Rinnovo l’abbonamento però…
Mi accingo anche quest'anno a rinnovare l'abbonamento a Questotrentino ma, dico la verità, con molto meno entusiasmo degli anni scorsi e con la viva speranza che qualcosa possa cambiare. Succede infatti, ma non da ieri, che sempre con meno interesse mi ritrovi a sfogliare la rivista, alla quale, purtuttavia, mi sento in qualche modo legato. Non vorrei si trattasse solamente di motivi dovuti alla tradizione o alla cortese ospitalità che, di quando in quando, qualche mio intervento trova in questa rubrica. Che il giornale sia, o sia stato in crisi, l'avete scoperto voi prima di me e con interesse ho seguito, per quanto è stato possibile dalla mia situazione decentrata, il dibattito che si è sviluppato sul problema. Senza alcuna pretesa e con la massima umiltà, vorrei anch'io esprimere qualche modesto pensiero in merito.
A mio avviso, il problema primo sta nel ruolo del giornale o, meglio, nella perdita del suo tradizionale ruolo. Con molto più interesse, vi assicuro, lo leggevo quando esso svolgeva una funzione di opposizione o comunque di denuncia che ora, con l'avvento al governo, non solo centrale, dell'Ulivo, e con il (comprensibile) rifiuto di schierarsi con il Polo, è andata persa. Non occorre andare indietro molti anni per trovare un giornale molto più "graffiante": basta fermarsi alla vecchia (quanto vecchia?) giunta Malossini-Micheli. A ragione, il giornale non era molto tenero con il Psi di Micheli e Raffaeli! e gli argomenti non mancavano. Ballardini, che peraltro rispetto e stimo, aveva cambiato casacca già da qualche anno, riacquistando così una (forse) persa verginità che conferiva anche a lui il diritto di "sparare" su di un Psi che, peraltro, gli aveva offerto la non disprezzabile opportunità di accomodarsi per 25 anni sulle poltrone del Parlamento e di affacciarsi" sulla soglia del C.S.M. Ho nominato due degli editorialisti più autorevoli del giornale solo per poter dire che oggi, a distanza di pochissimi anni, cambiati i ruoli, è con molto interesse che leggo quello che loro scrivono.
Se poi aggiungo che alla supposta perdita di ruolo del giornale, si unisce una mia personale perdita di identità politica e, ancor più di idealità politica, credo si possa ben comprendere questo mio (ma non solo mio, sembra) calo di interesse.
Gli argomenti da discutere e le cose da osservare sarebbero troppe, né ho voglia di dilungarmi e di tediare molto oltre. Così, alla rinfusa, a mo' di appunti, penso ad un Ulivo che raccoglie sotto le sue sempre più ampie fronde un Ciriaco De Mila, un Giacomo Mancini, ma anche tanti altri, fra i quali il pur degnissimo Tonino, catapultatevi con la benedizione di D'Alema e con i voti più rossi reperibili sul mercato elettorale. Penso alla farsesca giunta provinciale alla quale, in modi e in tempi diversi, più o meno autorevoli esponenti di qualche componente ulivista hanno dato (e tutt'ora danno) il proprio sostegno...
Di fronte a questo quadro, del quale ho tracciato, del tutto alla rinfusa, solamente alcune linee, mi viene da pensare che se, come me, fossero in crisi molti altri lettori, possa, quasi per conseguenza diretta, essere in crisi anche questo pur degnissimo giornale, nel quale sempre meno riesco a riconoscermi.
E allora? - mi si chiederà.
E allora, a mio modestissimo avviso, Questotrentino, per il quale qualche affetto pur provo, potrebbe forse trovare una propria collocazione, a fianco del cittadino studente, lavoratore o pensionato che sia, negli spazi (oggi si dice nelle "nicchie") lasciati, più o meno colpevolmente, liberi da altri soggetti sociali ed economici, senza con ciò pretendere di sostituirsi a loro o di prenderne appieno il ruolo.
Penso ad una specie di "difensore civico" (istituto che, guarda caso, mi sembra non incontri molte simpatie) nei confronti di tutte le manchevolezze e le vessazioni con le quali il cittadino si trova quotidianamente a dover far i conti, molto spesso da solo. E ciò nei confronti non solo del governo centrale, ma anche di quello provinciale e delle diverse amministrazioni comunali e dei loro atti amministrativi. Credo che, su questo argomento, non serva proprio spendere parola: troppi sono gli esempi che quotidianamente si presentano.
Questa è un'esigenza che io avverto, ma non ho certamente la pretesa di sostenere che questa potrebbe essere l'unica scelta di rotta di questo giornale.
Al quale faccio, comunque, tanti auguri.