Il nefasto, costoso, millenium bug
Da “L’altrapagina” mensile di Città di Castello (Perugia).
E' possibile che il primo gennaio 2000 venga trascritto dagli oltre 25 miliardi di processori presenti in tutto il mondo come 1900. Come mai?
Per capirne i motivi dobbiamo tornare indietro di qualche decennio, cioè verso gli anni Sessanta, quando nascevano i primi computer. A quel tempo ogni risorsa era costosissima e ingegneri e programmatori dovettero risparmiare su ogni piccola cosa, compreso l’anno, che venne memorizzato con due sole cifre, anziché con quattro. Quindi il passo successivo per i computer sarà 00 e non 2000.
Cosa significa? Che fare 2000 meno 1999 non fa un anno, ma -99. Immaginate cosa dovrebbe succedere sul calcolo di interessi bancari, contributi pensionistici, ecc. Si calcola che il problema interessi l’81% dei programmi usati dalle aziende e il 3% delle reti di telecomunicazione, dei sistemi di controllo industriale e dei prodotto elettronici di largo consumo.
Il problema è aggravato dalla mancanza di personale specializzato, dall’essere una questione di interesse mondiale, dalla sua istantaneità nel verificarsi e dal suo protrarsi nel tempo. I disservizi hanno già luogo adesso, culmineranno all’anno nuovo poi si protrarranno fino al 2001 e solo allora tenderanno a scemare.
La gravità della questione è tale da mettere in seria discussione la sopravvivenza stessa di tutte quelle aziende che non risultano pronte; rallenterà lo sviluppo dell’Euro, delle telecomunicazioni e del commercio elettronico. I rapporti commerciali in genere saranno ostacolati da tutta una serie di disservizi causati dalle difficoltà di interscambi a livelli diversi: tra aziende e fornitori, tra aziende e clienti, tra aziende e pubblica amministrazione. Ed essendo i rapporti commerciali ormai di dimensioni globali, gli errori di un solo computer nella registrazione di una data potrebbero propagarsi ad altri creando ancora disservizi.
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costi che il Millenium bug comporta - questo il nome dato al problema - si possono dividere in due categorie: quelli diretti che riguardano i capitali che le pubbliche amministrazioni, le aziende e le famiglie devono sostenere per porvi rimedio, e quelli indiretti che si riferiscono alle risorse da spendere per tutti i problemi al nostro modello economico che saranno riconducibili al Millenium bug.
Si stima che già oggi siano stati spesi più di 850 miliardi di dollari, senza contare i contenziosi fra fornitori e aziende, fra clienti ed esercizi; e la tendenza è verso una crescita notevole. Solo nei prossimi mesi, prima del 1° gennaio 2000, si ipotizzano spese che oscillano tra i 300 miliardi di dollari (secondo una previsione ottimistica - e i 600 (circa un milione di miliardi di lire).
Per avere un termine di paragone, basta pensare che la guerra del Vietnam è costata agli Stati Uniti 500 miliardi di dollari. Le industrie automobilistiche più grandi del mondo stanno simulando l’arrivo del 2000 spostando in avanti le lancette di tutti gli orologi dei computer che gestiscono catene di montaggio, presse, robot, inventari, sistemi di sicurezza, di qualità, ecc. Alla General Motors una serie di presse si è bloccata dopo un test e per la riparazione sono occorsi 600.000 dollari. Alle industrie che non offriranno sufficienti garanzie sarà inoltre chiesto di riempire i magazzini, per garantire i rifornimenti anche in caso di disservizi.
I riflessi globali sull’economia sono comunque oscuri, non essendoci in tutta la storia dell’umanità, un precedente simile o paragonabile. Si prevede comunque un declino della produttività, per la sottrazione di capitali alla ricerca e ai progetti di sviluppo, cose che assumono un’importanza secondaria rispetto al Millenium bug, più critico e urgente.
Inoltre, anche se non se ne parla, sono prevedibili tensioni sociali anche gravi a causa dei possibili problemi che possono attraversare i sistemi critici, cioè quelli da cui dipende il funzionamento ordinato della nostra società civile. Mi riferisco a tutti quei processi, ormai largamente automatizzati, atti a produrre, trasportare e distribuire carburanti, elettricità, merci, e poi i servizi postali, le forniture di acqua potabile o per uso industriale, il sistema dei pagamenti e i mercati finanziari.