Noi e l’Islam: buonisti si, fessi no!
Raccolgo l'invito, "giudichino i lettori", presente nell'introduzione al colloquio col dott. Hussein, segretario della Comunità Islamica (QT n.4, La nostra paura di un "clericalismo" musulmano).
Scusate la franchezza: sono un vecchio laico che considera la fede un fatto privato e che ritiene ci siano fondati motivi per fidarsi poco delle religioni organizzate e ancora meno dei loro preti. Ciò che dice il dott. Hussein non fa che confermarmi nei miei timori. Il dott. Hussein, "applicando alla lettera quanto prescrivono i libri sacri ", non beve alcool e non mangia carne di maiale. Benissimo, contento lui. Ma perché aggiungere "Nessun medico ti consiglierà mai né l'uno né l'altra'"? Questo è platealmente falso e dovremmo chiederci quale sia il motivo per inventarsi una tale bufala. Riguardo alla ("presunta", dice l'ineffabile dott. Hussein) condizione di sudditanza della donna islamica, non credo ci sia bisogno di commenti. Questo se, per Una volta almeno, cerchiamo di essere seri. Faccio solo osservare che il dott. Hussein, per dimosttare come nel Corano sia in pratica sconsigliata la poligamia (sic!), citi: "Se però temete di comportarvi in maniera non equa, allora la moglie sia una sola". Questo versetto, ampiamente mutilo delle parti che meno collimano con la singolare tesi esposta dal dott. Hussein, è il versetto 3 della Quarta Sura ('La Sura delle donne'). Giusto per capirci: il versetto 35 della stessa Sura recita (e io lo riporto integralmente): "Gli uomini sono superiori atte donne, per le qualità con cui Dio ha fatto eccellere alcuni di voi sopra altri e per le erogazioni che essi fanno con le loro sostanze, in favore di esse; le donne buone sono ubbidienti e hanno cura delle sostanze del marito e della propria onestà durante l'assenza di quello, perciò Dio ha avuto cura di esse affidandole al loro marito; e quanto a quelle di cui temerete la disubbidienza, ammonitele, ponetele in letti a parte e battetele; se poi saranno ubbidienti, allora non cercate occasione di inveire contro di esse; certamente Dio è eccelso e grande " (II Corano, Nuova versione letterale italiana, dott. Luigi Bonelli, Editore Hoepli, Milano). Niente da obiettare se al dott. Hussein, ai mussulmani e alle mussulmane, e a qualsiasi altro e altra, va bene così: contenti e contente loro... Ma perché nasconderlo? Il dott. Hussein non ci crede o si vergogna di crederci? O vuole che sia una sorpresa per noi degenerati infedeli?
Un'ultima chicca: a pag. 27, il dott. Hussein ci ricorda (bella scelta del termine, Dogheria!) che dove l'Islam si sostituì al cristianesimo (maiuscole e minuscole sempre di Dogheria, evidentemente folgorato sulla via della Mecca) non distrusse le chiese, mentre invece il cristianesimo rase al suolo le moschee nei territori riconquistati.
A parte il livore inter-religioso che poco di buono lascia intravedere per il rispetto e la tolleranza reciproci, anche questa è una panzana ridicola. Le conquiste dell'Islam, come quelle del Cristianesimo e, a suoi tempi, dell'Ebraismo, sono state una serie di massacri e di distruzioni perfettamente in linea con i dettami di ogni fanatismo. Non una, ma migliaia di chiese (e di templi) furono distrutte, ovunque; le più significative (per esempio, Santa Sofia a Istanbul) furono trasformate in moschee. E a parte gli edifici di culto, intere popolazioni furono cancellate dalla faccia della terra, sempre in nome dell'amore di Dio.
Provi, il dott. Hussein, ad andare a raccontare le sue belle favole agli Armeni, per esempio, poi ci sappia dire.
Trovo scorretto e pericoloso che un giornale come QT abdichi alla sua funzione di critica e pubblichi senza commento un'intervista come quella al dott. Hussein. Ricordatevi che non è stato solo il marxismo a promettere "pace e bene" e a darci invece il "socialismo reale". Quali "inferni reali" hanno portato, e portano, i paradisi promessi dalle varie religioni? Se sono bastate le scuse del Papa a farvi dimenticare i roghi, le torture, le sopraffazioni, le Inquisizioni, i genocidi e tutte le altre porcherie "nostrane", rinfrescatevi la memoria facendovi un bel giro rilassante in Algeria, in Afganistan, in Pakistan, in Iran, in Arabia Saudita, magari in compagnia di Salman Rushdie.
Buonisti va bene, Dogheria, ma per favore, non fessi.
replica/risposta
Avanziamo perplessità, non sarcasmi
Il sig. Bruno Giordano (o Giordano Bruno: una bizzarra coincidenza per un "vecchio laico", o trattasi di lettera anonima?) ha letto la nostra premessa atta conversazione col dott. Hussein ("giudichino i lettori"), ma poi non ne tiene conto. Il nostro scopo era quello di proporre ad un rappresentante della comunità islamica talune perplessità che un occidentale, soprattutto se laico, può avere nei riguardi dei dettami e delle consuetudini di quella religione e vedere cosa ci veniva risposto. Questo abbiamo fatto. Il sig. Bruno avrebbe invece voluto che "mettessimo in buca " il dott. Hussein, operazione che rifiutiamo:
1. per ragioni giornalistiche: come già accaduto in occasione di altri servizi che trattavano di altre minoranze religiose, quel che e 'interessa è far conoscere, fornire documentazione, esprimere i nostri dubbi, fare le domande che farebbero i lettori. Non certo cercare di costringere l'interlocutore a confessare che le sue idee sono campate per aria. Altrimenti, se si parte col proposito di dimostrare che tutte le religioni raccontano favole, scrivere dei Testimoni di Geova, dei Musulmani o dei Cattolici sarebbe la stessa cosa.
2. Per ragioni - diciamo così - di militanza. Il tema dell'Islam è per ovvi motivi strettamente legato a quello dell'immigrazione, del dialogo fra culture diverse, della ricerca di rapporti civili fra la società italiana e un numero crescente di cittadini stranieri. Impancarsi con tanta sicumera a sarcastici giudici delle altrui esperienze religiose, sarebbe in quest'ottica una operazione irresponsabile, oltre che una dimostrazione di scarso laicismo. E poi, scusi sig. Giordano Bruno, non sarebbe alquanto ridicolo che un quindicinale locale si mettesse a fare la guerra santa contro l'Islam? Per quanto riguarda il merito delle obiezioni rivolte al dott. Hussein, sarà lui, se vorrà, a replicare.
Carlo Dogheria