Da Sarno alla valle di Cembra
In questi giorni di inizio maggio ci sono alcuni episodi di cronaca locale e nazionale che sono legati tra di loro in modo non a tutti evidente, ma che dovrebbero far pensare gli amministratori attuali, quelli che avremo dopo il 22 novembre di quest'anno e tutti gli elettori che avranno il difficile compito di sceglierli.
Inizio dal tema più scottante: la tragedia della Campania. Da L'Adige del 7 maggio scopriamo che il territorio oggetto della devastante colata di fango si presenta costellato di innumerevoli cave di materiale lapideo per costruzione, premessa (per chi l'ha scritto) e ovvia concausa del dissesto idrogeologico della zona.
La mia fantasia (ma non ne serve molta) si è traslocata direttamente sopra l'ampia distesa delle cave della vai di Cembra, premessa ed eventuale concausa di possibili dissesti o eventi rovinosi.
L'altro elemento di meditazione è dato dalla sequela di scaricabarile a cui abbiamo assistito con il presidente della Regione Campania, additato da molti quale principale responsabile: sarà pure di AN, ma non mi sembra che governi passati e presenti e sindaci, siano esenti da colpe gravissime.
Ricordo che in un incontro pubblico, quando chiesi all'ex assessore provinciale Walter Micheli come mai avesse permesso l'urbanizzazione in tante aree a rischio o di competenza fluviale, lui rispose che aveva dovuto mediare e trovare soluzioni di compromesso, sotto l'incalzare di sindaci e assessori comunali, lutto il mondo è paese. Che l'urbanizzazione avvenga in aree di pertinenza fluviale per abusivismo o per varianti del Piano Regolatore, ai fini della qualità dell'ambiente e della vita stessa delle persone non cambia nulla.
Dalla cronaca locale riporto in breve tre notizie: la protesta del comitato di Lavis contro la Sepi 2, il dibattito in atto sul futuro dell'area Sloi e il ripescaggio dell'idea di un maxideposito di carburanti all'Interporto. Partirò dal secondo punto: ringrazio gli architetti intervenuti sul sistema Sloi (Toffolon, Ferrari, Margoni) perché finalmente si dice a chiare lettere che la griglia di norme edilizie e urbanistiche presenti in Provincia, ha prodotto nella maggioranza dei casi solo una squallida progettazione architettonica, uniformata dalle normative che hanno trasformato i progettisti in acrobati nell'interpretazione della normativa stessa. Ma dirò di più: i risultati squallidi non si sono prodotti solo a scala edilizia, ma purtroppo in modo più grave anche a scala urbana e territoriale.
Gli esempi li abbiamo dalle altre notizie: tanto per cambiare, gli errori di programmazione dei pianificatori, o degli amministratori che hanno cambiato i piani, obbligano i cittadini a difendersi e così nascono i Comitati (c'è ancora qualche politico che rappresenta i cittadini?). La Sepi, oltre che creare problemi a Lavis, correrà lungo l'argine del Noce che probabilmente verrà ancora di più incanalato se non tombinato. Per confronto, controllate come si sta imbottigliando l'Avisio con la costruzione della variante di Predazzo.
Rendo noto ai lettori, a questo punto, una notizia che non appare sulla stampa: al Servizio ambiente della Provincia si sta lavorando a spron battuto (forse è per questo che la notizia non viene pubblicata) per terminare in tempi brevi il progetto esecutivo della discarica di Capriana, il cui sito si troverà in pieno alveo dell'Avisio, al fine di appaltare l'opera prima dell'entrata in vigore del decreto Ronchi. Tutto questo nonostante, in occasione della manifestazione "Rifilisi", l'assessore Zanoni abbia dichiarato che nel Trentino non si faranno nuove discariche.
Con il deposito carburanti all'Interporto si chiude il cerchio. Da un lato, qualcuno potrà aver pensato, che il fatto che i vagoni ferroviari sostituiranno le autobotti nel tragitto Marghera-Trento, potrà essere utile ai fini della limitazione del traffico: su questo non ci sono dubbi. Ma è l'ubicazione che è folle!
Scenario anno 2008: mettiamo il caso che succeda un evento meteorologico eccezionale: sia Avisio, che Noce si ingrossano in modo notevole. Il primo porta con sé il fango di Sarno? No! Le immondizie delle discarica di Capriana (magari con rifiuti tossici), il secondo incanalato o tombinato provocherà una elevata onda di piena, in tempi brevi, nell'Adige proprio a monte di Lavis. I due affluenti, confluiti nell'Adige, daranno una bella mano al fiume principale a distruggere il maxideposito di carburanti. Le conseguenze finali sono degne dei film di fantascienza più catastrofici.
La massa di acqua, gasolio, scarti di porfido e rifiuti invaderebbe l'area di Roncafort, della zona commerciale e del nuovo quartiere "ex Sloi" che dovrà essere disinquinato un'altra volta.
E allora i sindaci si rivolteranno contro la Provincia, quest'ultima incolperà il governo per i mancati finanziamenti e i politici del dopo se la prenderanno con i loro predecessori.
Se infine qualcuno considera le mie previsioni quelle di un menagramo non si illuda: la Campania presenta una situazione idrogeologie pessima, ma nel Trentino se da un lato la forestazione ha ottenuto risultati di notevole qualità, dall'altro lato la gestione dei corsi d'acqua, delle fasce di pertinenza, delle aree ad esondazione naturale, in parole povere di tutto ciò che è del fiume e non dell'uomo, si è e si sta rilevando un fallimento continuo.