarcato di Pec, vengono bombardati ogni giorno con lanci di granate. A Pristina bruciano i roghi dei libri religiosi in lingua serba. La Kfor non interviene e l’Europa tace.

L’Uck avrebbe dovuto essere disarmato e sciolto. Dopo mesi di traccheggiamenti e di rinvii, il 21 settembre esso è stato trasformato in "Corpo di Protezione" del Kossovo. La firma dell’accordo è avvenuta alla presenza del generale Clark, noto come il "viso pallido" della Nato. La nuova (si fa per dire) formazione è dotata di una struttura militare, di un comandante in capo col suo stato maggiore, di una divisa e di migliaia di armi leggere (pistole e mitragliatrici). La sigla (Tpm), tradotta in albanese, significa "Truppe di difesa del Kossovo". L’insegna sulla divisa è scritta in albanese, sotto lo stemma rosso e nero della bandiera albanese. Il suo comandante è il generale Ceku, che per gli albanesi è un eroe, ma per i serbi un carnefice. Amnesty International lo ha accusato di pulizia etnica e della morte di migliaia di civili. Ceku ha diretto il massacro di Medak nel 1993, quando era generale di brigata al servizio dei croati di Zagabria. Nel 1995 diresse la cosiddetta "operazione Storm", che espulse dalla Krajina 200.000 serbi. Contro di lui il Tribunale per i crimini di guerra nella ex Jugoslavia ha aperto un’indagine.

Infine, per quanto riguarda la gestione politico-amministrativa del Kossovo, dopo il 10 giugno sono accaduti i seguenti fatti: il dinaro jugoslavo è stato sostituito come moneta ufficiale dal marco tedesco; sono state adottate proprie tariffe doganali; è stato deciso di sostituire il prefisso telefonico 38, che è quello jugoslavo, con un altro prefisso; sugli edifici pubblici sventola la bandiera dell’Uck (ora Tpm); i passaporti jugoslavi sono stati sostituiti da documenti di viaggio emessi dall’amministrazione Kouchner.

Tutto ciò dimostra che si sta marciando, in violazione degli accordi, verso l’indipendenza del Kossovo. Ha ragione Hashim Tachi quando afferma: "Con la creazione del Tpm abbiamo assicurato l’avvenire dell’Uck e l’indipendenza del Kosovo".

Riassumendo: 1. dopo il 10 giugno, sotto gli occhi della Nato, è cominciata in Kosovo la pulizia etnica contro i serbi e la distruzione della cultura religiosa ortodossa;

2. l’Uck non è stato disarmato né sciolto: ha solo cambiato pelle, conservando armi e struttura militare;

3. il Kossovo è stato enucleato dalla Repubblica Jugoslava e si avvia rapidamente verso l’indipendenza, cioè verso la creazione di uno Stato etnicamente puro (in aperta contraddizione con gli scopi dichiarati della guerra appena finita). Ciò avviene con l’appoggio della Nato e la complicità degli Stati Uniti, mentre l’Europa fa finta di non vedere.

La situazione che ho sintetizzato viola nello spirito e nella lettera la risoluzione dell’Onu n.1244, umiliando ancora una volta il diritto internazionale e la volontà della comunità mondiale.

L’antica massima "pacta sunt servanda" sembra diventata il suo contrario, come diceva Hitler: "I patti sono fatti per essere stracciati".

Nel contempo viene calpestata la sovranità della Repubblica Jugoslava, cui è sottratta di fatto tutta la regione del Kossovo. La prospettiva è un’ulteriore "balcanizzazione", con l’invito ai vari nazionalismi locali a seguire l’esempio.

In queste condizioni il pericolo che il conflitto riesploda, coinvolgendo l’Albania, il Montenegro, la Bosnia, la Macedonia e forse la Romania e l’Ungheria (per le minoranze etniche che vi si trovano) è molto grave. Perché il governo italiano tace? Il ministro degli esteri Dini, che in tutta la vicenda della guerra balcanica è stato l’unico a raccontarci qualche brandello di verità, non ha proprio nulla da dire? Sarebbe una vera sciagura se dalle uova avvelenate che covano sotto la cenere del recente conflitto nascesse una nuova guerra, che non potremo più chiamare "etica" o "umanitaria" ma soltanto con il suo vero nome: una guerra bastarda figlia della legge del più forte.