Oddio, il privato no!
Anche i bambini delle elementari dovrebbero aver imparato che, fatti salvi forse scuola, sanità, assistenza e poco altro, per garantire la corrispondenza di un servizio alla finalità pubblica, non è per nulla necessario che il gestore del servizio sia direttamente controllato dall'ente pubblico.
Anzi, solitamente è meglio, per l'utenza, che sia il contrario, ossia che l'ente pubblico, la politica, si limiti a fissare le regole e che il servizio sia gestito dai privati. Il motivo di ciò, dopo Tangentopoli, è facile da comprendere.
Che la proprietà pubblica non sia quasi mai necessaria per garantire la qualità di un servizio (o di un prodotto) lo dimostrano mille esempi, partendo dalle centrali comunali del latte per finire con la fallimentare esperienza dell'Ermi. Ma cosa succede quando i fanatici del "pubblico è meglio" s'incontrano con i nostalgici dei bei tempi della prima Repubblica, quando i tentacoli della politica (e dei partiti) arrivavano ovunque?
Succede quello che è successo in Consiglio provinciale sulla legge di istituzione dell'ASPE (l'Azienda Speciale Provinciale per l'Energia). Di quella travagliata proposta di legge (rimasta quasi un anno in discussione in Consiglio prima di riuscire a giungere all'approvazione) avevamo parlato lo scorso settembre, elogiandone gli obiettivi.
Al di là dei singoli, peraltro complessi, aspetti tecnici, bisognava apprezzare il fatto che finalmente, dopo vent'anni, si recepiva una norma d'attuazione che ci avrebbe consentito di utilizzare quel particolare status di privilegio in campo energetico concesso alla nostra Provincia (oltre a quella di Bolzano) dallo Statuto d'autonomia. In secondo luogo, avevamo apprezzato l'obiettivo di giungere ad una progressiva razionalizzazione dell'intero comparto dei servizi a rete (gas metano, acqua, energia elettrica, raccolta dei rifiuti, ecc.).
Infine - ed eccoci al dunque - avevamo apprezzato che, grazie all'affidamento dei servizi a società per azioni private, si sarebbe giunti alla netta separazione tra il livello della programmazione, che spetta alla politica, ed il livello dell'erogazione effettiva del servizio, che è meglio sia affidata ai privati, poiché consente di ridurre i rischi di malversazioni o clientelismi.
In quel quadro l'ASPE avrebbe dovuto avere un ruolo da grande catalizzatore, ossia il soggetto pubblico che non gestisce direttamente i servizi, ma che favorisce la nascita, coordina e controlla i soggetti privati che operano nel settore.
La proposta di legge era insomma una vera e propria rivoluzione: se confrontata con l'iniziale proposta (depositata da Pallaoro ad inizio legislatura) di affidare direttamente all'ASPE, emanazione diretta della Provincia, il subentro all'ENEL, si capisce qual era il clima riformatore quando Vedi, durante la Giunta Ulivo-Abete, ha deciso di rimettere mano al progetto.
Restava sottinteso, per i legislatori, che i comuni e la stessa ENEL avrebbero potuto partecipare al capitale di questi soggetti privati. Ma non v'era nessuna ragione per impedire il controllo privato delle società, tanto più se si pensa che, con una politica intelligente, si sarebbero potute vendere le azioni agli stessi utenti, in maniera capillare, dando vita a società ad azionariato diffuso (le cosiddette public companies).
E invece? E invece Roberto Pinter (Solidarietà) ha presentato un emendamento alla legge che prevede che nelle Spa che gestiranno l'energia in Trentino il capitale rimanga in maggioranza di proprietà di enti pubblici. Fino a qui, nessuna sorpresa, visto che la chiusura (degli occhi) ai meccanismi dell'economia di mercato è nei cromosomi della sinistra radicale.
La sorpresa è arrivata quando la maggioranza, quella stessa del liberista Moser e del diniano Vedi, ha deciso di approvare l'emendamento di Pinter.
Risultato: gli enti pubblici (ossia, alla fine, i partiti) dovranno nominare i propri rappresentanti nei consigli di amministrazione delle aziende, ne avranno il controllo, potranno assumere personale, maneggeranno miliardi.
La clientela è garantita. Sperando ci si fermi a quella. Proprio in questi giorni è infatti arrivata la condanna definitiva per Malossini & C. sulle tangenti Autobrennero, anche in questo caso una S.p.A. a maggioranza pubblica.
Ma - diranno - noi volevamo solo assicurarci che l'energia dei trentini rimanesse in mano alla nossa zent! Peccato che per "nossa" loro intendano se stessi: qualcuno ha già intravisto le parole "nomine ASPE" nell'agenda di Fedel...