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La sinistra, per le prossime elezioni, ha un programma convincente. Eppure pensa di dover essere subalterna...

"Wir sind bereit". Noi siamo pronti. Con questo slogan, posto a suggello conclusivo del programma elettorale, la socialdemocrazia tedesca ha vinto le elezioni del 27 settembre. La sinistra europea ha ora la responsabilità pressoché completa del governo dei grandi paesi d'Europa e delle sue istituzioni comunitarie. A base dell'impegno comune è stato sostanzialmente posto il titolo del programma della SPD: "Arbeit, Innovation, Gerechtigkeit" (Lavoro, Innovazione, Giustizia Sociale). In un crocevia di culture, di traffici, di comuni risorse ambientali, quali sono il Trentino e il Sud Tirolo, si voterà due mesi dopo la grande svolta impressa alla politica europea dal voto di 80 milioni di tedeschi.

La sinistra ha scritto anche in Trentino un buon programma elettorale. Le sue idee portanti sono nel solco delle proposte innovative dei partiti socialisti europei. Adeguate evidentemente alla situazione nostra, una realtà dalle grandi possibilità, indebolita però da lunghi anni di governi senza bussola.

In queste settimane viene, a ragione, rilevato che per attuare quel programma la sinistra avrà bisogno di una robusta politica delle alleanze. Gli alleati non possono che ritrovarsi negli altri raggruppamenti dell'Ulivo, peraltro incapaci d'esprimere un progetto comune di sviluppo della società. Tale infatti non può essere il contenuto delle cinque paginette di propositi senza gran profilo delle forze locali che si richiamano alla coalizione nazionale. Eppure qualcosa di nuovo in quelle paginette c'è. E' il leale impegno a restare uniti nella legislatura a venire: se ci sono le condizioni per essere tutti al governo, altrimenti tutti all'opposizione. Un impegno indispensabile per rendere credibile una seria proposta di governo comune.

Giorgio Tonini, candidandosi a maggio alle primarie per il capolista dei Democratici di Sinistra, aveva sostenuto che dentro la coalizione dell'Ulivo la sinistra doveva fungere da motore. Era dato per certo che, per la consistenza delle forze in campo, la lista civica avrebbe, infatti, portato in dote una solida carrozzeria. La lista civica non si è, comprensibilmente, accontentata di esprimere solo la carrozzeria della coalizione: ha espresso anche un programma volto a conquistare gli elettori del centro. Un programma contiguo, per molti contenuti, a quello della galassia delle altre forze contristo, collocate in altri schieramenti, a conferma del fascino che esprime ancor oggi la suggestione della vecchia, grande foresta democristiana. Non si tratta di sintonie di poco conto. Esse spaziano dalla gestione delle risorse finanziarie a quella delle risorse ambientali. Sui temi dell'organizzazione sanitaria, con la rimessa in discussione di scelte di razionalità compiute, il programma della lista civica si sovrappone alle intenzioni dichiarate dal partito degli assessori ex De. Sulla revisione generale del piano urbanistico provinciale, gli alleati della sinistra propongono tal quale i contenuti che sono alla base della disgraziata variante al PUP proposta dalla giunta in carica. Una proposta duramente contestata dalla sinistra e da tutte le forze ambientaliste, denunciata con un vigore estremo anche dalla SAT, in questi giorni nel suo congresso a Pejo. L'acqua, il più a rischio fra gli elementi del nostro territorio, è citata tra le risorse da tutelare nel programma della sinistra, solo nei temi legati alla produzione energetica, in quello della lista civica.

E' anche questo un sintomo di sensibilità diverse. Sulla riforma istituzionale e sui temi della mobilità le differenze fra programmi della sinistra e della civica emergono dal quadro sinottico proposto sul precedente numero di questo giornale (Elezioni, programmi a confronto). Forse tutto ciò era inevitabile e non c'è ragione di dargli peso eccessivo. Potrebbe anche essere strumentalmente utile, per consentire alla lista di fare il pieno di voti fra gli elettori del centro. Purché la sinistra non perda la battuta, rinunciando al proprio profilo. Quasi che, rivendicando un programma in sintonia con le culture di governo della sinistra europea, vi sia la prova della sua scarsa propensione ad essere protagonista dell'innovazione del sistema. E' evidente che, per vincere, gli alleati della coalizione dell'Ulivo hanno bisogno di esprimere ciascuno la propria massima capacità di attrazione nelle rispettive aree sociali di riferimento. In questo sforzo la sinistra ha il compito più difficile, stretta com'è tra il compito di non minare le alleanze e di salvaguardare il proprio profilo. Eppure solo dando un forte valore alla contesa, essa può suscitare nuovi impegni e riscaldare quelli che si sono intiepiditi. Deve giocare la carta vincente dell'essere la forza che esprime, sola, il collegamento con le forze di governo del futuro d'Europa, sapendo che i nostri destini, si giocano ormai a Bruxelles e a Francoforte, tanto quanto a Roma o Parigi. A Trento, la destra, quella sbracata e quella in doppiopetto, sostiene con baldanza sconcertante soluzioni antitetiche a quelle della solidarietà, del limite e della qualità dello sviluppo, che sono le stesse ragion d'essere della sinistra. Perché nel Trentino, quel "siamo pronti", orgogliosamente rivendicato dalla sinistra tedesca, non dovrebbe essere motivatamente riproposto? Perché continuare a considerarci isola infelice per le ragioni della sinistra? Meglio porsi il quesito ora, a campagna elettorale appena aperta, che rimpiangere le occasioni perdute il 22 novembre, ad urne chiuse e risultato incerto.